Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Sacerdote morto per Covid nella luce del Natale.
– In Messico è morto per Covid il «padre dei migranti», il gesuita Padre Pedro Pantoja.
– Una vita spesa accanto ai migranii per i quali nel 2004 il rifugio aveva fondato Belém di Saltillo. Convinto difensore dei diritti umani dei poveri, dei lavoratori, dei contadini e dei migranti centroamericani rifugiati in Messico, ha ricevuto premi e riconoscimenti nazionali e internazionali per il suo lavoro altruistico.
– La notizia è molto dolorosa, ma nello stesso tempo rivelatrice del tanto bene fatto: il virus Covid ha ucciso il sacerdote che ha dedicato la vita al popolo in fuga.
– La sua morte è avvenuta proprio in occasione della Giornata internazionale dei migranti. – Oltre i premi il noto attivista ha collezionato le minacce di morte da parte dei narcos, dopo aver rifiutato i loro regali per ammorbidirne l’azione delle sue denunce. Ma neanche le loro minacce lo hanno fermato. C’è riuscito il Covid, che così colleziona 129 sacerdoti morti ed anche quattro vescovi. Padre Pedro aveva 76 anni.
Il Covid l’ha ucciso venerdì sera 18 dicembre (era l’alba in Italia) nella Giornata Onu dedicata ai migranti. Una data evocativa. A quel popolo in fuga a cui Pedro Pantoja, sacerdote gesuita, aveva dedicato la vita.
♦ Fin da giovane quando, appena entrato nella Compagnia, Pedro Pantoja accompagnava i braccianti messicani sfruttati nei vigneti della California. Fino all’ultimo, il religioso di 76 anni è rimasto ad assistere i profughi nel rifugio Belém di Saltillo, da lui fondato nel 2004, insieme al vescovo uscente, Raul Vera Lopez.
♦ Il rifugio di Belém non è solo un luogo dove i migranti ricevono cibo e alloggio: il centro ha più volte denunciato le violenze perpetrate sugli irregolari dal crimine organizzato e dai pezzi di istituzioni corrotte da quest’ultimo.
♦ Padre Pedro ha collezionato minacce di morte e premi internazionali per la sua difesa dei diritti umani.
A entrambi non badava troppo: preferiva continuare il lavoro quotidiano di cura agli ultimi.
♦ Invece l’ha colpito il virus il primo dicembre. Si è aggravato il sabato successivo, quando è stato ricoverato in ospedale.
La diocesi di Saltillo ha espresso forte dolore per la sua scomparsa. Al cordoglio si sono unite le principali organizzazioni per i diritti umani, inclusa l’Onu.
♦ Con padre Pedro Pantoja sono 129 i sacerdoti morti in Messico per la pandemia, che ha stroncato anche quattro vescovi.
Breve profilo.
♦ Il gesuita P. Pedro Pantoja, morto a 76 anni, è stato il fondatore e il leader spirituale della casa dei migranti di Saltillo, Frontera con Justicia e per tutta la sua carriera si è distinto come difensore dei diritti dei lavoratori e dei migranti, soprattutto di origine centroamericana, che attraversano Coahuila verso gli Stati Uniti.
♦ Convinto difensore dei diritti umani dei poveri, dei lavoratori, dei contadini e dei migranti centroamericani rifugiati in Messico, ha lasciato il segno in tutto lo stato, in Messico e in altri paesi. Ha ricevuto premi e riconoscimenti nazionali e internazionali per il suo lavoro altruistico.
♦ Si è battuto instancabilmente per una società più solidale, che lo Stato messicano garantisca il rispetto dei diritti umani e la dignità di uomini, donne, giovani, bambini e anziani “senza documenti”.
♦ Parlava correntemente l’inglese, era uno studioso, portava sempre un libro da leggere non appena si concedeva un po ‘di tempo. “Sono solo un umile servitore di Dio”, rispondeva quando gli veniva chiesto il suo parere sulle sue posizioni nella Chiesa e nei gruppi altruisti.
♦ Padre Pedro Pantoja Arreola era originario di Durango, secondo il sito ufficiale della Diocesi di Saltillo che era nato nell’Ejido San Pedro del Gallo, un uomo di grande gioia nonostante le sofferenze che doveva osservare ogni giorno nel suo lavoro, un sofferenza che ha sempre lavorato per diminuire.
♥ La sua passione era il popolo povero e sofferente di Dio, un amore incommensurabile verso l’essere umano, che lo ha reso un uomo di tutti, con una presenza infinita nei suoi migranti, ma anche nelle presentazioni internazionali sull’argomento, dove esponeva la sua esperienza di anni.
♥ Le minacce dei narcos non lo intimidivano, perché la sua fede in Dio era grande: “essi lo dicono solo, ma non mi fanno niente, ho la protezione divina, quella di Dio nostro Signore”. Perciò ha sempre camminato ovunque, senza richiedere la scorta.
(fonte: varie dal web, in particolare da Avvenire.it 19 dicembre 2020).