Politica

Non condivise le scelte sul porto

Reazione di D’Agostino alla delibera sule linee programmatiche

L’ex consigliere non condivide il nuovo corso tracciato dalla maggioranza

Sandro D'Agostino
L'ex consigliere comunale Sandro D'Agostino

Indietro Tutta! E’ il titolo di una nota e simpatica trasmissione televisiva di qualche anno fa. Oggi è anche il senso del programma dell’amministrazione Vallone. La delibera di Giunta n. 1 del 10.8.2011 conferma le preoccupazioni di chi ritiene che si sia inesorabilmente avviato il percorso verso un bieco passato per la Città di Tropea. Si tralascia ogni commento sulle vuote frasi di stile ivi contenute e su quelle imbarazzanti di autocompiacimento proposte in ricordo di una primavera valloniana che nella realtà si è dimostrata un ventoso deserto di regresso culturale del paese. L’attenzione è tutta sul capitolo Porto di Tropea: si legge, infatti, della “impossibilità da parte dell’Ente di gestire direttamente l’importante struttura ricettiva. Riteniamo impensabile, infatti, che una struttura di questo tipo … possa entrare nelle competenze del nostro Ente in modo definitivo … Ed ancora: la sua gestione “comporterà una spesa non indifferente in vista di un’ipotetica transazione, sia in caso di sentenza favorevole al Comune, sia in caso in cui Comune dovesse risultare perdente”.
Probabilmente la Giunta Vallone ritiene che nell’anno 2011 l’amministrazione di una città di eccellenza turistica consista nel favorire il rilascio di concessioni per la vendita di pizzette e fritti vari (primo intervento realizzato con l’insediamento) in pieno Centro Storico. Quello che è certo è l’autodichiarazione d’incapacità a gestire una struttura portuale che – sotto la guida comunale, in pochi mesi e nonostante gli ostruzionismi di ogni sorta – ha già raggiunto gli standard delle prestazioni garantite dalla Società Porto di Tropea. Il problema non sono le competenze del Comune ma l’incompetenza della giunta Vallone a gestire la cosa pubblica secondo politiche moderne di progresso per la città! Il Porto ovviamente non arreca nessuna spesa ma solo guadagni per la Città di Tropea. E poi quale transazione si vorrebbe compiere? L’attuale maggioranza dovrebbe spiegare chiaramente cosa intendono al riguardo. Diversamente è evidente che dietro questo termine si cela un accordo con qualche società privata che beneficerà (ancora e come in passato) di guadagni che invece dovrebbero essere destinati a contenere le tasse che i cittadini di Tropea si vedranno costretti a pagare. Nessuna minaccia era contenuta nel manifesto della lista Passione Tropea. Il male ingiusto è quello che si vorrebbe compiere ai danni della città di Tropea se si procedesse alla dichiarata inversione di rotta nella gestione del Porto rispetto a quanto compiuto dall’amministrazione Repice. Preciso unicamente che ogni atto riguardante la struttura portuale è già stato inoltrato alla Procura della Repubblica, che sarà puntualmente informata su ogni azione che potrebbe arrecare pregiudizio alla cittadinanza.
Quanto alle azioni giudiziarie su cui ironizzava l’avv. Macrì sarebbe opportuno che lui, o chi per lui, rispolverasse i testi universitari (e non i manuali sul Giudice di Pace) per rileggere la differenza che passa fra le impugnazioni ordinarie e quelle straordinarie avverso i provvedimenti giudiziari. Il richiamo che ponevamo non è, tuttavia, sulle vicende processuali ma sui loro atti di governo. La cittadinanza deve comprende l’impudicizia con la quale vengono poste in essere condotte di segno contrario alle dichiarazioni che hanno reso per sedici mesi. Basti leggere un comunicato della lista Uniti per la Rinascita per comprendere con quale violenza chiedevano “l’annullamento delle elezioni perché il risultato finale è stato gravemente inficiato dalla determinante partecipazione al voto di alcuni soggetti diversamente abili per vizi di mente che, in spregio alle disposizioni di legge, son stati ammessi al voto con accompagnatore”. Mi chiedo con quale faccia siederanno nei banchi del consiglio comunale quando loro stessi – per come documentalmente si può evincere – ritengono di essere stati eletti in spregio alle disposizioni di legge. La loro coscienza non pulsa più verso quei sentimenti di giustizia che li hanno animati per sedici mesi? Saranno guariti quegli elettori che avevano inficiato le elezioni con io loro voto? Il problema non è giuridico ma etico. La verità è che siamo innanzi a soggetti che pur di mantenere il potere non hanno difficoltà a rinnegare quanto da loro stessi dichiarato.
Leggendo le dichiarazioni dei neo amministratori tropeani in merito al ricorso elettorale ritornano alla mente gli aforismi del sagace saggista boemo Karl Kraus, il quale scrisse: “Mi sono interessato a fondo della dignità umana: ho disposto nel mio laboratorio le analisi più disparate sull’argomento. Tutti i tentativi sono falliti miseramente a causa della difficoltà che ho incontrato a procurarmi il materiale occorrente”.

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