Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Nell’abisso dell’uomo, una luce di speranza.
“Dal profondo a te grido, o Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica. Se consideri le colpe, Signore, chi ti può resistere? Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore. Io spero, Signore. Spera l’anima mia, attendo la sua parola”. (salmo 130, 1-5).
– La vita ci fa spesso sperimentare l’abisso del dolore e del non senso di certi avvenimenti, come le morti violenti di familiari compiute da propri congiunti.
– Ed è proprio l’abisso del dolore che invoca da Dio una luce che dia speranza e un nuovo senso alla vita. Nella chiesa dello Spirito Santo di Pescara lo scorso 23 maggio 2018 questo è avvenuto nel funerale di Fausto Filippone, l’uomo che si è lanciato dal ponte dopo aver gettato la figlioletta e aver ucciso precedentemente anche la moglie gettandola dal balcone di casa.
♦ Il funerale di Fausto Filippone, un funerale celebrato sull’orlo dell’abisso, scrutandolo e domandandosi che cosa ci fosse là in fondo, se Dio vi fosse presente, e in quale modo, e perché?
“Proprio lui, Fausto: l’uomo, il marito, il padre, il nostro fratello che domenica scorsa dall’alto del viadotto sull’A14, a Francavilla, ha scrutato a lungo l’abisso che gli si apriva sotto i piedi, rivolgendo poi lo sguardo all’abisso che da tempo si era spalancato nella sua anima; aveva vagato da un abisso all’altro a lungo; e alla fine si era tuffato, proprio come aveva costretto a fare a moglie e figlia: giù nell’abisso, in quell’ignoto ritenuto più accettabile di una realtà nota ma così dolorosa e insostenibile da indurlo a saltare dall’altra parte”.
Il funerale è stato in forma strettamente privata. Tutto discreto e misurato. A cominciare dai fiori, pochi, semplici e candidi, i fiori degli “Amici di sempre”.
♥ Per continuare con le parole del parroco don Giorgio Campili, che evocava proprio l’abisso: «Dio ci raggiunge nella profondità del baratro della nostra esistenza per riprenderci e, certamente, potrà farlo anche con il nostro fratello Fausto».
♥ In circostanze come quella di questo funerale, comunicano più i gesti che le parole. E la carezza di don Giorgio ad Antonella, la sorella di Fausto, vale più dell’omelia più profonda e brillante, forse perché muta. Una carezza e un abbraccio.
♥ E un altro abbraccio, più lungo, per Antonio, il padre di Fausto, che nei mesi scorsi aveva dovuto scrutare l’abisso della morte della moglie, al termine di una lunga malattia degenerativa, di quelle che rendono impossibile non confrontarsi con il senso del dolore, della sofferenza, della morte.
Da parte sua Antonio, il papà, non riusciva ad alzarsi e rimaneva seduto. Gli amici gli si avvicinavano, gli sussurravano qualche rara parola all’orecchio, si allontanavano. Non andavano molto distante. Restavano sul sagrato in attesa della bara che, prima di essere accompagnata fuori, era accarezzata e baciata da Antonio, stavolta sorretto dalla figlia.
♥♥ Ai successivi funerali di Marina Angrilli e della figlia (moglie e figlia del Filippone), le rispettive famiglie si sono abbracciate. La famiglia Filippone aveva annunciato che avrebbe partecipato ai funerali e così è stato. La sorella dell’uomo era particolarmente distrutta dal dolore. Arrivata in largo anticipo, la donna si è intrattenuta con i cugini di Marina.
♥ Il vescovo di Pescara, monsignor Tommaso Valentinetti, che ha presieduto i secondi funerali, ha invitato a puntare il dito sul male che provoca l’abisso dell’uomo: “Marina e Ludovica sono state rapite dal male, dal nemico. Nemico che purtroppo continua a rapire nella morte le persone che amiamo e a cui vogliamo bene. Noi gli vogliamo puntare contro il dito con la preghiera“.
(fonte: cf Avvenire.it, 24 e 25 maggio 2018).