Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Prigionieri nella rete.
L’Apostolato del Mare contro la schiavitù dei pescatori. Ieri è stato presentato in Sala Stampa Vaticana, il XXIV Congresso mondiale dell’Apostolato del Mare che si terrà a Kaohsiung, Taiwan, dal 1° al 7 ottobre 2017. Il titolo di questa edizione mette in risalto l’attenzione alle persone che lavorano sul mare e i pericoli che costantemente incombono su di esse.
Quante volte a rimanere intrappolati nella rete non sono solo i pesci, ma uomini, giovani ed anche minorenni, sfruttati dall’egoismo degli armatori e dalla crudele legge di un mercato che spesso va contro i più deboli.
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♦ “Caught in the net” (prigioniero nella rete) è il titolo della edizione del XXIV Congresso mondiale dell’Apostolato del Mare (1-7 ottobre 2017), i cui argomenti esprimono la premura e l’attenzione dell’Apostolato del Mare non solo verso le risorse naturali, ma anche e soprattutto nei confronti di quelle umane.
♦ Il riferimento è in particolare ai pescatori e alle loro famiglie, ai pericoli a cui sono esposti e alle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare. Accade così che la vita di molti pescatori scivoli nelle mani della criminalità organizzata.
♦ Il delegato del Vaticano per l’Apostolato del Mare, padre Bruno Ciceri, spiega: “Da una parte ci sono gli armatori che vogliono fare sempre più profitto, e dall’altra parte c’è un elevatissimo numero di migranti in cerca di un lavoro a qualsiasi prezzo e a qualsiasi costo”.
♦ Due richieste che creano i presupposti per una realtà di sfruttamento fino alla schiavitù, nella quale rimangono caught (intrappolati!) anche molti minorenni.
Frequente il caso di equipaggi ingannati sul salario, vittime di abusi, ingiustamente criminalizzati per incidenti marittimi e abbandonati in porti stranieri: “Una tratta legalizzata, si potrebbe dire, e purtroppo anche accettata da queste persone perché condannate altrimenti a morire di fame”.
(fonte: Osservatore Romano 20 settembre 2017).