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Referendum 17 aprile, le ragioni del si

A tropea in Piazza Ercole dalle 15:30 alle 21:00

Gazebo informativo relativo al referendum contro le trivelle

VotoSiSalviniIl coordinamento vibonese del movimento politico “Noi con Salvini”, ha scelto di allestire a Tropea, città emblema del turismo calabrese, il gazebo informativo relativo al referendum contro le trivelle del 17 aprile per spiegare le proprie ragioni a favore del SI, saremo in Piazza Ercole dalle 15:30 alle 21:00.
Vogliamo andare oltre gli slogan, attraverso il gazebo, noi vogliamo coinvolgere le persone, creando uno spazio di confronto invitando i cittadini ad interessarsi sulla questione.
Da parte del fronte del No al referendum, si è fatto riferimento all’inutilità e all’ideologia che si nasconderebbe, a detta loro, dietro il quesito referendario, che, ricordiamolo, riguarda tutti i titoli abilitativi all’estrazione e/o alla ricerca di idrocarburi già rilasciati entro le 12 miglia marine, e interviene sulla loro data di scadenza.
Ma non si ricorda che il referendum serve a cancellare, e lo faranno i cittadini visto che il governo si è sempre distinto per una politica in favore delle fossili, un inammissibile regalo fatto alle compagnie petrolifere che oggi possono estrarre petrolio e gas entro le dodici miglia nei nostri mari, senza alcun limite di tempo. Mettere una scadenza alle concessioni date a società private, che svolgono la loro attività sfruttando beni appartenenti allo stato, dovrebbe essere previsto dalla legge. Nel nostro Paese però la politica pro trivelle messa in campo dal governo ha reso necessario una consultazione referendaria per ristabilire questo diritto.
Le attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi possono avere un impatto rilevante sull’ecosistema marino e costiero. L’attività stessa delle piattaforme (a prescindere che siano di gas o petrolio) possono rilasciare sostanze chimiche inquinanti e pericolose nell’ecosistema marino, come olii, greggio (nel caso di estrazione di petrolio), metalli pesanti o altre sostanze contaminanti (anche nel caso di estrazione di gas), con gravi conseguenze sull’ambiente circostante. Anche la ricerca del gas e del petrolio, che utilizza la tecnica dell’airgun (esplosioni di aria compressa), incide in particolar modo sulla fauna marina e su attività produttive come la pesca che potrebbe registrare una diminuzione del pescato fino al 50%.
Il contributo delle attività entro le dodici miglia, pari al 3% dei nostri consumi di gas e meno dell’1% di petrolio, risultano alquanto inutili ai nostri fini energetici, quindi sostiene il falso chi sbandiera che, se vincesse il si, saremmo maggiormente dipendenti dall’importazione dai Paesi Arabi e Russia.
Dopo l’inchiesta Tempa Rossa avviata dalla Procura di Potenza, che ha coinvolto il governo con le dimissioni del Ministro Guidi e il coinvolgimento della Boschi e Del Rio, si è scoperchiato un vero vaso di Pandora sull’affaire petrolio, sono emersi troppi interessi e coinvolgimenti tra le alte sfere del governo e le lobby. Grosse responsabilità le ha il governo Renzi che, con un semplice emendamento alla legge di stabilità blindata con la fiducia, pensava di stravolgere tutto il sistema autorizzativo del ciclo degli idrocarburi. La pezza che ha messo Renzi assumendosi le responsabilità dell’emendamento sono peggiori della scelta che invita a non andare a votare. Bisogna mandare un messaggio chiaro al Governo, non si tratta del solo problema delle trivelle, ma bisogna ripensare a tutta la nostra politica energetica nazionale basandola sulle fonti rinnovabili, è assurdo che il governo si impegna a tagliare le emissioni di gas serra, prodotte in larghissima parte bruciando combustibili fossili, e nello stesso tempo aumenta gli incentivi ai combustibili fossili, tagliano gli investimenti per gli impianti rinnovabili. Secondo uno studio redatto da Althesys, in Italia entro il 2030 si potrebbero garantire oltre 100mila posti di lavoro nel settore delle rinnovabili – cioè circa il triplo di quanto occupa oggi Fiat Auto in Italia – mentre, al contrario, nel 2015 se ne sono persi circa 4mila nel solo settore eolico. Per i calabresi, ma soprattutto per noi vibonesi che viviamo di turismo, bisognerà andare a votare SI, per difendere il nostro territorio dal rischio di disastri, per impedire a Renzi di svendere i nostri mari a qualche petroliere, ma soprattutto bisogna tutelare pesca e turismo, le nostre vere ricchezze.

Referente Provinciale di Vibo Valentia
Antonio Piserà

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Redazione
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