Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Rita Fossaceca: una vita per amore.
L’opinione pubblica è ancora scioccata dalla tragedia della dottoressa Rita Fossaceca, radiologo italiano ucciso in Kenya durante una feroce rapina. Vittima per difendere la mamma dall’aggressione. Ma quello che i media stanno rivelando sull’attività e sulla personalità della dottoressa barbaramente uccisa apre orizzonti di speranza che neppure la morte può tenere chiudere chiusi.
♥ “Curava l’orfanotrofio come fosse la sua famiglia, l’ospedale come fosse il suo ospedale”: parole del medico del San Raffaele Maria Antonietta Volontè che spiega tra le lacrime la vita di Rita Fossaceca.
♥ E proprio le volontarie dell’associazione Forlife che hanno subito, insieme a Rita, quella violenza inaudita hanno raccontato cosa è accaduto. “Sono entrati in casa 5 o forse 6 persone incappucciate e armate di macete, bastoni e pistole. Hanno cominciato a picchiare ferocemente tutte le persone. Rita, quando ha visto che stavano malmenando con una furia inaudita anche sua madre è corsa in suo aiuto e questo le è stato fatale: un colpo di pistola l’ha centrata al petto. E tutto per un bottino di poco più di 150 euro e le fedi d’oro”.
♥ “Nel suo cuore c’era l’orfanotrofio e per lei questa doveva essere una grande famiglia”. Forse la sua grande famiglia, visto la cura che metteva nelle cose che faceva: l’attività in Africa e quella all’ospedale di Novara dove lavorava. In Kenia, nel “Villaggio del Fanciullo” sono accolti 20 orfani tra bambine e bambini, seguiti in tutti le fasi della loro vita, con grande attenzione al fatto che fossero ben vestiti, pur sempre nella sobrietà, che frequentassero la scuola, che fossero soddisfatti tutti i loro bisogni. E tra questi il diritto alla salute.
♦ “L’associazione ForLife Onlus è stata creata dal professor Alessandro Carriero nel 2007, primario del Dipartimento di Radiologia dell’ospedale di Novara, primario di Rita. Lei subito ha accolto con entusiasmo questa iniziativa e due-tre volte all’anno andava in Kenya per prendersi cura delle attività dell’associazione.
♥ Ma il sogno di Rita, poi maturato negli anni, era quello di costruire un orfanotrofio, sogno che si è finalmente realizzato nel 2012, e che oggi ospita 20 bambini. E nel 2014 è nata l’infermeria aperta a tutta la gente del villaggio.
(fonte: dal web, 29/11/2015).