Fede e dintorni

PROFUMO DI SANTI, PROFUMO DI DIO

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Profumo di Santi, profumo di Dio.

– La santità ha un suo profumo e si diffonde in vari modi nelle vite dei Santi. Nei giorni scorsi è stato il giorno della Santa dai petali profumati: si tratta della Beata Rosa da Viterbo (1233-1251) riportata sul calendario al 6 marzo, ma celebrata solennemente in settembre.
– Nata da famiglia di modeste condizioni a Viterbo, vergine consacrata del Terz’Ordine di San Francesco, fu assidua nelle opere di carità e a soli diciotto anni concluse la sua breve esistenza.
– Léon De Kerval (1852-1911) nel 1896 diede alle stampe il libro
Sainte Rose de Viterbe, sa vie et son temps. Del volume uscirono diverse edizioni in italiano. Una, in particolare — dell’agosto 1927 — descrive il miracolo del corpo incorrotto della santa: «Il corpo della gloriosa Verginella Santa Rosa si è conservato intatto ed incorrotto attraverso il lungo periodo di sette secoli, non ostante fosse esposto agli agenti atmosferici della corruzione, poiché l’urna ove giaceva era aperta.
– Ed anche le rose che la circondano sono fresche, profumate, come appena sbocciate. Ne fanno fede la tradizione e la storia, e ciò lo si deve ad un miracolo di Dio, il quale ha voluto glorificare anche in tal modo le virtù eroiche della sua serva fedele».

Rosa da Viterbo, serva fedele ed eroica.
Serva sulle orme di san Francesco d’Assisi e santa Chiara, eroica per la sua vita.
♦ Colpita fin dall’infanzia da una rarissima e grave malformazione fisica caratterizzata dalla assoluta mancanza dello sterno, conduce la sua vita nelle vie della città laziale, professando con forza la propria fede, tra gli eretici del tempo e tra fazioni rivali di guelfi e ghibellini. Il panorama attorno non è facile, per niente bucolico. Non ha nulla a che fare con la campagna, i monti laziali.
♦ Sono vette tortuose a ergersi davanti a lei: l’imperatore Federico II è impegnato ad ottenere il controllo di Viterbo, contro lo Stato della Chiesa. In quel periodo, le strade della città sono scenario di cruenti combattimenti, di assedi, di strepitio d’armi e di rumorosi eserciti.
In tutto questo bailamme, una voce “gentile”, una “voce d’usignolo” però si sente: è quella di Rosa, è quella della fede semplice che davanti ai potenti non retrocede. Ella vola da un ramo e l’altro. Non si ferma, non si arresta: la fede di Cristo è il vento che soffia sulle sue ali, fino a farla giungere in alto.

♦ Nella sua prima fanciullezza la conducono al monastero delle Clarisse (tuttora esistente) dove Rosa cerca di entrare, ma — provenendo da una famiglia povera — trova qui chiuse le finestre, sbarrate.
Ed è allora che decide di “volare” tra rami e strade, tra palazzi e cortili di Viterbo come terziaria francescana, conducendo una vita di penitenza e di carità, soprattutto.
È vicina ai poveri, agli ammalati, ma il suo canto, però, non è accolto da tutti.

♦ Rosa, perciò, viene esiliata: vive prima a Soriano nel Cimino e poi a Vitorchiano.
Rientrerà a Viterbo solo dopo la morte di Federico II , nel 1250.
Il suo canto, però, durerà ancora per poco: muore a soli diciotto anni, nel 1251.
Viene sepolta nella terra del cimitero della sua parrocchia di Santa Maria in Poggio, oggi detta Crocetta.

Papa Innocenzo IV, promuovendo il processo di canonizzazione, acconsente e ordina la riesumazione del corpo disponendone la preventiva e canonica ispezione. Il corpo della santa viene ritrovato miracolosamente incorrotto, così come le rose che la circondano. Sono fresche, profumate, come appena sbocciate.
♦ La canzone di un film del 1942 (Stasera niente di nuovo) diceva: «Guardando le rose fiorite stamane, io penso domani saranno sfiorite. E tutte le cose sono come le rose che vivono un giorno, un’ora e non più». Così cantava Alida Valli nel film.
Per santa Rosa da Viterbo non è così. I suoi petali continueranno a sprigionare l’intenso e semplice profumo della santità. Una curiosità: nonostante il costante riconoscimento della sua santità, nell’elenco dei Santi Rosa è ricordata come “Beata”. Ora da Papa Francesco si aspetta che le venga dato di diritto (e non solo di fatto) il titolo di Santa.
(fonte: L’Osservatore Romano, 6 marzo 2021).

La santità ha un suo profumo e si diffonde in vari modi nelle vite dei Santi. – La Santa dai petali profumati, i petali della santità della Beata Rosa da Viterbo (1233-1251) riportata sul calendario al 6 marzo. – Nata da famiglia di modeste condizioni a Viterbo, vergine consacrata del Terz’Ordine di San Francesco, fu assidua nelle opere di carità e a soli diciotto anni concluse la sua breve esistenza. – Il suo corposi è conservato intatto ed incorrotto attraverso il lungo periodo dei secoli. – La morte di Rosa si commemora il 6 marzo. A Viterbo, di cui è patrona della città e compatrona della diocesi, è ricordata il 4 settembre, giorno della traslazione. Ora da Papa Francesco si aspetta che le venga dato di diritto (e non solo di fatto) il titolo di Santa.

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