Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Quando muore il Pastore.
Atteso da giorni, la città di Napoli ha vissuto questo lutto con la consapevolezza che il Vescovo ausiliare, rettore del Seminario, Mons. Salvatore Angerami, era un buon pastore e che che ora continuerà a vivere nello spirito dei suoi seminaristi, che egli ha guidato fino all’ultima tappa.
– Aveva 63 anni ed ha affrontato un duro calvario di malattia. L’ultimo atto, l’ordinazione di 13 sacerdoti, egli l’ha seguito dal letto d’ospedale sabato 29 giugno.
– Napoli ha dato l’addio al vescovo Angerami, l’«ingegnere di Dio», perché quando ha ricevuto la vocazione svolgeva già la professione di ingegnere elettronico. Ed ora – sono sicuri tutti – egli canta la sua gioia davanti al trono dell’Altissimo. Il suo stemma episcopale, infatti, annunciava “Voluntas tua Letitia mea” (la tua Volontà è la mia gioia)..
Sono i giovani del Seminario di Napoli a portare la bara del loro rettore del Seminario, Mons. Salvatore Angerami, Vescovo ausiliare. La portano a spalla, fuori dalla Cattedrale di Napoli, tra l’applauso della comunità ecclesiale che affolla il Duomo.
♥ L’ultimo saluto al vescovo ausiliare di Napoli, Salvatore Angerami, questa mattina 8 luglio, è stato dei “suoi” ragazzi. Quelli che ha seguito fino alla fine, anche dal letto di ospedale, e che ha accompagnato fino alle ordinazioni di sabato 29 giugno.
♦ Lo ricorda anche il cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe commosso, nell’omelia. «Il nostro fratello Salvatore è stato chiamato dopo una lunga malattia, sopportata con esemplarità, sull’esempio di san Giovanni Paolo II».
♥ Il cardinale ricorda il «lento calvario che ha segnato la vita del vescovo Angerami», che ha affrontato ricoveri ospedalieri e molteplici operazioni, «testimoniando il Vangelo della sofferenza. La sua fede ferma e sicura lo hanno portato a vivere la sua debolezza fisica come sacrificio per amore di Dio e della Chiesa».
♦ Monsignor Angerami era nato a Napoli il 26 novembre 1956. Prima di diventare sacerdote il 22 giugno 1997, aveva svolto la professione di ingegnere elettronico. «Una vocazione adulta mentre già lavorava, infatti, sente la “voce” del Signore: così la decisione di lasciare tutto per seguire una nuova vita, alla sequela del Padre».
♦ Coerente fino in fondo, anche a costo di grandi rinunce e sacrifici Angerami «sentiva profondamente il suo impegno e la sua responsabilità di rettore del Seminario. Sabato 29 giugno ha portato all’ordinazione 13 ragazzi: li ha seguiti dal letto della sofferenza, con amore totale e dedizione».
♥ Il cardinale Sepe ha raccontato, infatti, che i neo-presbiteri, dopo la celebrazione, hanno voluto salutare il rettore-vescovo che ha «pregato e sofferto con loro».
In Cattedrale anche la comunità di San Gennaro al Vomero, di cui Angerami era stato parroco, prima della nomina a vicario episcopale e, poi, rettore del Seminario. Il 27 settembre del 2014, infine, la nomina a vescovo ausiliare di Napoli e moderatore della Curia «incarico – sottolinea il Cardinale – che ha accettato con spirito di obbedienza ed esercitato con equilibrio e fermezza».
♦ A concelebrare con il cardinale Sepe, l’arcivescovo Filippo Iannone, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, i vescovi della Conferenza episcopale campana, gli abati di Cava dei Tirreni e Montevergine, gli altri due ausiliari di Napoli Lucio Lemmo e Gennaro Acampa e oltre cento sacerdoti diocesani.
♥ «Monsignor Angerami – dice il cardinale Sepe – lascia alla nostra Chiesa la testimonianza di chi trova nel Padre la forza di accettare il dolore come fiduciosa obbedienza alla sua volontà. In Cristo egli ha trovato il coraggio di offrire i suoi dolori e sofferenze così come il suo stemma episcopale profeticamente annunciava Voluntas tua Letitia mea».
L’aiuto e il conforto, nel tempo della malattia di Angerami, dei seminaristi e degli animatori diventa esemplare per tutta la comunità ecclesiale.
Domenica sera 7 luglio, poi, la lunga notte di veglia e preghiera è stato il loro saluto all’«ingegnere di Dio».
(fonte: cf Avvenire.it, lunedì 8 luglio 2019).