Piedigrotta, la chiesetta del mare di Pizzo
di Elisabetta Caprino
foto Salvatore Libertino
Sulla spiaggia, a pochi passi dal mare, in località "Prangi", a Pizzo Calabro, sorge una chiesetta, emblema di una città, famosa in Calabria e in Italia per il Castello Murat. La chiesetta è quella di "Piedigrottà, che, anche se non conosciuta o meglio non valorizzata, è simbolo di un periodo artistico e di arte popolare.
Oltre che un luogo di preghiera, Piedigrotta è
un "museo", un luogo darte per il visitatore attento, che al primo
approccio è colpito sia dalla vicinanza del mare che dalla suggestione profonda che essa
suscita.
Non cè bisogno di clamori, di parole entrando nella chiesetta, ma soltanto di occhi
e di una grande sensibilità. Si scatena subito una serie di sensazioni mistico-artistiche
che incapsulano chi osserva, vede e riflette sul perchè e sul come. Nasce spontaneamente
una simbiosi col silenzio e con un misticismo povero che ha contorni di salsedine e di
acqua. Qui non cè una Madonna che piange lacrime umane, ma un quadro in legno ormai
logorato dal tempo, col vetro rotto, che sembra chiedere solo aiuto. La chiesetta di
Piedigrotta si trova lungo la SS 522, quasi ad un chilometro dal centro abitato ed è
facilmente rintracciabile e accessibile, anche se non ci sono indicazioni visibili.
E una costruzione originale, atipica, ricavata in una grotta tufacea, edificata dai pizzitani, con statue plasmate nel tufo, opera dell artigiano locale A. Barone e del
figlio Alfonso, i quali sul finire del XIX secolo, lavorarono ampliando la grotta a colpi
di piccone.
La pianta della chiesa è a forma rettangolare, a tre navate, con una serie
di cunicoli dentro cui sono state ricavate delle statue di santi.A sinistra, entrando,
cè laltare della Madonna del Rosario, a destra la Madonna di Lourdes, ai
piedi della quale il turista o la gente del luogo depone ricordi personali per devozione.
A fianco, due medaglioni raffiguranti Papa Giovanni XXIII, Kennedy e Fidel Castro in
ginocchio, scolpiti nel 1969 dal nipote canadese dei due artisti citati, il quale ha in
parte restaurato le statue, le quali hanno bisogno di un "lifting" per ritornare
in auge.
Quando sarà compiuto questo ringiovanimento? I pizzitani se lo chiedono, perchè amano
questo luogo, tanto che ogni anno il 2 luglio festeggiano la Madonna della Grazia, con una
novena caratteristica, mentre la processione ha perso lo smalto antico delle barche a
mare, così come veniva fatta fino a dieci anni fa. Oggi , purtroppo, si corre il rischio
di fare la processione al "computer" o col "cellulare!
Quindi cè in Calabria un luogo, sepolto, che è espressione tangibile di un
arte popolare da non sottovalutare e che ha bisogno di solo amore e di responsabilità da
parte di tutti. Piedigrotta è un "tesoro", dove la fantasia artistica si tuffa
nel 1600 quando un veliero, che navigava nel mare di Pizzo, a un miglio a Nord della
città, fu scaraventato da una violentissima tempesta sulle rocce, ove è ora la
chiesetta. Il capitano e i marinai, scampati dal pericolo e in preda allo sgomento,
rimasero meravigliati quando videro il quadro della cappella di bordo adagiarsi dolcemente
sul bagnasgiuga del lido. Capirono che era quello il punto scelto
dalla Madonna per abitarvi, allora lo depositarono dentro una buca scavata nella roccia e
partirono, facendo una promessa: ritornare per edificare una chiesa. I marinai pizzitani,
nel frattempo, decisero di portare questo quadro in un luogo poco distante: costruirono un
altare e deposero il quadro. Purtroppo la Madonna aveva già fatto una scelta, per cui le
tempeste che si abbatterono in seguito lo riportarono nel luogo iniziale. Fu così deciso
di scavare nella roccia una grotta, che poi divenne lattuale chiesetta di
Piedigrotta, ornata di statue e dotata di una torre campanaria, vedova attualmente della
campana di bordo, sulla quale era inciso lanno di fusione, 1632. La chiesetta, che
appartiene alla famiglia Balotta-Nicotra, non gode "ottima salute", pertanto
sarebbe auspicabile una cura mirata a ridare luce esplendore a questa meravigliosa opera
artistica. Il sito, daltronde, tipico paesaggio marino calabrese, è una tangibile
testimonianza di vita antichissima, di arte e di fede.
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