Referendum consultivo, Ricadi-Capo Vaticano

I ricadesi saranno chiamati alle urne per il cambio di denominazione il 26 marzo

Il promotore, il consigliere regionale Mirabello: « L’idea è di unire tutto sotto il brand che è un gioiello conosciuto a livello internazionale. Il referendum non va politicizzato»

Consigliere Regionale, Michele Mirabello – foto Libertino

Mancano tre giorni al referendum consultivo che chiamerà alle urne i cittadini di Ricadi per approvare la modifica del nome in Ricadi – Capo Vaticano, in seguito alla proposta presentata dal consigliere regionale Michele Mirabello e approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale. In vista della consultazione elettorale, abbiamo intervistato il promotore del referendum.

 

Perché il referendum?
È un referendum che incide sull’identità popolare. Questo referendum è obbligatorio perché il Consiglio regionale si pronuncerà all’esito della consultazione popolare. Una volta che si avrà il parere favorevole della cittadinanza, ci sarà la legge. È uno strumento di grande democrazia, perché alla fine sceglie il popolo.

Qual è il reale obiettivo del referendum?
L’obiettivo è quello di arrivare alla formalizzazione di ciò che già esiste nella realtà: cioè il fatto che il comune di Ricadi e di Capo Vaticano sono un tutt’uno. C’è la necessità di fare il passaggio formale, che guarda a un’idea di inclusione e di unità dell’intero territorio. Il comune di Ricadi è molto frazionato: abbiamo Santa Domenica di Ricadi, la zona centrale di Capo Vaticano che comprende San Nicolò di Ricadi, la frazione Brivadi, e poi Ricadi. L’idea è di unire tutto sotto il brand che è un gioiello conosciuto a livello internazionale.

Cosa cambierà con la vittoria del sì?
L’intera popolazione si dovrà riconoscere e si riconoscerà sotto la denominazione di Capo Vaticano, ma anche dal punto di vista pratico avremo una  più precisa visibilità dei siti internet delle attività turistiche sui portali. Anche dal punto di vista catastale, i terreni e i fabbricati avranno un altro valore. Quindi non è solo una questione nominalistica ma avrà anche effetti dal punto di vista economico. Avrà anche una funzione redistributiva, perché oggi Capo Vaticano – pur essendo territorio conosciuto a livello internazionale – dal punto di vista territoriale è piccolo rispetto al più vasto comune di Ricadi. Domani il territorio sarà tutto Capo Vaticano, e Ricadi – Capo Vaticano sarà un tutt’uno.

…E se prevarranno i no?
Sarà una grande occasione sprecata, perché se ne discute da quarant’anni. Poi, purtroppo, in questa vicenda si è innescata anche una competizione di politica locale che probabilmente, per certi aspetti, distoglie l’attenzione dagli obiettivi veri, che sono quelli appena spiegati. C’è un tentativo di strumentalizzare politicamente il referendum. In alcuni casi, non tutti i cittadini di Ricadi – di questo ne sono convinto – si pensa più a chi ha fatto la proposta o alla parte politica che l’ha formalizzata piuttosto che all’oggetto stesso della proposta e all’efficacia che la stesa può avere.

 

La Federazione provinciale di SI ha scritto in una nota che “crede che questa modifica possa avere ricadute positive nello sfruttamento delle immense risorse paesaggistiche”. Come giudica questo endorsement?
Credo che SI abbia ritenuto di appoggiare il sì al referendum del 26 marzo perché ha valutato oggettivamente la proposta. Io ritengo che il referendum non vada caricato di significati politici. La scelta degli amici di SI è legata al merito della questione e non a interessi di natura politica. Il punto focale della questione è sostanzialmente questo: oggi Mirabello ha lanciato questa proposta, ma domani Mirabello non sarà più consigliere regionale. La denominazione Ricadi- Capo Vaticano resterà sempre, quindi l’occasione va guardata nella sua oggettività e non dal fronte politico che l’ha proposta. Il referendum non va politicizzato.

Ricadi-Capo Vaticano – foto Libertino

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Redazione
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