L’ultimo lavoro di Mommo Rombolà
Ricerca focalizzata su alcune vicissitudini della storia d’Italia
“Per quante strade un uomo deve camminare prima che lo si chiami un uomo? Su quanti mari deve volare una colomba bianca prima di poter riposare sulla sabbia? E quante volte devono fischiare le palle di cannone prima che siano per sempre bandite? La risposta, amico, volteggia nel vento…”. A questa splendida canzone di Bob Dylan si è ispirato, per il titolo del suo romanzo “ Volo nel vento” , Mommo Rombolà, brattiroese , che ha presentato il suo libro sabato pomeriggio nei locali della ex scuola media a Brattirò. Presenti e seduti al tavolo dei relatori il sindaco di Drapia Alessandro Porcelli , Cosmo Vallone Vicesindaco e assessore al Turismo di Drapia e il preside e professore Lorenzo Meligrana. A aprire l’incontro il sindaco Porcelli che ha ringraziato tutti i presenti per la numerosa partecipazione evidenziando l’importanza di questa presentazione, “la terza manifestazione culturale organizzata nel nostro comune in un mese”. A prendere subito dopo la parola il vicesindaco Cosmo Vallone che ha focalizzato l’attenzione sul concetto di tempo filtrato nella memoria, concetto sempre presente nel romanzo di Rombolà, “ un tempo – ha spiegato Vallone – caratterizzato da attimi che ricordiamo, che non rivivremo mai e non un tempo che si può ripetere. Un tempo caratterizzato dalla nostalgia, dall’ansia verso la vita che scorre”. Dopo aver elogiato l’autore per aver scritto un testo “ originale, suggestivo, scorrevole, ricco, grazie anche alla presenza di numerosi termini dialettali” , il professor Meligrana ha spiegato con una dettagliata narrazione i contenuti del libro. “ Un romanzo “ Volo nel vento” – ha sottolineato Meligrana – che narra un lungo periodo di storia, caratterizzato dalle vicissitudini che interessano una famiglia contadina dell’epoca. Un spaccato di storia che parte dall’Unità d’Italia fino ad arrivare alla caduta del Fascismo”. La narrazione coinvolge il lettore grazie alle descrizioni del mondo paesano, con i suoi problemi, con il duro lavoro nei campi, con la religione della famiglia tutta stretta attorno al capo . “ Nel romanzo – ha continuato – troviamo un’attenta e commovente descrizione dei grandi avvenimenti che sconvolgono la società dell’epoca, dalla Grande guerra, al terremoto, alla descrizione della terribile peste,” la spagnola”, vista come punizione divina, alla crisi economico-politica del ’29, fino ad arrivare alla Seconda guerra mondiale e all’avvento e alla caduta del fascismo. In questo libro c’è inoltre la toccante descrizione dell’emigrazione a cui è costretta a ricorrere una marea di disperati, una descrizione toccante della solitudine che li assale e della nostalgia della loro patria”. Un intreccio di personaggi e di vicende che vogliono far capire che in qualunque caso il bene è più forte del male. “La grande intuizione dell’autore – ha spiegato il professor Meligrana – è l’idea che la storia non è fatta da uomini di potere, ma da semplici piccoli uomini che lottano giorno dopo giorno con i problemi della vita”. Nell’opera domina infatti un’accorata condanna ad ogni forma di violenza e barberia ma ciò che fa riflettere è che l’uomo di oggi, che dovrebbe essere migliore, proprio in nome di tanta miseria e dolore, non lo è affatto, l’uomo di oggi continua a lacerarsi in mille modi: dalle convenzioni assurde, alla manipolazione delle coscienze, all’esclusivo desiderio di denaro. A concludere e a ringraziare i presenti l’autore Mommo Rombolà che ha voluto spiegare che il vento “non è altro che lo spazio in continuo rinnovamento, uno spazio storico, geografico, che muta con il passare del tempo, i molti personaggi presenti nel libro – ha inoltre sottolineato – sono personaggi non reali, sono solo dei simboli, veri ma solamente nella loro essenza umana”. L’autore nella prefazione del romanzo cita un grande poeta latino Terenzio che duemila anni fa scrisse in una commedia una frase “ Sono uomo, nulla di tutto ciò che è umano mi è straneo”, oggi ribadisce l’autore siamo arrivati al concetto opposto: “ Sono disumano, tutto ciò che è umano mi è estraneo.”