Fede e dintorni

Quando si ruba per necessità

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Quando si ruba per necessità.

Nella storia della genuina pietà cristiana c’è sempre stato un atteggiamento di tolleranza e di misericordia verso il ladro che ruba per necessità. Atteggiamento ereditato dalla Sacra Scrittura che raccomandava di lasciare resti di raccolto o di frutti sugli alberi perché i poveri potessero avere occasione di sfamarsi. Nella morale cristiana non è considerato peccato il rubare per vera necessità ed anche per il Diritto Civile molti di tali atti non raggiungono la configurazione di reato. – Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2401 afferma: ” Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo”. Ma il n. 2048 chiarisce. “Non c’è furto se… c’è la necessità urgente ed evidente, in cui l’unico mezzo per soddisfare bisogni immediati ed essenziali (nutrimento, rifugio, indumenti…) è di disporre e di usare beni altrui”. – Una cultura di tolleranza e di misericordia che purtroppo ai nostri giorni viene affondata dalla diffidenza e dalla paura di fronte al crimine del furto organizzato su larga scala. – Il pensiero oggi va a quelle storie di tolleranza e di perdono riportate nella letteratura (chi non ricorda il caso di Jean Valjean dei Miserabili?).  E la piccola storia di oggi ci offre ancora uno spunto.

Il ladro ruba nel monastero
♦ C’era una volta, nei primi secoli della Chiesa, un monastero maschile in cima ad una collina.
Ci vivevano poveri monaci che conservavano un’opera di altissimo valore: un libro, scritto su pergamena in tre rotoli: unico esemplare di quell’opera al mondo.
♦ Visitatori venivano da lontano al monastero per vedere il libro e lasciavano offerte ai poveri monaci, con le quali essi vivevano.
Un giorno nel monastero penetrò un ladro, prese due di quei rotoli e fuggì.
I monaci avvertirono l’abate. Questi prese il rotolo restante e corse dietro al ladro.
Quando lo trovò, gli spiegò: “Figlio mio, stai portando via un lavoro di altissimo valore. Ma senza questo terzo rotolo, i due che hai preso perdono il loro valore. O mi dai quei rotoli o prendi anche questo”.
Il ladro disse: “Io l’ho fatto perché ho bisogno di soldi”.
“Ti do i soldi – disse l’abate – Ma se tu vuoi prendere tutti e tre i rotoli, resteremo in pace”.
Il ladro preferì il denaro e proseguì per la sua strada.
♥ Alcuni giorni dopo, il ladro ritornò al monastero, volle parlare con l’abate e gli chiese di diventare monaco.
Disse all’abate: “Non ho mai incontrato nessuno che mi capisse e mi dicesse:” Restiamo in pace”.

(fonte: Historinhas do Padre Queiroz, redentorista brasiliano).

Nella storia della genuina pietà cristiana c’è sempre stato un atteggiamento di tolleranza e di misericordia verso il ladro che ruba per necessità. Atteggiamento ereditato dalla Sacra Scrittura che raccomandava di lasciare resti di raccolto o di frutti sugli alberi perché i poveri potessero avere occasione di sfamarsi. Nella morale cristiana non è considerato peccato il rubare per vera necessità ed anche per il Diritto Civile molti di tali atti non raggiungono la configurazione di reato.

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