Dinanzi a Diocleziano
«Non sono più io che vivo, Cristo vive in me» (Gal 2,20)
Riferimento biblico
«Sono stato crocifisso insieme a Cristo; vivo, però non più io, ma vive in me Cristo. La vita che ora io vivo nella carne, la vivo nella fede, quella nel Figlio di Dio che mi amò e diede se stesso per me.
Non rendo vana la grazia di Dio; se infatti la giustizia proviene dalla legge, allora Cristo è morto per nulla». (Gal 2,19-21)
Dalla vita di S. Domenica – Dinanzi a Diocleziano.
Domenica e i suoi genitori furono presentati a Diocleziano. Gli sguardi di tutti si fermarono subito sopra l’avvenente quindicenne Domenica. Il giudice li accoglie col sorriso sulle labbra e nella maniera più lusinghevole rivolto a Domenica così le parla: «Senti figliuola: come mai tu, di nobili natali, di tanto ingegno e così avvenente, ti sei lasciata indurre a farti cristiana, seguace di un galileo fatto morire sopra una disonorata croce? A lui contrapponi la maestà degli dei, dinanzi ai quali anche la mia destra brucia l’incenso? Smetti, Domenica, queste tue superstizioni nocive all’impero ed io t’accetterò come figliola; penserò a cercarti un degno sposo e a prepararti una vita felice. Se invece vuoi ostinarti nella tua stolta religione dovrai provare la tremenda ira di Cesare. Scegli, dunque, da saggia e prudente».
Domenica, in mezzo ai genitori, coraggiosamente risponde: «Non accadrà mai che tu mi persuada a rinnegare la fede del mio Dio Gesù Cristo; non avverrà giammai che io abbandoni il mio amante Signore, che è il solo vero Dio, per bruciare gli incensi agli dei falsi e bugiardi. Dello sposo non mi dò pensiero, perché l’ho già scelto nel cielo, capace di rendermi felice in eterno. La tua adozione non mi occorre, perché ho per padre il mio Dio, che mi dà la forza di stare così calma e tranquilla davanti alle tue minacce che non potranno separarmi da Lui, che mi aspetta con questi miei cari genitori al premio eterno, riservato ai suoi fedeli».
Queste parole di Domenica sdegnarono grandemente l’Imperatore, il quale su tutte le furie, diede ordine che i tre seguaci di Cristo venissero subito trascinati per la città ed essere frustati per le strade. Ma essi, sotto la tempesta di tanti colpi, benedicevano il Signore che li aveva resi degni di patire per Lui.
Quindi Diocleziano, nella sua raffinata malizia, pensò che più della morte sarebbe riuscita dolorosa per Domenica la separazione dai suoi genitori.Diede dunque ordine che Doroteo ed Arsenia fossero tratti di prigione, e carichi di catene, venissero spediti nella lontana Mesopotamia.
Acclamazione corale (tutti)
Nella dura lotta, il Signore diede loro vittoria, * perché più potente di tutto è il suo amore. * Il Signore ha dato ai suoi martiri la corona dei giusti e un nome glorioso. * I martiri santi vivono in eterno, * la loro ricompensa è il Signore.
Riflessione
“Vivo, però non più io, ma vive in me Cristo”. La misura del bene e del male può essere soltanto Gesù Cristo che abita in noi, nessuna altra legge può darci garanzia. È una scelta “vitale”, che non è soltanto un fatto di comprensione mentale del mistero, ma di comprensione totale, vitale, mistica: “La vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede, quella nel Figlio di Dio che mi amò e diede se stesso per me”.
C’è un rapporto di identificazione tra il credente e Cristo che porta all’abbandono fiducioso, totale nelle mani di Dio: perché se Dio mi ha amato al punto di donarsi e darsi a morte per me, non posso non donare tutta la vita per Lui. La vera fede è un abbandonarsi “perdutamente” nelle mani di Dio.
I martiri si confortavano l’un l’altro nel carcere: ” Prima di tutto, o benedetti, non contristate lo Spirito Santo, che è entrato con voi in carcere. Se, infatti, egli non fosse entrato con voi, neanche voi sareste stati lì oggi. Perciò impegnatevi a farlo restare con voi, perché di là vi conduca dal Signore… Vi sono delle tenebre, ma voi stessi siete luce; vi son delle catene, ma siete sciolti per Dio. C’è un cattivo odore, ma voi siete odore di soavità. Dovete essere giudicati da un giudice, ma un giorno voi giudicherete i giudici” (Tertulliano, Ai Martiri).
Preghiera
· Noi ti lodiamo e ti adoriamo, o Cristo, causa e modello di ogni martirio, perché ci hai amati sino alla fine.
· Per i tuoi martiri, che abbracciarono la morte a testimonianza della fede, donaci la vera libertà di spirito.
· Per i tuoi martiri, che confessarono la fede sino all’effusione del sangue, da’ a noi una fede pura e coerente.
· Per i tuoi martiri, che seguirono le tue orme sul cammino della croce, fa’ che sosteniamo con fortezza le prove della vita.
· Per i tuoi martiri, che lavarono le vesti nel tuo sangue, donaci di vincere le seduzioni della carne e del mondo.
Impegno
Rifletterò e scoprirò se mi sono convertito a fondo a Cristo, o se sono rimasto un credente di superficie. Liberato della semplice osservanza esteriore delle leggi, voglio vivere in Cristo, o meglio per far vivere in me Gesù Cristo.