A Tropea i disagi quotidiani per gli utenti della strada sono diventati una costante, tanto da meritare un corposo dossier, curato dal gruppo di minoranza Identità in progress e reso pubblico attraverso le pagine del sito internet www.tropea24ore.it, in cui è illustrato con dovizia di particolari e con puntuali riferimenti corredati da fotografie, lo stato della viabilità e della rete stradale urbana e provinciale della zona. Nel dossier compare pure un sondaggio contro lo spreco di danaro pubblico da parte dell’amministrazione per l’acquisto dei dissuasori del traffico – che pare non siano neppure in regola con la normativa antinfortunistica – ed un intervento dell’Avv. Giovanni Macrì, consigliere comunale capogruppo di Identità “in” Progress e segretario della sezione dell’Udc di Tropea, ricco di ironici commenti e rivolto all’operato dell’assessore cittadino alla Viabilità Nino Valeri. Macrì si scaglia contro la sfortunata uscita dell’assessore nel corso della conferenza stampa di presentazione del bando di selezione per la costituzione del Gruppo di Volontari della Protezione Civile del Comune di Tropea che ha dichiarato di voler utilizzare il gruppo di volontari della protezione civile per intervenire sui problemi del traffico. «L’Assessore – si legge nell’intervento di Macrì – propone di fare dei volontari della Protezione Civile una sorta di corpo da affiancare ai Boy Scout e da utilizzare, al di fuori di ogni schema e dei compiti loro propri, in azioni di routine che vanno dalla regolamentazione del traffico sino all’accoglienza dei turisti. Evidentemente l’assessore ritiene così di sopperire alle gravissime deficienze che l’amministrazione di cui fa orgogliosamente parte ha dimostrato e dimostra quotidianamente. Certo viene difficile credere come chi è incapace di organizzare uomini legati da un vincolo di dipendenza e subordinazione possa essere in grado di gestire ed organizzare dei semplici volontari che sono proprio curioso di vedere se mai risponderanno all’invito». Ma pur sorvolando sulle infinite peripezie che l’automobilista medio deve compiere per barcamenarsi tra le mille insidie disseminate sul suo percorso quotidiano in città, è impossibile sopportare anche i gravissimi rischi che minacciano chi si dirige a Tropea percorrendo la provinciale 522. Non bastava il tetro e pericoloso svincolo di Tropea nord, passato all’attenzione dei più per le pagine di cronaca nera riportanti sciagurati incidenti, né bastavano le ormai caratteristiche e profonde buche disseminate sul percorso, che minacciano seriamente ciclisti e motociclisti, gli avvallamenti presenti dopo il ponte tra Parghelia e la cittadina tirrenica, ricolmi già da mesi d’acqua piovana stagnante ed ampi quasi quanto un camion con rimorchio, né sono stati sufficienti ad imporre un rapido intervento delle autorità la chiusura, ormai da quattro anni, dello svincolo principale per Tropea, causato dallo sprofondamento di un tratto di rampa, o infine la buia galleria di fine tracciato, in cui bisogna azionare i tergicristalli per l’entità e la frequenza delle perdite del soffitto e che presenta un manto stradale disseminato da fitti solchi e fosse, tra l’altro presenti sino alla rotatoria in cui la strada impietosamente termina. No, a rappresentare in questi giorni il rischio maggiore per gli automobilisti non sono tutte queste anomalie. Ad esse ci si è quasi abituati, anche se è vergognoso doverlo ammettere. La novità consiste in uno spesso strato di fango che ricopre una superficie di quasi sessanta metri quadri proprio di fronte alla rotatoria d’ingresso della provinciale per chi proviene da Sud. Il fango, che oltre ad invadere la strada ha quasi sommerso un’aiuola spartitraffico posta sul viale residenziale che porta verso il nosocomio locale, proviene dalla cosiddetta strada della “Conicea”. Le grate ed i canali posti in fondo alla stradina sono seppelliti da tempo dallo stesso fango ormai asciutto. L’origine di questo stato di cose è rintracciabile nella mancata presenza, in quest’ultima stradina, di un adeguato sistema di canalizzazione dell’acqua piovana. Durante le giornate di pioggia infatti, forse anche a causa del disboscamento della collina dovuto agli incendi estivi, nella strada si riversa così tanta acqua da trasformare il percorso in un piccolo torrente. Alla fine, i detriti portati dall’acqua ed il fango che viene convogliato con essa a valle si riversano in gran parte sulla provinciale 522, rendendo assai viscido il tratto. Anche da asciutto, però, il fango rappresenta un pericolo, essendo caratterizzato da una superficie sconnessa e poco uniforme. Polemiche a parte, sarebbe proprio ora che chi ha il potere di intervenire lo faccia al più presto, e chi si è preso la responsabilità di rappresentare le esigenze dei cittadini proponga risposte concrete e si adoperi per porre rimedio in tempi brevi a questo insostenibile stato di cose.
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