La Trophaeum Movie sta per presentare un nuovo film
Si aspetta la data per la prima del nuovo film in dialetto calabrese, girato a Tropea. Dai contenuti della storia, ispirata ad una vicenda realmente accaduta, si evince la denuncia per l’endemica mancanza di lavoro nel sud d’Italia.
di Bruna Fiorentino
foto Salvatore Libertino
Tropea - Dopo un anno di intenso lavoro, si sono concluse le riprese del nuovo film di Bruno Cimino Non per tutti è Natale, impreziosito dalle splendide musiche del maestro tropeano, Vincenzo Laganà. La realizzazione è stata segnata da numerosi problemi che ne hanno rallentato i lavori e per alcune scene è stata addirittura rivista la sceneggiatura.
Il film è parlato quasi completamente in dialetto calabrese, come voluto dal regista che in tal modo, ancora una volta, ha voluto estrinsecare il suo amore per Tropea e per il Sud d’Italia, come per tutti i Sud del mondo, innalzando la lingua popolare a livello d’arte. Per permettere una migliore comprensione, tuttavia, il film è sottotitolato in italiano.
La Trophaeum Movie, che autofinanzia questi progetti, si ritiene “molto soddisfatta”, come ha dichiarato il suo presidente Salvatore Libertino, anche direttore della fotografia e responsabile del montaggio.
Così, dopo “Un amore chiamato Tropea” del 1997 e “Karma” uscito appena un anno fa, è possibile prevedere che per la prossima primavera verrà annunciata la prima di questo nuovo lavoro che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe accendere qualche critica, sempre costruttiva e proficua se intesa nell’ampio senso greco del termine.
In effetti, la trama del lavoro di Cimino è stata costruita su una triste vicenda realmente accaduta anni fa in Sicilia sapientemente adattata ai nostri giorni. La sceneggiatura, quindi, si presenta come una palese denuncia contro una società che non è riuscita a debellare la grande piaga della disoccupazione al sud e contro la gestione politica, sempre più mediocre, della cosa pubblica.
Siamo davanti, quindi, ad una pagina rediviva di neorealismo nostrano segnata da scene di misera vita quotidiana in cui i dignitosi e, a volte, alteri protagonisti devono cercare di soddisfare i primordiali bisogni del genere umano imbattendosi e confrontandosi di continuo con quelle realtà insormontabili quali la mancanza di lavoro, il malcostume politico e le consuete beffe della vita.
Gli attori, di pasoliniana estrazione e rimembranza, sono stati nuovamente scelti scandagliando le viuzze ed il porto di Tropea, prediligendo, con l’eccezione dei protagonisti principali Maria Grazia Teramo, attrice di teatro, e Franco Cimino, cantante con illustri trascorsi teatrali, gente comune immersa nella realtà locale.
Le situazioni che coinvolgono il protagonista del film Francesco e la sua famiglia al primo impatto potrebbero apparire scontate nella semplicità della narrazione e per questo gli autori del film hanno preferito affidare le uniche risposte certe al pensiero della saggezza popolare che ancora oggi, libera da costrizioni di partito, grida, ad esempio: u saziu no cridi o diunu oppure senza u fissa u furbu non campa
Infatti, alcuni tra i più significativi quadri che formano la struttura del film vengono sottolineati dalla presenza di un mendicante, straordinario personaggio inserito come maschera-metafora, che incarna la voce della coscienza rivelando la vera entità dell’animo umano. Solo le frasi messe in bocca a questa figura, stracciata nelle vesti ma lucidissima nelle sue disamine dialettali, possono sintetizzare e spiegare il pensiero ultimo del regista Bruno Cimino che, pur valorizzando al massimo le bellezze paesaggistiche di Tropea, intende così denunciare un’immutata situazione di degrado ed ingiustizia sociale.
|
|||