Baldessarro e Iatì a Tropea
Presenti Nicola Gratteri e Mario Spagnuolo
L’argomento è scottante, la situazione descritta desolante ma, è una storia che dobbiamo conoscere quella raccontata nel libro “Avvelenati”, edito da Città del sole con prefazione di Antonio Nicaso. Gli autori sono due giornalisti di Reggio Calabria: Giuseppe Baldessarro de Il Quotidiano della Calabria e Manuela Iatì di Sky Tg24. ‹‹Questa storia dev’essere raccontata perché uccide la nostra gente›› e proprio per questo motivo ieri sera a Tropea, presso il Cafè de Paris, si è svolta la presentazione di “Avvelenati”.
Il libro-inchiesta ripercorre la storia oscura delle navi dei veleni e del traffico di scorie a partire dagli anni ‘80 fino al ritrovamento del relitto di Cetraro dello scorso settembre che ha destato tanto scalpore.
Oltre agli autori del libro, erano presenti il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Mario Spagnuolo, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, Adolfo Repice Sindaco di Tropea e Romana Lorenzo Assessore Affari Generali Comune di Tropea. Ha moderato con grande sobrietà e puntualità Pietro Melia, giornalista Rai.
Sono stati tanti i cittadini tropeani che si sono avvicendati nella centralissima Piazza Ercole per ascoltare le parole degli autori del libro e degli altri autorevoli relatori. La presentazione del libro è stata seguitissima fino al termine.
Ad inizio serata, il moderatore, chiede agli autori come sia nata l’idea di scrivere questo libro. Baldessarro risponde che prima di loro, molti altri hanno scritto del problema delle “navi dei veleni” e del business dello smaltimento illegale dei rifiuti tossici. ‹‹Però nessuno -continua Baldessarro- aveva ancora operato una sintesi di tutti i fatti, spesso intrecciati fra di loro. Ecco perché, studiando le carte, siamo riusciti a ripercorrere l’intera storia delle navi dei veleni››.
Manuela Iatì aggiunge: ‹‹Mettendo insieme fatti e persone coinvolte, questo libro sembra narrare una storia di fantasia. Purtroppo le vicende sono reali e speriamo che più persone, leggendo il nostro libro, si indignino per quanto è successo e sta succedendo in Calabria››.
Mario Spagnuolo dopo aver apprezzato “l’accuratezza giornalistica del libro”, passa a raccontarci la situazione attuale del vibonese e dice: ‹‹Noi in procura non ci sentiamo né sconfitti, né sconfortati. Certo deve esserci una partecipazione più attiva da parte dei cittadini. C’è il rischio di una deresponsabilizzazione nei confronti dello stato attuale delle cose: tutto sembra irrimediabilmente compromesso e questo potrebbe spingere la gente a rassegnarsi. Invece no, dovete indignarvi e sostenere il nostro lavoro››. A proposito di ambiente irrimediabilmente compromesso, Spagnuolo, mette al corrente il pubblico presente dell’esistenza nel vibonese della “più grande discarica tossica d’Europa: si trova a Fornace Tranquilla a San Calogero”.
Tutta la gente ascolta con attenzione, plaude alle parole del procuratore, ma c’è tanta amarezza negli sguardi. Spagnuolo conclude dicendo che per senso civico bisogna ribellarsi ai soprusi, poiché “stiamo raggiungendo quella soglia al di sotto della quale non sarà più possibile convivere”.
Pietro Melia rivolge altre domande a Baldessarro e Iatì su alcuni personaggi raccontati nel libro.
‹‹Il capitano di fregata Natale De Grazia- dice Baldessarro – è la persona di cui abbiamo scritto con grande ammirazione. Era una persona splendida, un uomo del sud che amava la sua terra e lavorava con abnegazione per scoprire la verità. Morì in circostanze sospette nel ’95 proprio mentre le sue indagini stavano per svelare traffici inquietanti››.
Baldessarro si sofferma, poi, sulla figura del pentito Francesco Fonti: ‹‹Noi lo definiamo un “pataccaro”, non abbiamo mai dato adito alle sue parole, come invece spesso hanno fatto i giornalisti fuori dalla Calabria››. Anche Nicola Gratteri aggiunge qualcosa sulla figura controversa di Fonti: ‹‹Lo conosco perché l’ho interrogato per sei anni di seguito e vi posso assicurare che in tutto questo tempo non mi ha mai riferito, neanche lontanamente, dell’esistenza di “navi a perdere” o vicende simili. Dunque mi hanno molto stupito le sue dichiarazioni››. Gratteri ha poi voluto sottolineare l’impegno dei due autori del libro: ‹‹La mia presenza qui è un omaggio a loro, che non sono due giornalisti “piacioni” ma seri. “Avvelenati” è un libro altrettanto serio che contiene molti dati, ciò consente di avere una visione lucida della vicenda››.
Sul finire dell’incontro, fra il pubblico della cittadina tirrenica era presente l’ex assessore regionale all’ambiente Silvio Greco. Questi è intervenuto sull’argomento facendo un excursus della vicenda delle navi a perdere; ha spiegato il suo impegno nel chiedere con determinazione risposte al governo centrale sulla questione che, però, sono arrivate tardive e per niente soddisfacenti.
La serata si conclude con le parole di Manuela Iatì che dice: ‹‹Questo è un libro che racconta la grande omertà dei soggetti e dei poteri coinvolti. Omertà non significa solo ”non dire”, omertà significa anche “depistare”. Infatti una verità non si è mai trovata proprio perché spesso c’è stato un moltiplicarsi inutile delle parole volto a depistare le indagini. Nel libro non abbiamo voluto dare la nostra versione dei fatti: abbiamo voluto raccontare i fatti storici e quelli giudiziari. Per il resto abbiamo lasciato dei quesiti ai nostri lettori, perché crediamo che il dubbio serva ad alimentare la voglia di informarsi. Noi gente di Calabria dobbiamo sapere ciò che accade nella nostra terra, solo così troveremo il coraggio di indignarci››.
Quanto afferma la giornalista Iatì descrive la situazione di stasi che spesso caratterizza i calabresi. Il coraggio di reagire alcune volte manca, oppure si limita a contestare un fatto eclatante all’indomani dell’accaduto. Solo attraverso la presenza costante di persone impegnate sul territorio calabrese, come lo sono Baldessarro e Iatì, e una presa di coscienza generale si riuscirà a ingenerare uno scatto di orgoglio davvero rivoluzionario.