Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Musica contro la povertà.
– La musica, ormai è accertato dalla scienza, ha benefici effetti sulle persone, sugli animali e persino sulle piante.
– Inoltre ha incredibili potenzialità di comunicare i problemi, piccoli o grandi che siano, e portarli all’attenzione dei più. – La musica è un forte collante sociale, capace anche di dare a gruppi di amici un’identità che li tiene uniti.
– Ma può essere anche usata per messaggi poco (o per niente) accettabili. C’è chi ha accostato brani di ieri a brani di oggi, facendo rilevare il progressivo imbarbarimento di testi e di suoni. Ma… c’è di mezzo l’uomo, dal cui cuore sgorga il bene ed anche il male.
– Ecco oggi una bella storia di musica. Dall’Uganda si va affermando un fenomeno che diventa una storia bella. Un piccolo cantante rapper, a otto anni, canta contro la povertà e la condizione dei bambini come lui. La sorpresa: vince un premio negli USA. E’ la storia di Patrick, alias Fresh Kid, che ormai spopola su YouTube con il rap “Bambi” ovvero “Per favore”. «Non rimandatemi al villaggio dove non c’è aiuto, ricordo tempi in cui il denaro era scarso e avere soldi e cibo era così difficile..»
– Il piccolo cantante alterna lo studio di registrazione alla scuola e al gioco con i coetanei. Ha una memoria prodigiosa e le sue doti vocali sono straordinarie.
Si chiama Patrick Ssenyonjo, ha otto anni e vive in Uganda.
♦ Chiamatelo pure Fresh Kid: è il nome rap con cui firma i suoi successi musicali su YouTube. L’inglese, che in Uganda è lingua ufficiale, si ferma però al nome: i testi sono in Luganda, uno dei numerosi idiomi indigeni parlati nel Paese.
♥ La hit “Bambi”, che significa “Per favore”, ha superato le 200mila visualizzazioni. Ma non aspettatevi un testo sdolcinato, di cortesia c’è solo il titolo. Da autentico rapper, Fresh Kid sceglie di esprimersi con l’imperativo. E denuncia la condizione di povertà in cui è cresciuto: «Non rimandatemi al villaggio dove non c’è aiuto, ricordo tempi in cui il denaro era scarso, avere soldi e cibo era così difficile».
Ora le cose vanno meglio per Patrick, cresciuto in una zona di piantagioni di caffè una sessantina di chilometri a nord della capitale Kampala. «Appena sentiva una canzone alla radio riusciva subito a cantarla» ricorda il padre, analfabeta.
♦ Un giorno fu invitato a esibirsi prima dello spettacolo di un noto cantante locale, arrivato al villaggio. Con quella performance guadagnò quanto un insegnante in un mese, l’equivalente di 136 dollari Usa.
Così il padre si chiese se non poteva usare il talento del figlio per migliorarne la vita e per poterlo fare studiare. Contattò uno “scopritore di giovani talenti” e lo convinse a produrre le canzoni di Patrick. Nacque Fresh Kid. «I bambini dovrebbero darsi da fare, lavorare duro. Se avete un talento, usatelo» dice oggi il ragazzo.
Sulla prima affermazione è difficile trovarsi d’accordo. I bambini dovrebbero giocare, studiare, senza preoccuparsi dei soldi. Mettere a frutto i loro talenti, ma non per guadagno.
Resta il dato di fatto che oggi Patrick, 8 anni, si è trasferito con la famiglia nella capitale, hanno acquistato un appartamento e lui frequenta una scuola d’eccellenza. Il padre, che faceva manicure, ha aperto un suo salone di bellezza.
♥ I rap di Fresh Kid spopolano alla radio e nei locali, hanno anche vinto il premio Miglior video internazionale dei Music Video Awards, riconoscimenti assegnati in Carolina, Stati Uniti.
♦ Il governo ugandese aveva provato a fermarlo, l’anno scorso, in nome del divieto del lavoro minorile. Encomiabile quanto surreale in un Paese minato da povertà e corruzione, dove ben altri sono i mestieri che sfruttano duramente i bambini.
♥ Il caso arrivò sui giornali, l’opinione pubblica difese Fresh Kid “orgoglio” ugandese.
E lui è ancora lì, nello studio di registrazione che alterna alla scuola e al gioco con i coetanei. «Ha una memoria prodigiosa e le sue doti vocali sono straordinarie» dice Aggrey Akena, uno dei suoi produttori.
Canta, Fresk Kid, finché ti piacerà. E continua a rivendicare “per favore” i tuoi diritti.
(fonte: Avvenire.it, 5 febbraio 2020).