Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Pentimento come ritorno a casa
L’Avvento richiama la necessità del pentimento per poter ritornare nell’amicizia di Dio. Pentimento: una parola ripudiata dagli operatori di iniquità. – Ma pentirsi e ritornare a casa dopo aver sbagliato e trovare chi ti perdona fa rinascere alla vita. La parabola del figliol prodigo (Luca 15,11-32) mostra non solo il figlio che ha sbagliato e ritorna a casa chiedendo di restarvi come servo, ma mostra soprattutto il Padre che fa festa per aver ritrovato il figlio perduto. Quante volte l’uomo, per il fascino misterioso del male, si trova a sperimentare strade sbagliate per poi scoprire il vero dono della vita vissuta nella pace e nelle buone relazioni con gli altri. La vita è tutto quello che abbiamo; un tesoro da non smarrire, ma da vivere secondo il progetto amoroso di Dio. Ed egli aspetta tutti nella sua Casa, sempre aperta; nel suo Cuore di Padre sempre palpitante di amore e di perdono. Qualcuno ha scritto: “Siamo più simili a bestie quando uccidiamo. Siamo più simili a uomini quando giudichiamo. Siamo più simili a Dio quando perdoniamo!” – Ecco una storia che commuove: e tutti abbiamo davvero bisogno di commuoverci.
♦ Un giovane era seduto da solo nell’autobus; teneva lo sguardo fisso fuori del finestrino. Aveva poco più di vent’anni ed era di bell’aspetto, con un viso dai lineamenti delicati.
Una donna si sedette accanto a lui. Dopo avere scambiato qualche chiacchiera a proposito del tempo, caldo e primaverile, il giovane disse, inaspettatamente: «Sono stato in prigione per due anni. Sono uscito questa mattina e sto tornando a casa».
♦ Le parole gli uscivano come un fiume in piena mentre le raccontava di come fosse cresciuto in una famiglia povera ma onesta e di come la sua attività criminale avesse procurato ai suoi cari vergogna e dolore. In quei due anni non aveva più avuto notizie di loro. Sapeva che i genitori erano troppo poveri per affrontare il viaggio fino al carcere dov’era detenuto e che si sentivano troppo ignoranti per scrivergli. Da parte sua, aveva smesso di spedire lettere perché non riceveva risposta.
♦ Tre settimane prima di essere rimesso in libertà, aveva fatto un ultimo, disperato tentativo di mettersi in contatto con il padre e la madre. Aveva chiesto scusa per averli delusi, implorandone il perdono.
♦ Dopo essere stato rilasciato, era salito su quell’autobus che lo avrebbe riportato nella sua città e che passava proprio davanti al giardino della casa dove era cresciuto e dove i suoi genitori continuavano ad abitare.
♦ Nella sua lettera aveva scritto che avrebbe compreso le loro ragioni. Per rendere le cose più semplici, aveva chiesto loro di dargli un segnale che potesse essere visto dall’autobus. Se lo avevano perdonato e lo volevano accogliere di nuovo in casa, avrebbero legato un nastro bianco al vecchio melo in giardino. Se il segnale non ci fosse stato, lui sarebbe rimasto sull’autobus e avrebbe lasciato la città, uscendo per sempre dalla loro vita.
Mentre l’automezzo si avvicinava alla sua via, il giovane diventava sempre più nervoso, al punto di aver paura a guardare fuori del finestrino, perché era sicuro che non ci sarebbe stato nessun fiocco.
♥ Dopo aver ascoltato la sua storia, la donna si limitò a chiedergli: «Cambia posto con me. Guarderò io fuori del finestrino».
L’autobus procedette ancora per qualche isolato e a un certo punto la donna vide l’albero. Toccò con gentilezza la spalla del giovane e, trattenendo le lacrime, mormorò: «Guarda! Guarda! Hanno coperto tutto l’albero di nastri bianchi».
E fu festa grande.
(fonte: Bruno Ferrero, La vita è tutto quello che abbiamo).