Fede e dintorni

Protomartiri del nuovo continente

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio


Protomartiri del nuovo continente.

Sono state come un record le canonizzazioni di domenica scorsa 15 ottobre.
Papa Francesco ha iscritto nell’albo dei santi i protomartiri del Messico e del Brasile: tre adolescenti e un gruppo di trenta martiri, che rappresentano i primi frutti dell’evangelizzazione compiuta dai missionari spagnoli dopo la scoperta del nuovo continente.
A loro si aggiungono due sacerdoti religiosi: un cappuccino e uno scolopio fondatore di un istituto di suore.

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I tre martiri di Tlaxcala
Dopo la canonizzazione (13 maggio 2017) a Fátima dei due piccoli veggenti Francisco e Giacinta Marto, Papa Francesco il 15 ottobre ha canonizzato altri tre bambini, i cosiddetti “protomartiri del Messico”, preadolescenti di 11-12 anni, uccisi in odio alla fede tra il 1527 e il 1529.

Cristoforo
♦ Nacque ad Atlihuetzia (Tlaxcala) tra il 1514 e il 1515 ed era il figlio prediletto, nonché l’erede, del principale cacicco Acxotecatl. Ben presto seguì l’esempio degli altri tre fratelli, che nel 1524 avevano preso a frequentare la scuola aperta dai missionari francescani.
♦ Si fece istruire nella fede cristiana e chiese spontaneamente il Battesimo, col quale ricevette il nome di Cristoforo (in spagnolo Cristóbal; era chiamato anche col diminutivo Cristobalito).
Diventò in breve tempo un apostolo del Vangelo tra i suoi familiari e conoscenti: si propose di convertire il padre e prese ad esortarlo a cambiare le sue riprovevoli abitudini, soprattutto l’ubriachezza.
Il padre non gli diede importanza e allora Cristoforo prese a rompere gli idoli presenti in casa; fu ammonito e perdonato dal padre più volte. L’uomo, visto il ripetersi del fatto, prese la decisione di ucciderlo.
♦ Con un tranello, fece tornare a casa i figli dalla scuola francescana. Mentre i fratelli entravano in casa, Cristoforo fu afferrato per i capelli dal padre: lo gettò a terra, poi lo prese a calci e a bastonate, fino a rompergli le braccia e le gambe. Visto che Cristoforo, pur nel dolore, continuava a pregare, lo gettò su un rogo acceso.
♦ Pochi giorni dopo fu uccisa anche la madre, che aveva invano tentato di difendere il ragazzo.
Il padre seppellì di nascosto il figlio in una stanza della casa; un testo dice che fu poi condannato a morte per i suoi delitti, probabilmente dagli spagnoli. Il fatto avvenne nel 1527 e Cristoforo aveva 13 anni.
♦ Uno dei francescani, Andrea da Cordoba, un anno dopo scoprì il luogo della sepoltura e fece trasportare il corpo incorrotto del giovane martire nel convento di Tlaxcala.
♦ Molto tempo dopo, un altro frate, Toribio da Benevento, lo stesso che compose anche il racconto del suo martirio, lo seppellì nella chiesa di Santa Maria a Tlaxcala.

Antonio e Giovanni
♦ Antonio e Giovanni (Juan) nacquero tra il 1516 e il 1517 a Tizatlán (Tlaxcala). Antonio era nipote ed erede del cacicco locale, mentre Giovanni, di umile condizione, era il suo servitore. Ambedue frequentavano la scuola dei Francescani.
♦  Nel 1529 i missionari Domenicani decisero di fondare una missione ad Oaxaca. Per questo motivo, mentre passavano per Tlaxcala, il domenicano Bernardino Minaya, chiese a fra Martino di Valencia, francescano e direttore della scuola, di indicargli alcuni ragazzi che volontariamente potessero accompagnarli come interpreti presso gli Indios.
♦  Riuniti i ragazzi della scuola, fra Martino formulò la richiesta del domenicano, avvisando comunque che si trattava di un compito con pericolo di morte. Subito si fecero avanti i tredicenni Antonio e Giovanni e un altro nobile ragazzo di nome Diego (che non morì martire).
Il gruppo arrivò a Tepeaca presso Puebla: i ragazzi aiutarono i missionari a raccogliere gli idoli, poi solo Antonio e Giovanni si spostarono a Cuauhtinchán, sempre nei pressi di Puebla, e continuarono la raccolta.
♦ Mentre, come di consueto, Antonio entrava nella casa e Giovanni restava alla porta, alcuni Indios, inferociti e armati di bastoni, si avvicinarono: picchiarono Giovanni talmente forte che morì sul colpo.
Antonio, accorso in suo aiuto, si rivolse agli aggressori: «Perché battete il mio compagno che non ha nessuna colpa? Sono io che raccolgo gli idoli, perché sono diabolici e non divini».
Gli indigeni lo percossero con i bastoni, finché morì.
♦ I corpi di Antonio e Giovanni furono poi gettati in una scarpata vicino a Decalco. Il domenicano padre Bernardino li recuperò e li trasferì a Tepeaca, dove vennero sepolti in una cappella.
(da santiebeati.it)

Le parole di Papa Francesco
“I Santi canonizzati oggi, i tanti Martiri, non hanno detto ‘sì’ all’amore a parole e per un po’, ma con la vita e fino alla fine. Il loro abito quotidiano è stato l’amore di Gesù, quell’amore folle che ci ha amati fino alla fine, che ha lasciato il suo perdono e la sua veste a chi lo crocifiggeva”.
“Anche noi abbiamo ricevuto nel Battesimo la veste bianca, l’abito nuziale per Dio. Chiediamo a Lui, per l’intercessione di questi nostri fratelli e sorelle santi, la grazia di scegliere e indossare ogni giorno quest’abito e di mantenerlo pulito”.
  “Come fare? – Anzitutto, andando a ricevere senza paura il perdono del Signore: è il passo decisivo per entrare nella sala delle nozze a celebrare la festa dell’amore con Lui”.

Papa Francesco domenica 15 ottobre 2017 ha iscritto nell’albo dei santi i protomartiri del Messico (Cristóbal, Antonio e Juan) e del Brasile: tre adolescenti e un gruppo di trenta martiri, che rappresentano i primi frutti dell’evangelizzazione compiuta dai missionari spagnoli dopo la scoperta del nuovo continente.

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