Tra i periodici più longevi della Calabria
La nuova edizione prevede quattro numeri all’anno
Torna a nuova vita «Parva Favilla», periodico d’impegno cristiano e culturale fondato dal Venerabile don Francesco Mottola, che giunge al terzo numero del 2010.
A circa settant’anni dalla fondazione, il periodico può essere considerato uno dei più longevi della regione.
Come ha avuto modo di spiegare alla stampa l’attuale vicedirettore della rivista don Francesco Sicari, era il 1933, infatti, quando don Mottola, che allora si trovava nel seminario di Catanzaro, aprì il suo animo agli altri attraverso questo periodico.
Dopo l’esperienza con le riviste «Fiamma Bruzia» e «Unione Sacra», con Parva Favilla, don Mottola «realizza un vero e proprio apostolato della parola – afferma Sicari –, una vera opera di evangelizzazione, per concretizzare, alla luce del Vangelo, una rivoluzione sociale nella nostra terra di Calabria». La rivista venne sospesa tra il ‘42 e il ‘43, per la malattia del direttore don Mottola, e riprese nel ‘44. Ancora ferma dal ’69 al ’71, a causa della morte del venerabile, riprese lo stesso anno per continuare ininterrottamente fino a gennaio 2004, «accompagnando momenti importanti – spiega ancora Sicari – quali l’apertura e chiusura del processo di Beatificazione del Servo di Dio». Dal ‘71 , il direttore responsabile fu il giornalista Antonio Mottola, cugino di don Francesco, mentre dal ‘75 assume la direzione don Girolamo Grillo, poi divenuto Vescovo, fino al 2002. Suo successore, per due anni, fu don Domenico Pantano. In occasione della dichiarazione di venerabilità di don Mottola, venne pubblicato un numero speciale nel 2008, mentre nel 2010 ripresero definitivamente le pubblicazioni, per decisa volontà dell’Istituto Oblato di tenere accesa questa piccola Fiamma. Oggi, il nuovo direttore, mons. Girolamo Grillo, vescovo emerito di Civitavecchia, ha creato attorno a sé una squadra motivata, che cercherà di garantire la pubblicazione a scadenza trimestrale, con quattro numeri all’anno. Oggi, la rivista è stampata in cinquecento copie e inviata in abbonamento a oblati laici, sacerdoti e vescovi calabresi ed ai molti simpatizzanti, che anche dal Lazio, dalla Sicilia e dal nord Italia dimostrano il loro interesse. Viene mantenuta tutt’oggi la dimensione regionale, che don Mottola cercò di conferire alla sua rivista e che si intravede nei suoi editoriali, i quali miravano all’elevazione sociale, civile e religiosa della Calabria. «Ecco perché gli articoli di fondo sono un vero e proprio spaccato storico – commenta Sicari – , che rivisita quasi 70 anni di vita ecclesiale calabrese». Resta, inoltre, la voglia di raggiungere una sorta di rivoluzione sociale attraverso quell’opera di evangelizzazione iniziata più di settant’anni fa da don Mottola, che scriveva così già nel 1939: «non dobbiamo morire, troppe cose muoiono attorno a noi, troppi ideali si spengono in Calabria, troppi sogni si classificano dagli uomini maturi, divenuti con gli anni, sapienti, chimerica poesia di giovinezza».