Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Papa Francesco riabilita
don Milani.
Le parole di Papa Francesco sul priore di Barbiana don Lorenzo Milani sono un fatto di portata storica. Il suo video-messaggio ripara una dolorosa ferita inferta al prete-profeta definito “pazzerello scappato di manicomio”, mentre la sua inquietudine non era frutto di ribellione, ma di amore e tenerezza per i suoi ragazzi, per quello che era il suo gregge, per il quale soffriva e combatteva, per donargli la dignità che, talvolta, veniva negata.
♦ Il video-messaggio di Papa Francesco, inviato a Milano il 23 aprile 2017, in occasione della presentazione del volume della collana Meridiani (Mondadori) che raccoglie l’edizione critica dell’opera omnia di don Lorenzo Milani, non è solo il riconoscimento di un papa a don Lorenzo Milani prete cristiano, ma è un atto di riparazione: la sutura di una ferita dolorosissima aperta nella storia.
♦ La dolorosissima ferita era stata inferta dalla recensione di padre Perego che Civiltà cattolica pubblicò il 20 settembre del 1958 all’uscita di Esperienze pastorali, il primo libro di don Milani, il suo più dirompente e attuale. Fu una stroncatura durissima, quella di Civiltà cattolica, rivista dei Gesuiti, che segnò in quel momento la frattura dell’incomprensione tra don Milani e la Chiesa di Roma, di più tra don Milani e Papa Giovanni XXIII, che, influenzato da quella recensione negativa, prima da patriarca di Venezia e poi da papa qualificò don Lorenzo Milani di “pazzerello scappato di manicomio”.
♦ Un giudizio durissimo in sé e ancor di più perché veniva dal papa che segnava la svolta nella dottrina sociale della Chiesa a un sacerdote cristiano che con quel libro squarciava alla Chiesa e ai sui pastori il velo sulla povertà materiale e culturale del suo gregge.
♥ Nel Videomessaggio Papa Francesco rivela che l’inquietudine di don Milani era amore, non era frutto di ribellione ma di amore e di tenerezza per i suoi ragazzi, per quello che era il suo gregge, per il quale soffriva e combatteva, per donargli la dignità che, talvolta, veniva negata”. – “Tutti abbiamo letto le tante opere di questo sacerdote toscano, morto ad appena 44 anni, e ricordiamo con particolare affetto la sua ‘Lettera ad una professoressa’, scritta insieme con i suoi ragazzi della scuola di Barbiana, dove egli è stato parroco. “.
♥ “Come educatore ed insegnante – ha aggiunto il Papa – egli ha indubbiamente praticato percorsi originali, talvolta, forse, troppo avanzati e difficili da comprendere”. “La sua era un’inquietudine spirituale – ha concluso il Papa – alimentata dall’amore per Cristo, per il Vangelo, per la Chiesa, per la società e per la scuola che sognava sempre più come ‘un ospedale da campo’ per soccorrere i feriti, per recuperare gli emarginati”.
♥ Papa Francesco “chiude” la polemica su don Milani, citando le sue parole:
«”Non mi ribellerò mai alla Chiesa perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati, e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa” (scritte il 10 ottobre 1958). «Vorrei proporre questo atto di abbandono alla Misericordia di Dio e alla maternità della Chiesa come prospettiva da cui guardare la vita, le opere, il sacerdozio di don Lorenzo Milani».
♦ Ciò significa riconoscerlo, una volta per tutte e per sempre, non solo maestro, non solo anticipatore dell’obiezione di coscienza, non solo precursore della dottrina sociale della Chiesa, ma nella dignità e nell’ortodossia del suo sacerdozio cristiano, la cosa cui più teneva, la cosa più importante, a fronte della “ruvida schiettezza” del suo linguaggio.
♦ Dice papa Francesco a proposito di quel linguaggio: «Si capisce che questo ha creato qualche attrito, qualche scintilla, come pure qualche incomprensione con le strutture ecclesiastiche e civili, a causa della sua proposta educativa, della sua predilezione per i poveri e della difesa dell’obiezione di coscienza. La storia si ripete sempre.
♥ ♥ Mi piacerebbe che lo ricordassimo soprattutto come credente, innamorato della Chiesa, anche se ferito ed educatore appassionato con una visione della scuola che mi sembra risposta alla esigenza del cuore e dell’intelligenza dei ragazzi e dei giovani».
(fonti varie web).