Fede e dintorni

Quando la carità comincia dai piedi

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Quando la carità comincia dai piedi.

– “I partigiani della carità” – Ecco una esperienza che mette brividi di umanità.
– A Trieste Lorena e Gian Andrea sono conosciuti come «partigiani della carità». Essi, con i loro volontari, assistono e accompagnano gli ultimi passi dei migranti della rotta balcanica con uno scopo: dare sollievo ai loro piedi e alle «fatiche dell’anima».
– Non è da tutti slacciare le scarpe rotte e i calzini maleodoranti e curare i piedi di uomini sconosciuti che domani magari non rivedrai più.
– Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi da anni curano le ferite dei profughi in arrivo dai Balcani: li chiamano i «partigiani della carità». Hanno la collaborazione convinta di “Linea d’Ombra”, un’associazione di volontari nata a Trieste nel 2019, che raccoglie fondi per sostenere le popolazioni migranti soprattutto in questa zona di confine.
– Cominciare a vedere le cose partendo dai piedi è un buon esercizio… Si possono scoprire vie nuove per umanizzare la nostra società.

Guardando una coppia straordinaria al lavoro (umanitario).
 Gian Andrea ha passato gli 80 anni e la moglie Lorena vede avvicinarsi i 70. – In questi giorni “natalizi” al vederli passare in lontananza, nel primo buio dell’ultima corsa ai regali, sembra siano di ritorno dal mercato.
♦ Il carrellino verde che Lorena con il marito si trascina ogni sera contiene dei doni per chi in regalo ha avuto una vita da dimenticare. Dentro ci sono chilometri di garze, litri di disinfettante, una montagna di cerotti, creme per il pediluvio e pomate che devono fare miracoli per riparare i piedi malmessi degli scacciati.

Lorena, con consumata eleganza, li estrae come non avesse fatto altro nella vita. China il capo sulle caviglie esauste dei sopravvissuti. Feriti, gelati, scorticati, le dita rotte o i talloni in pezzi. Da come li vede zoppicare mentre si avvicinano, sa già che anche stasera sarà come mettere i cerotti sul cuore, non solo alle estremità.
Perché quei piedi raccontano le fatiche dell’anima. Piedi che hanno percorso più di cinquemila chilometri da Kabul e che l’ultimo pezzo di sentiero, i 300 chilometri tra la Bosnia e Trieste, li hanno dovuti rifare più volte. Se non ti catturano in Bosnia, all’andata puoi risparmiarti le botte di certa sbirraglia balcanica, ma se ti prendono in Slovenia ti ributtano indietro. E i croati te le daranno al ritorno con gli interessi.

Incontro con la solidarietà.
♦ Quando arrivano da Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi i forestieri non hanno molta voglia di parlare. Basta sapere che dal carrellino verde non usciranno manganelli. E gli aiuti, quando pensi che le scorte stiano per finire, non mancano mai.
♦ L’ultima spedizione è arrivata dalla Brianza, con una lettera d’accompagnamento scritta di pugno: «C’è un pezzo della mia via, la via Fiume di Lissone. I vicini, soprattutto Stefano, hanno portato qualcosa per i ragazzi migranti ed io ho pensato alla spedizione».
♦ Lorena risponde con la solita disarmante tenerezza. La stessa con cui ha fatto entrare in casa i poliziotti che erano andati a sequestrare, per ordine della procura, computer, telefoni e documenti. «Cari amici di Lissone grazie da tutta Linea d’Ombra per la vostra solidarietà che rende migliore questo nostro mondo».
♦♦ Nonostante le accuse per favoreggiamento dell’immigrazone clandestina e di partecipazione a un network di trafficanti internazionali, l’impegno, con Gian Andrea, continua come sempre. Perché le inchieste possono far male al morale, ma non guariscono i piedi dei superstiti che aspettano una fascia e una parola di benvenuto.

Un servizio fatto con spirito eroico.
♦ Alle volte ti domandi da dove venga tanta forza Lorena e Gian Andrea. Ed essi on si offendono se gli ricordi che non sono più dei ragazzini. Gian Andrea ha passato gli 80 anni e Lorena vede avvicinarsi i 70.
Dev’essere questione di tempra. tempra di eroi: Lorena è psicologa clinica e figlia di genitori che hanno combattuto per una “civiltà umana”
Gian Andrea Franchi, per quanto sia stato per tutta la vita un tranquillo professore di filosofia, non ha mai detto cose tranquille. Neanche adesso, dopo l’archiviazione delle accuse avvenuta un mese fa. La questione dei migranti che è stata da una parte demonizzata e utilizzata come strumento di lotta politica e per nascondere i veri problemi di una società in grave crisi come quella italiana, dall’altra c’è un grosso problema di gestione pratica di questo fenomeno».

Cominciare a vedere le cose dai piedi è un buon esercizio… I piedi dei disgraziati non raccontano solo le scarpinate sui boschi, i passi che tremano mentre si attraversano i campi minati rimasti senza bonifica, le corse a perdifiato con i cani della polizia croata alle calcagna.
Raccontano soprattutto i respingimenti, i chilometri percorsi avanti e indietro per decine di volte, fino ad aggrapparsi agli speroni sul Carso che preannunciano l’Italia.
Da quando in agosto i talebani si sono ripresi l’Afghanistan, è arrivato da Roma il preciso ordine di non rimandare indietro nessuno.

La speranza di un futuro umano riparte dai piedi.
A Trieste, ognuno dei profughi nella Piazza della Libertà, ribattezzata “Piazza del Mondo”, è testimone delle macerie d’Europa.Quell’Europa che la principessa Sissi osserva dalla sua statua, a cui si appoggiano i giovani volontari di “Linea d’Ombra”, i compagni di strada di Lorena e di Gian Andrea.
Diceva Michelangelo Buonarroti che il piede umano «è un’opera d’arte e un capolavoro di ingegneria».
A Trieste Lorena e Gian Andrea insegnano in silenzio che l’Europa di oggi guardando i piedi dei maltrattati potrebbe riconoscere il volto della propria decadenza. «Prendersi cura di loro – dicono – vuol dire prendersi cura anche di noi e della nostra storia».

(Fonte: cf da Avvenire.it, Nello Scavo, inviato a Trieste giovedì 23 dicembre 2021).

I partigiani della carità. Ecco una esperienza che mette brividi di umanità. A Trieste Lorena e Gian Andrea sono conosciuti come «partigiani della carità». insieme ai loro volontari, assistono e accompagnano gli ultimi passi dei migranti della rotta balcanica con uno scopo: dare sollievo ai loro piedi e alle «fatiche dell’anima». – Non è da tutti slacciare le scarpe rotte e i calzini maleodoranti e curare i piedi di uomini sconosciuti che domani magari non rivedrai più. – Ma riempie il cuore di gioia aver suscitato in tanti disperati la speranza di una umanità fraterna.

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