Cultura e Società Fede e dintorni

Nostalgia del sepolcro o voglia di resurrezione.

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Nostalgia del sepolcro o voglia di resurrezione.

– I giorni della settimana di Pasqua liturgicamente formano l’unico grande giorno della Pasqua: preghiere, invocazioni, reazioni dei personaggi delle letture bibliche che hanno accompagnato i singoli giorni, hanno messo in evidenza il singolare duello tra la morte e la vita: “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”.
– Il risorto non lo si può più cercare tra i morti; ma tra i viventi che egli vivifica con la grazia della sua resurrezione. – La bellissima omelia di Papa Francesco di inizio settimana ha offerto spunti e contenuti sui quale impostare la nostra resurrezione sulla pandemia del Codiv-19.
– Resistere alla nostalgia del sepolcro, il ritorno al «come prima». Questo non ci serve. Bisogna avere il coraggio di scegliere forme di resurrezione. Allora la nostra scommessa sarà per la vita, per la risurrezione dei popoli.

Davanti al sepolcro vuoto.
♦ Maria di Magdala, dopo aver dato l’allarme sulla sparizione del corpo di Gesù, piange con lo sguardo ancora fisso sul sepolcro vuoto. Persino quando il Risorto in persona la interpella, ella lo scambia per il guardiano del giardino. Ed è solo quando sentendosi chiamata per nome si volge verso di Lui, invertendo di 180 gradi la direzione del suo sguardo rispetto al sepolcro, che lo riconosce.
♦ Il Vangelo ci presenta una scelta di tutti i giorni, un’opzione umana che regge dal giorno del sepolcro vuoto: l’opzione tra la gioia, la speranza della resurrezione di Gesù, e la nostalgia del sepolcro.
Perciò se sceglieremo il Risorto, «la nostra scommessa sarà per la vita, per la risurrezione dei popoli».
Se invece rimarremo fissi a guardare il sepolcro, senza capire (e riconoscere) la Parola di resurrezione e la novità grande e urgente che ci sta davanti, l’opzione sarà «per il dio denaro: tornare al sepolcro della fame, della schiavitù, delle guerre, delle fabbriche delle armi, dei bambini senza educazione».

♦ Terribile bivio non solo per i singoli, ma per l’umanità intera, per i governi, per le istituzioni democratiche, per gli ambienti politici e scientifici e per chi controlla il mondo economico e finanziario.
Tutto questo è così attuale in questi mesi di pandemia, mentre già si prepara quel “dopo” al quale Papa Francesco ha fatto esplicito riferimento e sul quale tutte le nazioni si sono messe al lavoro.
♦ Sembra che Papa Francesco abbia voluto inoculare queste parole nelle coscienze degli uomini, come se fossero un vaccino. Da un lato per fermare un’epidemia da sempre ben più pericolosa del coronavirus – quella dell’egoismo e dell’odio che vanno di pari passo con l’adorazione del dio denaro –; dall’altro per invece diffondere quello che domenica ha definito «il contagio della resurrezione che si trasmette da cuore a cuore, perché ogni cuore umano attende questa Buona Notizia».

La scelta per la vita nuova.
Il dopo Covid-19 dovrà essere perciò, negli auspici e nelle raccomandazioni del Papa, l’occasione per una rivoluzione copernicana che metta al centro di tutto l’uomo e non i soldi, i poveri e non il loro indegno sfruttamento, i popoli e non chi vuole opprimerli.
♦ «Nulla sarà come prima», è una delle frasi che si sentono ripetere più spesso in questo periodo. E perché non diventi un vuoto slogan, o peggio ancora, una strategia gattopardesca, Papa Francesco in questi giorni di Pasqua ha tracciato una sorta di preziosa road map: «Preghiamo per i governanti, gli scienziati, i politici, che hanno incominciato a studiare la via d’uscita, il dopo-pandemia: perché trovino la strada giusta, sempre in favore della gente, sempre in favore dei popoli».

♦ E in questo contesto non possono passare in secondo piano la proposta di «una forma di retribuzione universale di base» affinché «nessun lavoratore sia senza diritti»; e il robusto richiamo all’Unione Europea che «ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero».
♦ In quest’ultimo caso, ad esempio, guardare al sepolcro significa continuare a dar libero corso a quelle «rivalità», all’«egoismo degli interessi particolari» e «alla tentazione di un ritorno al passato», che possono portare alla dissoluzione dell’Ue, ha avvertito il Pontefice. Mentre la scelta di resurrezione è «un’ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative ».

La conversione del cuore e dei sistemi sociali ed economici.
♦ Serve dunque una ‘inversione a U’ in tutti i campi. Anche nel vocabolario. Occorre mettere al bando termini come indifferenza, egoismo, divisione, dimenticanza, commercio delle armi, guerre, aborto (in una parola il dio denaro) e promuovere invece la solidarietà.
♦ Non è una semplice coincidenza che proprio della necessità di un «contagio della solidarietà», abbia parlato venerdì santo il nostro capo dello Stato, Sergio Mattarella, in un messaggio agli italiani, che evidentemente non vale (dal punto di vista dei contenuti) solo per noi.
♦ E colpisce che quella parola, ‘contagio’, sia risuonata a distanza di così poco tempo sia sulle sue labbra, sia su quelle del Papa. Contagio della resurrezione, cioè della speranza e della solidarietà.

Ogni uomo diventi come Maria di Magdala, volgendosi di 180 gradi: spalle al sepolcro, al denaro, alla morte e sguardo puntato verso la vita vera della gente vera, e primi fra tutti i poveri.

(fonte: cf Avvenire martedì 14 aprile 2020).

I testi liturgici in questi giorni hanno messo in evidenza il singolare duello tra la morte e la vita: “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”. – Il risorto non lo si può più cercare tra i morti; ma tra i viventi che egli vivifica con la grazia della sua resurrezione. Bisogna resistere alla nostalgia del sepolcro, del ritorno al «come prima». Bisogna avere il coraggio di scegliere forme di resurrezione. Allora la nostra scommessa sarà per la vita, per la risurrezione dei popoli.

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