Fede e dintorni

Preghiera o violenza?

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Preghiera o violenza?

– Sembra che le preghiere e l’esempio della suora in ginocchio non sono bastate a placare la violenza in Birmania. Infatti, peggiorano a dismisura le conseguenze della repressione delle forze di sicurezza del Myanmar contro le manifestazioni di protesta scatenate dal golpe militare dello scorso primo febbraio.
– Nei giorni scorsi nella sola Yangon, la principale città del Paese, gli agenti in assetto antisommossa hanno ucciso almeno 59 dimostranti che affrontavano la polizia con coltelli e bastoni.
– Ma può essere che ancora oggi occorrono violenze per raggiungere una via d’intesa? – La violenza tende ad azzerare tutto, eliminando le persone e i loro diritti.
– Perché non ci si lascia attrarre dal dialogo fraterno e costruttivo? – E’ il destino amaro dell’uomo che rifiuta la luce, preferendo le tenebre. – Cristo ci offre la salvezza col sacrificio della sua morte in croce: è il martirio di amore che alla fine salverà chi crede e spera. – E questo è apparso nel desiderio di quella suora in ginocchio davanti ai militari: “Uccidete me, ma risparmiate tutti questi giovani”. – Il Signore renda fecondo il desiderio di pace, di riconciliazione e di salvezza per tutti.

Rileggiamo l’intervista della suora eroina di Myanmar: “Ai militari ho detto: uccidete me”
Si chiama suor Ann Rose, infermiera in un ospedale della diocesi; si è inginocchiata davanti alle armi: volevo proteggere i manifestanti, anche a costo della vita.

♦ Mai avrebbe immaginato di diventare famosa. Eppure la foto che la ritrae in ginocchio, in mezzo a una strada, mentre supplica i poliziotti minacciosamente schierati a pochi metri da lei, ha fatto il giro del mondo. Chi è suor Ann Rosa Nu Tawng, il cui coraggio si sta facendo contagioso? AsiaNews ha diffuso la foto di un sacerdote di Loikaw che dialoga con i militari.
♦ Suora di San Francesco Saverio, congregazione birmana che conta 454 religiose, suor Ann Rosa è nata il 7 novembre 1977 in un villaggio dello Shan State, quinta di 13 figli. Lavora come infermiera a Myitkyina in una struttura della diocesi.
Durante gli scontri del 28 febbraio è stata colpita due volte al petto da sassi lanciati con le fionde dai poliziotti.
♦ Suor Ann Rosa ha portato la sua toccante testimonianza venerdì 12 sera, durante un momento di preghiera e testimonianze dal titolo In comunione col Myanmar, un Webinar promosso da Editrice missionaria italiana in collaborazione con AsiaNews, il Centro missionario e il Seminario teologico internazionale del Pime. A condurre la preghiera due seminaristi birmani del Pime e il cardinale di Bologna Matteo Zuppi.
Ha raccontato suor Ann: «Appartengo al popolo del Myanmar, provo i suoi stessi sentimenti e mi sento triste per quanto sta accadendo… Domenica 28 febbraio nella mia città molte persone erano scese in strada pacificamente. Io stavo curando tanti pazienti nella nostra clinica, perché gli ospedali statali sono chiusi a causa della situazione politica.
A un certo punto, sono arrivati i camion dei militari e della polizia; gli occupanti sono saltati giù e hanno immediatamente sparato e colpito le persone con fionde e manganelli. Io ho gridato ai dimostranti di entrare in clinica e sono andata davanti alla polizia. Vedendo che i manifestanti si trovavano in pericolo (in altre città le proteste sono finite nel sangue) ho deciso di proteggerli. Anche a rischio della vita».
Suor Ann ha continuato: «Uccidete me, non la gente, ho detto ai poliziotti, dopo aver visto quanto accaduto a Yangon, Mandalay e Naypyidaw, dove tante persone sono state massacrate come animali».
E ancora: «Alla fine i poliziotti hanno smesso di inseguire i civili. Nella mia città non ci sono stati dimostranti uccisi quel giorno; altrove molti sono rimasti feriti».
Suor Ann Rosa ci ha tenuto a sottolineare che, accanto a persone di ogni etnia e religione, sono i giovani i veri protagonisti delle rivolte in corso: «Tanti di loro stanno mettendo a rischio la loro vita pur di ottenere pace, giustizia e democrazia. Manifestano per chiedere ciò che desiderano per il Paese. Alcuni di loro sono stati uccisi dai militari in modo crudele».

♦ Come finirà lo scontro in atto nessuno può dirlo.
Suor Ann Rosa non si avventura in analisi politiche, ma spiega di essere armata della forza debole della preghiera. E invita tutti a fare altrettanto: «Prego il Signore per il mio Paese e vi chiedo di farlo con noi».

(fonte: cf Avvenire.it, 10 marzo 2021).

Le preghiere e l’esempio della suora in ginocchio non sono bastate a placare la violenza in Birmania. Infatti, peggiorano a dismisura le conseguenze della repressione delle forze di sicurezza del Myanmar contro le manifestazioni di protesta scatenate dal golpe militare dello scorso primo febbraio. – La violenza tende ad azzerare tutto, eliminando le persone e i loro diritti. – Perché non ci si lascia attrarre dal dialogo fraterno e costruttivo? – E’ il destino amaro dell’uomo che rifiuta la luce, preferendo le tenebre. – Cristo ci offre la salvezza col sacrificio della sua morte in croce: è il martirio di amore che alla fine salverà chi crede e spera. – E questo è apparso nel desiderio di quella suora in ginocchio davanti ai militari: “Uccidete me, ma risparmiate tutti questi giovani”. – Il Signore renda fecondo il desiderio di pace, di riconciliazione e di salvezza per tutti.

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