Fede e dintorni

Morto in Cambogia missionario a lungo perseguitato

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Morto in Cambogia missionario a lungo perseguitato.

– Il 13 luglio 2021 nella capitale della Cambogia è morto padre Toni Vendramin, primo missionario a rientrare stabilmente nel Paese dopo l’incubo della feroce persecuzione di Pol Pot (1925.1998), rivoluzionario, politico e dittatore cambogiano, capo dei guerriglieri rivoluzionari della Cambogia, i khmer rossi e ufficialmente primo ministro del Paese e quella messa in atto dai suoi khmer rossi.
– Considerato uno dei più spietati dittatori del novecento, fu diretto ispiratore e responsabile della tortura e del massacro di circa un milione e mezzo di persone (compresi bambini), fra i quali migliaia di morti a causa del lavoro forzato, della malnutrizione e della scarsa assistenza medica.In totale circa un terzo della popolazione cambogiana perse la vita nel periodo tra il 1975 e il 1979, in quello che è noto come genocidio cambogiano.
– Gli adulti ricordano bene questi nomi e la malvagità con la quale hanno portato avanti la loro persecuzione anche a danno dei cristiani.
– Nel novembre 1990 padre Vendramin fu il primo sacerdote a poter rientrare sta bilmente nel Paese dopo l’incubo della persecuzione di Pol Pot.
– Padre Toni Vendramin, missionario del Pime, è morto a Phnom Penh all’età di 78 anni per le conseguenze di una polmonite batterica. Ed è stato un testimone diretto di una pagina davvero unica della storia di questa piccolissima Chiesa dell’Asia, segnata dalle sofferenze della persecusione rossa.

Profilo biografico di P. Antonio Vendramin.
Padre Toni era originario di Badoere, frazione di Morgano. Nato il 4 ottobre del 1942 da Ottavio (di professione barbiere) e Lea Spinazzè (operaia), lascia altri due fratelli e una sorella.
Terminate le scuole elementari, aveva frequentato il seminario minore dell’Istituto a Treviso. Il 20 dicembre del 1968 la promessa definitiva di appartenenza al Pime, l’istituto pontificio delle missioni estere. Il 2 luglio del 1969 nella parrocchia di Badoere, era stato ordinato presbitero da Monsignor Antonio Mistrorigo, vescovo di Treviso.
Nel 1973 ottiene la licenza in Sacra Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e l’anno successivo raggiunge la sua prima missione di destinazione, il Bangladesh dove rimarrà per 15 anni, impegnato in servizi pastorali e nel dialogo interreligioso.
Verso la fine degli anni ’80, durante un periodo sabbatico a Roma, consegue la Licenza in Missiologia, presso la Pontificia Università Gregoriana ed è proprio mentre prepara la stesura della tesi, che offre la sua disponibilità alla proposta di essere cappellano della prima comunità delle Missionarie della Carità (suore di Madre Teresa) in Cambogia.
Raggiunta la nuova destinazione nel dicembre 1990 si impegna nel campo della educazione e della scuola, annientata durante il regime dei Khmer rossi.
Dal 2006 è in Italia dove esplora le possibilità e fattibilità di una presenza Pime a Treviso e si rende disponibile per l’animazione missionaria. Una breve parentesi prima del ritorno in Cambogia dove si trovava dal 2009.

In Cambogia.
Padre Toni Vendramin, quindi, era arrivato in Cambogia su richiesta delle suore di Madre Teresa di Calcutta: «Venire qui in Cambogia è stata per me un’esperienza molto profonda. Non ho mai avuto rimpianti. Per me è stato come rinnovare la mia vocazione».
Nel novembre 1990 padre Vendramin era stato il primo sacerdote a poter rientrare stabilmente nel Paese dopo l’incubo della persecuzione di Pol Pot.
A ottenere questo dono prezioso erano state ancora una volta le suore di Madre Teresa, che erano state invitate ad aprire una presenza in Cambogia dal primo ministro Hun Sen, che in quel periodo cominciava a provare a riaprire il regime al mondo con le prime timide aperture.
Le Missionarie della Carità posero come condizione la presenza di un prete per celebrare con loro la Messa ogni giorno. E fu così che le porte si aprirono anche per padre Toni, originario di Badoere nella provincia e diocesi di Treviso e con alle spalle già 15 anni di missione in Bangladesh.

Non furono anni semplici: non c’erano chiese, gli unici altri due preti nel Paese ufficialmente erano lì come cooperanti e per periodi limitati, al missionario del Pime non era permesso di allontanarsi oltre un raggio di 20 chilometri da Phnom Phen.
E poi c’erano le ferite profonde lasciate dall’orrore del genocidio che la Cambogia aveva vissuto.
Con pazienza padre Vendramin ha accompagnato la rinascita di una comunità. La sua gioia più grande fu quella di poter celebrare il Natale 1990 in un’ala del vecchio Seminario restituita appena quindici giorni prima per tornare a essere una chiesa.

«Due settimane di intenso lavoro, anche di notte, per pulire, riparare, imbiancare, tirare la linea elettrica – scriveva in quei giorni padre Vendramin in una lettera –. Così dopo sedici anni di silenzio, la comunità cristiana ha potuto celebrare liberamente la festa della nascita del Redentore. A Natale ho visto non solo la gioia, ma anche il coraggio ritrovato, la fierezza di avere la “loro” chiesa».

Da quel seme in questi trent’anni la Chiesa cambogiana lentamente è rinata, grazie anche al contributo del Pime che oggi nel Paese conta dieci missionari.
E padre Toni con grande semplicità ha accompagnato questo cammino, negli ultimi anni come parroco della chiesa di San Pietro, ma anche andando a visitare i carcerati.
«A Phnom Penh oggi tutto è cambiato -–ci raccontava qualche tempo fa –. Dove c’erano solo due o tre strade asfaltate oggi ci sono grattacieli di 40 piani costruiti dai cinesi. Ma in tutte le missioni oggi c’è l’asilo, a volte la scuola elementare, insieme a strutture di base, case per i disabili, altre iniziative sociali.
La città è cresciuta, ma a piccoli passi sta crescendo anche questa piccola nostra Chiesa».

(fonte: Avvenire.it, giovedì 15 luglio 2021).

P. Toni Vendramin, sacerdote missionario del PIME, originario di Badoere, è stato il primo prete italiano ad entrare nel Paese dopo la caduta del dittatore Pol Pot. Una vita dedicata all’aiuto del prossimo nei territori del sud-est asiatico. In trent’anni la Chiesa cambogiana lentamente è rinata, grazie anche al contributo del Pime che oggi nel Paese conta dieci missionari. E padre Toni con grande semplicità ha accompagnato questo cammino, negli ultimi anni come parroco della chiesa di San Pietro, ma anche andando a visitare i carcerati. Diceva P. Toni: “Oggi, in tutte le missioni c’è l’asilo, a volte la scuola elementare, insieme a strutture di base, case per i disabili, altre iniziative sociali. “La capitale Phnom Phen è cresciuta, ma a piccoli passi sta crescendo anche questa nostra Chiesa”.

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