Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
San Gerardo, il pazzerello di Dio.
Oggi, 16 ottobre, è la festa di San Gerardo Maiella, il fraticello redentorista “pazzerello di Dio”, come veniva chiamato.
– Incredibile fu la sua capacità di obbedire. Obbediva alla lettera, fino a rasentare l’incoscienza… Ma c’era sempre il suo “caro Dio” a preservarlo da guai imprevisti.
– A raccontarla, la sua vita, sembra una favola meravigliosa; una gara d’amore col suo “caro” Dio sin da piccolo.
E anche da adulto S. Gerardo veniva rapito da un semplice pensiero, da una sola parola sulla Bontà di Dio. Una volta fu sollevato in aria in estasi, dinanzi ai poveri al solo sentir un cieco suonar sul flauto la canzoncina di S. Alfonso: «Il tuo gusto e non il mio…» – – Le sue storie sono di quelle che fanno tanto bene al cuore, ancora oggi.
Fratello Gerardo aveva vari uffici nella sua comunità: guardarobiere, pulizia della casa, responsabile dell’ordine e pulizia del refettorio, senza contare le altre numerose faccende occasionali.
Il fraticello, la botte e il forno
♦ Il superiore P. Paolo Cafaro incarica fratello Gerardo di attendere alla portineria con questa consegna:
– Appena senti suonare, lascia tutto e corri ad aprire.
Una mattina Gerardo si trovava in cantina, intento a spillare il vino per la Comunità. Stava attingendo ad una botte, con una mano aveva aperto la spina e con l’altra reggeva la brocca sotto il getto.
Ecco suonano alla porta. Immediatamente, con la brocca in una mano e con la spina nell’altra, corre ad aprire.
Per strada s’imbatte in P. Cafaro:
– Dove vai Fratel Gerardo, con la brocca e la spina in mano?
– Hanno suonato, Padre, e voi mi avete comandato di accorrere al primo squillo.
– In questo stato?
– Per non fare aspettare.
– Andiamo, via, non essere così scemo, va’ piuttosto ad infornarti!
Era un’espressione scherzosa del P. Maestro quando gli capitava qualche contrarietà, con un paterno tentennamento della testa, come a dire: – Sparisci! –
– Va bene Padre – risponde Gerardo e… “scompare”.
Dopo un certo tempo dalla sua scomparsa, P. Cafaro ha già dimenticato spina, brocca e portinaio, quando vede precipitarsi in camera, allarmato, il Fratello panettiere:
– Padre! Padre!
– Che ti succede?
– Indovinate un po’ chi ho trovato nel forno mentre stavo per accenderlo, per cuocervi il pane?
– Che ne so io?
– Ho trovato fratel Gerardo, fratel Gerardo in persona!
– Nel forno?!
– Dice che gli avete ordinato voi di andare ad infornarsi!
– Io gli ho detto… ma sì, è vero!..
– Gerardo non vuole uscirne senza un vostro ordine.
Ma il P. Cafaro si ricorda di averlo visto con il tappo in mano.
– Correte subito in cantina – grida al Fratello fornaio – quello avrà lasciato anche la botte spillata!
Il Fratello si precipita, ritorna: la botte è spillata, senza tappo, senza rubinetto e neppure una goccia si è versata per terra!
– Sembra che Dio voglia scherzare con questo Fratello,- dice il Superiore – lasciamolo andare dove lo Spirito di Dio lo spinge!
Intanto va a liberare Gerardo, prigioniero, dal forno, pensando di dargli una penitenza.
Il fraticello che prepara il refettorio.
♦ Fratello Gerardo deve preparare la tavola, oltre che per la comunità, anche per un gruppo di seminaristi che fanno ritiro prima dell’Ordinazione.
Dispone le posate diligentemente, velocemente, senza miracoli: “senza far giochi di prestigio con i piatti, senza cambiare l’acqua in vino nelle caraffe o il vino in acqua nelle bottiglie”. Saggiamente.
Ma ecco che i suoi occhi si incontrano col quadro dell’Ecce Homo che pende dal muro. Il suo sguardo diventa fisso, il suo cuore s’incendia, il volto diviene di porpora; cade in ginocchio, in estasi, una forchetta in una mano e una tovaglietta nell’altra.
Si trova a passare un Fratello e più per confidenza che per meraviglia – ormai ci ha fatto l’abitudine – rivolge la parola a Gerardo: tempo perso.
Si avvicina allora, grida più forte, lo scuote… avrebbe potuto sparare col cannone vicino a Gerardo senza nemmeno scuoterlo un po’.
Al rumore delle grida, arriva un secondo Fratello, poi gli inservienti che aggiungono i loro richiami. Tutto invano. Si avvicina l’ora del pranzo e la tavola non sarà apparecchiata per gli esercizianti.
Qualcuno va a chiamare il Rettore. Il P. Cafaro lo scuote per le braccia:
– Fratel Gerardo, io ti ordino di rientrare in te stesso.
Gerardo si risveglia a terra, salvietta e forchetta in mano, e si rialza velocemente. Per il resto tutto era già pronto: “E gli angeli che ci stanno a fare?” dice il fraticello.
(tratto da “San Gerardo Maiella, il pazzerello di Dio”).