È fatta: è stato ripiantato l’albero della vita e della legalità. Un nuovo piccolo ulivo è stato infatti collocato nell’aiuola centrale di Largo Sedile Africano a Tropea, di fronte la Biblioteca comunale, al posto di quello abbattuto una settimana fa.
Il primo ulivo, denominato “Albero di vita” in ricordo del sacrificio nella lotta contro le mafie dei magistrati Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Antonino Scopelliti, era stato messo a dimora il 21 novembre 2006 in occasione della “Festa dell’albero”. La festa era stata organizzata dall’assessorato all’Ambiente del Comune di Tropea, d’intesa con l’Istituto di istruzione superiore della città ed alla presenza delle massime autorità civili e religiose. L’albero doveva assurgere a simbolo della legalità, così come le sue foglie dovevano divenire il simbolo della forza sana della società. Non si sa se l’abbattimento avvenne a causa di un ignoto delinquente o di un incauto automobilista, ma l’evento scosse il mondo politico locale e non. Il primo fra tutti ad occuparsi della vicenda fu il segretario dell’Udc cittadino Giovanni Macrì, che nel novembre 2006 ricopriva la carica di vicesindaco. Seguì, un paio di giorni dopo, l’intervento del senatore Nuccio Iovene, che indirizzò una lettera al sindaco di Tropea Antonio Euticchio. Parole ricche di sdegno quelle del senatore diessino, tra i fondatori di “Libera – Associazioni, Nomi e Numeri contro le Mafie”, che nel dimostrare la sua solidarietà al sindaco Euticchio si augurava una ferma reazione da parte dell’amministrazione della cittadina tirrenica. Proprio in contemporanea con l’uscita di quelle dichiarazioni, cioè il 24 aprile, veniva ripiantato un nuovo piccolo albero. CalabriaOra ha seguito con attenzione questa storia e molto inchiostro è stato speso sulla stampa regionale per questa vicenda che, probabilmente, ha trovato una degna conclusione. Alcuni giornali avevano erroneamente riferito la notizia di un secondo abbattimento, cosa che, se vera, avrebbe conferito alla vicenda toni alquanto inquietanti. Ciò non è mai avvenuto. L’errore è dovuto al fatto che l’amministrazione comunale era prontamente intervenuta nel rimettere a dimora un altro albero già dal giorno successivo all’abbattimento del primo, facendo costruire un cordolo di mattoni e cemento intorno all’aiuola, ma, subito dopo, un incauto automobilista – questa volta è proprio il caso di dirlo – ha distrutto il cordolo che aveva il cemento ancora fresco. Da qui nacque l’equivoco di un secondo abbattimento. Bisogna tranquillizzare dunque chi è stato tratto in inganno dalla leggerezza di chi ha riportato la vicenda: non c’è stato accanimento contro la pianta e quello oggi presente in Largo Sedile Africano è il secondo, non il terzo, “Albero di vita”. Unico rimprovero da fare ai cittadini, che dimostrano poca sensibilità verso la valenza simbolica di quell’ulivo, è dovuto alla presenza di cartacce ed oggetti in plastica lasciati ai piedi del suo tronco.