Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Ogni giorno Dio fa il meglio per noi.
– Ciò che Dio vuole è il meglio per noi. Ci crediamo? È sempre difficile per l’uomo, anche per quello di oggi, accettare le contrarietà della vita come segno della volontà di Dio per la nostra felicità.
– Questo vale soprattutto quando nella si prendono autentici schiaffi, come malattie, incidenti, rovesci economici.
– Papa Francesco durante l’Angelus del 16 gennaio di quest’anno in Piazza San Pietro ricordava ai fedeli che Dio vuole per noi il meglio, ci vuole felici.
– E il Papa ha invitato tutti: «Proviamo oggi a frugare tra i ricordi alla ricerca dei segni che il Signore ha compiuto nella mia vita. Ognuno dica: nella mia vita, quali segni il Signore ha compiuto? Quali accenni della sua presenza? Segni che ha fatto per mostrarci che ci ama. – Pensiamo a quel momento difficile in cui Dio mi ha fatto sperimentare il suo amore… E chiediamoci: con quali segni, discreti e premurosi, mi ha fatto sentire la sua tenerezza?
– Ognuno di noi nella sua storia ha di questi momenti. Andiamo a cercare quei segni e facciamone memoria viva.
– Nella graziosa storia di oggi, proveniente dalla saggezza hindù, si trovano le riprove di quanto si sta dicendo. Proviamo a trovarle.
Un re del tempo antico aveva un ministro molto saggio che, qualunque cosa accadesse, sentenziava: “Ciò che Dio vuole è per il meglio!” Questa esclamazione non sempre riscuoteva l’approvazione del re che non aveva la stessa fede in Dio del suo saggio ministro.
♦ Una volta il re rimase ferito in battaglia e anche in quell’occasione il ministro sentenziò, come sempre: “Ciò che Dio vuole è per il meglio!”
♦ Questa volta il re andò su tutte le furie: come osava il ministro dire una cosa del genere? cosa ci poteva mai essere di buono per lui nell’esser stato ferito?
E così fece imprigionare il ministro che accettò senza batter ciglio quell’ingiusta punizione con la solita esclamazione: “Ciò che Dio vuole è per il meglio!”.
♦ Vinta la guerra il re tornò al suo passatempo preferito: la caccia. Proprio durante una battuta di caccia, mentre cavalcava nella foresta, alquanto lontano dal suo seguito, il re fu improvvisamente circondato da una banda di briganti, adoratori della dea Kalì, alla quale essi solevano offrire ogni anno un sacrificio umano.
♦ Destino volle che questa volta la vittima designata fosse il re stesso, che fu incatenato e portato nel tempio. Ma la vittima sacrificale deve essere fisicamente integra e non presentare menomazioni di sorta.
♦ Perciò quando il sacerdote di Kalì si accorse della ferita del re, decretò che questi non era adatto a essere sacrificato e lo lasciò tornare libero al suo palazzo: quella ferita gli aveva salvato la vita!
♥ Il re si rese conto che il ministro aveva avuto ragione e lo fece immediatamente liberare e reintegrare nella sua carica.
♥ Quando il ministro fu alla sua presenza, il re gli raccontò l’accaduto e aggiunse: “La mia ferita è stata davvero per il meglio, perché grazie ad essa sono sfuggito alla morte… ma che cosa ne hai guadagnato tu, che sei rimasto rinchiuso in prigione?”.
♥ Il ministro rispose: “Maestà, se non fossi stato in prigione, sarei stato accanto a voi nella foresta; i banditi avrebbero catturato anche me e, dal momento che il mio corpo è intatto, avrebbero sacrificato me al vostro posto”.
♥♥ Il re ammirò la saggezza del suo ministro e da allora lo tenne nella più alta considerazione.
(Saggezza hindù)
♥ Abbiamo fiducia: il Signore vuole il nostro bene e combatte per noi!