Le rivendicazioni dei lavoratori e delle forze sociali calabresi
Il disagio sociale e sanitario calabrese sembra essere diventato un caso nazionale dopo la commedia dei cinque nomi che si sono alternati, nel giro di un mese, per la nomina della guida della sanità regionale
Tutto questo clamore è fuori tempo massimo: le cause e i responsabili dello sfacelo – che riflette quello, più generale, del Paese e dei 37 miliardi tagliati al diritto alla salute in meno di 10 anni – sono noti da tempo. Ciò che è cambiata, invece, è la coscienza dei calabresi: le manifestazioni popolari per la riapertura degli ospedali chiusi durante lo scellerato piano di rientro si susseguono a cadenza giornaliera nonostante l’aumento dell’emergenza Covid e, in esse, cominciano a levarsi cori a favore delle soluzioni vere e strutturali del problema; un problema che non è limitato alla sanità ma si estende al precariato lavorativo, endemico nella regione. Le realtà sociali e le organizzazioni dei lavoratori protagonisti di queste manifestazioni si sono riunite qualche giorno fa, in modalità virtuale, per elaborare un piano di azioni e rivendicazioni unitario, comprendendo che il diritto al lavoro, alla salute e alla dignità si potrà conquistare solo colpendo gli interessi di chi lucra con una politica aziendalistica sul settore sanitario e sui servizi tutti.
La Calabria spende da anni, pro-capite, fino a duecento milioni all’anno in meno della media nazionale in sanità, perché non riceve fondi perequativi commisurati alle sue esigenze epidemiologiche. Questo rende il piano di rientro moralmente illegittimo, oltre
che incostituzionale. Questo è alla radice dell’impossibilità di agire con prontezza nell’allestimento di locali di emergenza e nell’aumento dei posti letto. Questo, ancora, è alla base di follie come la diminuzione da 4,47 a 2,98 posti letto ogni mille abitanti negli ultimi dieci anni e della perdita, nello stesso periodo, di 3800 unità di personale, o di iniquità locali dovute alla guerra fra poveri dei territori. Questo, infine, è la causa per cui la Regione sborsa una rata annuale da 30,7 milioni a un tasso usuraio annuo del 5,89% per ripagare i debiti sanitari contratti con il Governo. Il potenziamento della medicina territoriale e il recupero pieno degli ospedali periferici, obiettivi che consideriamo primari, risulteranno sempre impossibili all’interno di questa cornice.
La Regione spende, invece, fino a 430 milioni all’anno per la sanità privata convenzionata. Parliamo di strutture che si occupano, principalmente, degli interventi più profittevoli mentre lasciano al pubblico le pratiche più gravose come il pronto soccorso e la
terapia intensiva: una perdita netta per l’investimento pubblico. Strutture che si è dimostrato, attraverso report e inchieste, ottengano spesso e volentieri rimborsi maggiorati (attraverso la falsificazione dei DRG), oltre praticare sfruttamento del personale e malasanità per obiettivi di risparmio. Realtà che, grazie alla loro commistione con la politica locale, riescono a fare pressioni per spese inefficienti e per non far funzionare le cose nel pubblico.
A tutto questo si aggiunge l’aziendalismo della politica nazionale che, per non intaccare i profitti di pochi, ha prima ritardato la chiusura delle zone industrializzate e, poi, ceduto a soluzioni economiche patetiche – come le briciole a debito del Recovery Fund, che non
arriveranno prima del prossimo anno – che derivano dal fatto di non poter controllare gli istituti di emissione di credito e gli enormi capitali che, proprio col Covid, stannomassimizzando i ricavi (ricordiamo che i miliardari italiani hanno aumentato nel 2020 il loro
patrimonio del 31% e il 10% più ricco della popolazione, negli ultimi 20 anni, è passato dal possedere il 40% al possedere più del 60% della ricchezza totale). La Regione Calabria non è stata da meno, offrendo alle imprese sostegni economici senza, però, porre alcuna condizione sul rispetto delle normative Covid e sulla stabilizzazione dei lavoratori.
Per tutto questo, le realtà sociali e le organizzazioni dei lavoratori di questo coordinamento ritengono una necessità immediata, improrogabile e inemendabile lottare per i seguenti obiettivi, da raggiungere con ogni mezzo, attraverso le richieste ufficiali come attraverso le piazze e gli scioperi:
– Revoca del piano di rientro sanitario, riforma del riparto dei fondi sanitari e assunzioni nella sanità pubblica al fine del rispetto dei LEA, della riapertura degli ospedali abbandonati, compresi quelli di montagna e delle zone periferiche e della messa in funzione della medicina territoriale.
– Istituzione di un comitato di controllo popolare sulla gestione del settore sanitario, affiancando al personale dirigenziale tecnico un controllo politico da parte dei lavoratori sul raggiungimento dei risultati, che abbia potere di revoca sulla nomina della dirigenza tecnica.
– Nella misura in cui occorra per incrementare l’efficienza del SSN, esproprio delle cliniche private al fine di integrarle, insieme con il relativo personale sanitario, nel sistema pubblico, così da aumentare le risorse per la degenza dei convalescenti e per i reparti trasferibili senza che ci sia, in questi, lo scopo del lucro.
– Patrimoniale del 10% sul 10% più ricco della popolazione (con ricchezze da mezzo milione a centinaia milioni e miliardi di euro) allo scopo di istituire un grande piano di assunzioni stabili nei servizi e nei lavori pubblici di tutti i settori, per la stabilizzazione dei contratti precari degli operatori sanitari e di tutti i lavoratori, per l’eliminazione dell’imbuto formativo nella formazione dei giovani medici e per l’eliminazione del numero chiuso nella facoltà di medicina.
Firme
USB Calabria, Fronte della Gioventù Comunista, Cobas Telecomunicazioni, Slai Cobas, Fials sanità VVMediass – medici di famiglia, La Cosa Pubblica – Reggio Calabria, Il Baco resistente – Catanzaro, Spa Arrow – Rende, Associazione Nazionale Lavoratori Stagionali, Calabria, Sociale – Tropea, Libertas – associazione culturale Tropea, Comitato ospedale Soveria Mannelli, Ass. nazionale persone con malattie reumatologiche e rare, Orsa – portuali di Gioia Tauro, CSC Nuvola Rossa – Villa S. Giovanni, Potere al Popolo – Calabria, Arci – Crotone
Rifondazione Comunista – Calabria, Giovani comunisti – CosenzaAss. Culturale Magnolia – Reggio Calabria, Sportello Sociale Autogestito – Lamezia Terme, Collettivo Stipaturi – Lungro, Associazione malati cronici – Lamezia Terme, Movimento diritto alla salute – Lamezia Terme
APPRODI – lavoratrici e lavoratori della cultura e dello spettacolo Calabria, Le Lampare Basso Jonio Cosentino, Collettivo MalaErba – Reggio Calabria e dintorni