Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
“Purché tu ti salvi”.
In queste tristi ore che seguono il terribile terremoto che nell’Italia Centrale ha raso al suolo paesi, spezzato vite, cancellato speranze, stiamo assistendo a storie di incredibili salvataggi ottenuti a costo di sforzi sovrumani da gente che per speciale vocazione si è dedicata alla salvezza del prossimo in queste circostanze. E sono le forze dell’ordine, la protezione civile, i volontari di ogni estrazione sociale e religiosa… E i media nazionali e internazionali sono presenti a cogliere incredibili fiori ed offrirli all’attenzione di una umanità ferita. – Questa rubrica si augura che l’interesse per le storie positive e belle non venga fuori solo nelle catastrofi, ma diventi un istinto quotidiano: testimoniare che l’uomo è sempre capace di puro eroismo.
♦ Un missionario nell’India, P. Planchard, fu colto dal colera mentre era in viaggio. Il colera è una malattia che non tira a lungo: dodici, ventiquattro ore per finire un uomo.
Ma Sooasi, il “cocchiere” che guidava il carrettino del missionario trascinato da un bue, era anche un bravo infermiere.
Riportò a casa il suo “swami” (Missionario) e lo curò con tanta intelligenza, che lo guarì…Vale a dire che passò il colera, ma subentrò il tifo.
– Niente paura, padre, anche per quello c’è rimedio – dice Sooasi.
♦ Quattro settimane rimane il missionario in stato comatoso: tutti alla missione disperano di salvarlo; tutti, meno il fido Sooasi. E anche il tifo cede; ma per far posto ad un’altra terribile malattia: il vaiolo nero!
Sooasi non si sgomenta neppure allora. Cambia medicinali, ma seguita imperterrito a far da infermiere.
– Bada- gli dice il nissionario -non mi toccare: il vaiolo è contaggioso!
Rispose Sooasi:
♥ – “Swami”, se io muoio, poco male; ma tu devi vivere. I miei figli sono grandi e non hanno più bisogno di me. Ma se tu muori, chi assisterà le nostre anime?
Per la terza volta il bravo indiano salvò la vita al missionario, ma alla fine si ammalò a sua volta di vaiolo.
♦ Nella sua agonia ripeteva:
♥ – Non importa se muoio, lo “swami” è salvo!
Si addormentò placidamente la sera, con il Rosario in mano.
(fonte: Una storia di M. Pellegrino, in Rivista del Clero, 1931, p. 676)
* Dal Vangelo: L’umiltà e la dedizione di Giovanni Battista.
“Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire”. (Gv. 3,29-30)