Galleria di santi calabresi -2-
Tra Calabria e Germania
Con un convegno di studio e celebrazioni ecumeniche, Cassano Jonio (Cs) ha ricordato il suo figlio più illustre, San Gregorio, nel millenario della morte (1002-2002).
Nel corso del convegno, introdotto dal vescovo Domenico Graziani, hanno relazionato il prof. Juan Sever Voicu, della Biblioteca Vaticana, su “I Padri nella tradizione italo-greca” e la prof.ssa Vera von Falkenhausen, dell’Università La Sapienza, su “Gregorio di Cassano tra Oriente e Occidente”.
Nato a Cassano intorno al 920, Gregorio ha il grande merito di aver portato il fascino dell’Oriente e della sua spiritualità monastica nel centro dell’Europa, in Germania, finora regno secolare del monachesimo benedettino. Nei pressi di Aquisgrana, infatti, a Burtscheid intorno all’anno mille fondò il monastero greco dei Santi martiri Apollinare e Nicola, su invito dell’imperatore Ottone III e soprattutto della madre Teofano, principessa bizantina, figlia dell’imperatore di Costantinopoli.
Come ha scritto di recente il prof. Domenico Minuto nel suo Profili di Santi della Calabria Bizantina (Reggio Calabria 2002), di San Gregorio son pervenute due Vite, composte una verso la metà del sec. XI da un suo discepolo nordico, che però non ebbe modo di conoscere il santo, e l’altra da un suo devoto tedesco quasi due secoli dopo. Al contrario della seconda, ampiamente romanzata soprattutto per le notizie che fornisce sulla famiglia del santo (lo dice tra l’altro figlio dell’imperatore Niceforo Foca e fratello della principessa Teofano), la prima, per quanto mutila, costituisce una fonte storicamente più attendibile e corretta.
Di nobile famiglia cassanese, alla morte del padre Licastro, malgrado la madre Anna cercasse di combinargli un matrimonio, Gregorio scelse la via del sacerdozio prima e del monachesimo subito dopo, ritirandosi nel monastero di S. Andrea presso Cerchiara, ai piedi del Pollino. Ricevette l’abito monacale dall’egumeno S. Pacomio, che lo introdusse “nella dolcezza della vita contemplativa”. La sua giornata si svolgeva tra preghiera, trascrizioni di testi sacri (era un abile calligrafo), lettura e lavoro agricolo.
Alla morte di Pacomio venne chiamato a succedergli come egumeno e guida spirituale degli altri monaci, compito che svolse con grande umiltà facendosi “ultimo servitore di tutti”.
Erano tempi duri per la Calabria e per i monaci. Le continue incursioni degli arabi, infatti, erano causa di devastazioni e ruberie, di cui furono vittime gli stessi monaci. Fu proprio durante una di queste incursioni, probabilmente quella del 986-87, che Gregorio con altri due monaci cadde in mano araba. Si legge nella Vita che al tentativo degli islamici di malmenarlo per le risposte argute che dava alle loro domande, le mani di questi ultimi si paralizzarono e solo la pietà del santo fece ottenere loro la guarigione.
La fama della sua santità si sparge dovunque, per cui Gregorio, amante della solitudine più che della notorietà, cerca di nascondersi agli occhi indiscreti. Ma più si nasconde, più è ricercato. Lo stesso Catepano, la massima autorità bizantina del Sud Italia dopo la riforma, vuole farlo conoscere all’imperatore, per cui lo fece condurre con la forza ad Otranto per imbarcarlo verso l’Oriente. Ma una tempesta sospinge la nave in direzione opposta, per cui Gregorio invece che a Costantinopoli arriva a Roma intorno al 997, dove fonda il monastero del SS. Salvatore.
Qui conosce la corte di Ottone III ed incontra la principessa Teofano, che lo convince a seguirlo in Germania per fondarvi, presso Aquisgrana, il menzionato monastero dei Santi Apollinare e Nicola, noto come “monasterium Porcetense”. La sua presenza in terra di Germania è testimoniata da un diploma di Ottone III del 6 febbraio 1000, che lo menziona come abate di quel monastero.
E proprio ad Aquisgrana, come è stato ricordato, muore mille anni fa il 4 novembre 1002, dopo aver lasciato quel segno significativo di spiritualità orientale a sigillo dell’ideale unità culturale cristiana, matrice indelebile di una Europa senza frontiere.
Anche Gregorio di Cassano, dunque, come del resto il contemporaneo S.Nilo di Rossano, con la forza carismatica della sua spiritualità, ha saputo porsi come anello di congiunzione tra le due culture occidentale ed orientale, dando un contributo concreto al sogno dell’Europa unita che, dopo un millennio di disgregazioni e lotte, sta finalmente ritrovando la sua naturale e profonda ragion d’essere.
All’opera di San Gregorio di Cassano e l’Anno mille è dedicata una colta monografia curata da D. Domenico Cirianni e pubblicata nel 1996 dall’Editoriale Progetto 2000.
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da Salvatore Brugnano
“In Calabria tra storia e costume”
Ferrari editore 2003, pp.35-37