Stante tutto ciò il diritto alla critica diventa sacrosanto
“Perplessi e disorientati per la inadeguatezza a gestire la cosa pubblica”
Così come Papa Francesco ha emozionato spiritualmente l’umanità per la sua semplicità e tenerezza, oggi, in una dimensione più piccola, ci emoziona negativamente e ci sconcerta l’amministrazione comunale di Tropea, sindaco in testa, lasciandoci perplessi e disorientati per la inadeguatezza a gestire la cosa pubblica. In qualità di diretti testimoni, giorno per giorno, assistiamo sgomenti al grottesco spettacolo del decadimento valoriale della politica da cui difficilmente sarà possibile uscire. E’ in atto oggi a Tropea una totale dissoluzione finanche del significato della politica come servizio che continua a determinare l’impossibilità di creare ogni minimo affidamento nei confronti dell’attuale compagine e delle istituzioni che rappresenta. Politici discutibili che stanno in sella per grazia ricevuta più che per i propri meriti, una maggioranza che gestisce una politica da voltastomaco che ha prodotto risultati di infima qualità, figure inadeguate che si divertono a fare i politici.
In questo caotico contesto il cittadino normale che si sforza a costruire una quotidianità basata sul lavoro, che attende risposte adeguate ai suoi bisogni e alle sue necessità, cosa deve fare? Come deve comportarsi? Chi dovrà essere il suo punto di riferimento? Fino ad oggi è rimasto seduto nell’ombra ad occupare il ruolo di spettatore passivo e nonostante si è interrotto da tempo il circuito di amorosi sensi tra lui e i suoi referenti ha continuato a supportarli con l’intento di spingerli verso una inversione di tendenza attraverso cui i valori etici e morali che hanno permeato la società tropeana in passato, venissero ripristinati. Si sa, da che mondo è mondo la politica non la fanno i terziari francescani. La fanno gli uomini, spesso i peggiori, scelti dai cittadini i quali prendono per buone le loro promesse e giudicandoli onesti li mandano nelle istituzioni dove questi signori mostrano il loro vero volto, quello di marpioni furbastri, oltre che di incapaci che stanno dove stanno senza sapere perchè. Oltre a non avere idee, non hanno progetti né una visione d’insieme necessaria alla costruzione di una diversa e migliore realtà socio-politica.
Con in testa il sindaco annunciano palingenesi epocali e ricette miracolose. Ci mostrano una Tropea fantasmagorica, un prodotto, cioè, illusorio di una fantasia eccessiva e alterata. Sono figuranti, delle ombre, degli zombi che vivono alla giornata e, quel che è peggio, fanno vivere alla giornata la comunità tropeana che li ha, ahinoi, voluti e votati. Qualcuno comincia a domandarsi se gli inquilini di palazzo Sant’Anna abbiano perso la bussola. No, per il semplice motivo che non l’hanno mai avuta. Una sola cosa li interessa, la poltrona per cui sono disposti a tutto, meno che a rinunciarvi, anche a costo della reputazione.
“Tutte le bassezze della vita pubblica, osservava il grande politologo Alexis de Toqueville, nascono dal fatto che le passioni dei politici sono talmente concentrate nel potere che preferiscono sacrificare l’onore al ruolo” E’ la rappresentazione plastica di ciò che avviene oggi nella “Perla del Tirreno”. Per germinazione spontanea a Tropea s’è formato un nuovo movimento politico. Ha tre teste come il cane Cerbero della mitologia greca e ha il corpo ricoperto di serpenti. Le teste sono quelle ben note di alcuni sodali incalliti del sindaco, di cui è lapalissiano fare il nome. Le vittime di volta in volta azzannate da Cerbero sono la minoranza consiliare e quanti hanno l’ardire di tentare l’assalto del fortino della politica tropeana o, in sub ordine, hanno la “sfrontatezza” di ribellarsi ai diktat del capo e della sua corte dei miracoli costituita solo da moschettieri “yes men”. Cerbero comunque vigila per fortuna della maggioranza. I suoi serpenti avvelenano il clima, le tre teste fissano diritto palazzo Sant’Anna. garantendo a tutti, distratti e superficiali, la tutela della “democrazia”. Senza se e senza ma, con il dono supremo della probità di Robespierre.
Stante tutto ciò il diritto alla critica diventa sacrosanto. Non è mancanza di rispetto o lesa maestà; piaccia o no soprattutto a quei “peones facebookiani” che da “utili idioti” ci apostrofano liquidandoci come qualunquisti. Sappiano costoro che noi, a differenza di loro, il nostro cervello non lo abbiamo mai portato all’ammasso. In siffatto contesto, parafrasando Platone, allievo di Socrate, il cui pensiero filosofico è quantomai attuale, non può non nascere e germogliare la mala pianta dell’anarchia che genera situazioni di caos, per cui la politica cessa di essere l’attuazione della giustizia, della legalità e dell’etica.
Tropea, chiosa il sindaco, è città conosciuta e rinomata in tutto il mondo. E’ vero, ma è altrettanto vero che la città con questo sindaco sta vivendo la stagione più nera della sua storia, in preda ad una “malattia” che presenta elevati picchi di potere occulto, di politica asservita al potere affaristico-clientelare, senza gli anticorpi necessari a renderla immune da profonde alterazioni mentali e morali con il drammatico risultato che, mentre altri vanno a larghi passi verso una società libera e civile proiettata nel terzo millennio, Tropea continua il suo doloroso viaggio a ritroso, verso il medioevo. E’ l’amara riflessione che è lecito cogliere a seguito dei recenti eventi obbrobriosi che hanno offeso il senso non solo estetico della città che è conosciuta in tutto il mondo per le sue bellezze ambientali e il suo patrimonio artistico e architettonico, deturpandone l’immagine. Ed è inverecondo e vergognoso da parte del sindaco fare il pesce in barile, cospargersi, oggi, il capo di cenere o rifugiarsi nell’antico vezzo italico della deresponsabilizzazione alla Ponzio Pilato, fare gli gnorri, far finta di cadere dalle nuvole o, peggio, fare come gli struzzi nascondendo la testa sotto la sabbia.
E’ bene che si sappia che accanto alle responsabilità personali dirette-penali e morali-esiste anche una responsabilità oggettiva, indiretta, per questo non meno grave, per cui da un amministratore non è giustificabile sentire affermazioni insensate e mistificatorie, quali “non ne sapevo niente… sono un garantista” Il sindaco e la sua compagine non potevano non sapere, in ogni caso avrebbero dovuto esercitare il dovere di vigilare per come la legge impone, altrimenti… contiguità se non correità rilevabile sotto il profilo morale. Siano, pertanto, conseguenziali. Tolgano il disturbo e chiedano scusa all’intera comunità tropeana.
(Ex Direttore Sanitario P.O. Tropea)
Dr. Tino Mazzitelli