Fede e dintorni

Morire nel Signore

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Morire nel Signore.

Il fioretto alla Madonna del 4 maggio ammoniva: “Bisogna morire!” – Fu come uno schiaffo: comincia bene la giornata! – Poi il fioretto proseguiva: “Come vorreste trovarvi in quel momento? Se desiderate trovarvi amico di Dio, cercate di vivere come amico di Dio. Anzi, vivete come se ogni giorno fosse l’ultimo che il Signore vi concede. Pensateci e santificatelo”.
– Un suggerimento saggio, pensai. – Infatti, nel leggere il numero delle vittime del coronavirus che è andato crescendo ogni giorno, non solo di gente anziana, ma di medici, di infermieri, di sacerdoti, di operatori sanitari, ho visto la saggezza delle parole del fioretto.
– Noi viviamo non per merito nostro, ma per dono di Dio e pertanto bisogna sforzarsi di vivere bene per essere pronti a “morire nel Signore”. – Papa Francesco, ricordando le tante vittime del coronavirus, ha consigliato di pregare per loro e a noi di metterci con fiducia nelle mani di Dio, che è Padre di misericordia. – Che bello sarà sentirsi dire quando sarà: “Oggi stesso sarai con me in Paradiso!”
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Pregare per i morti.
♦ Una delle più grandi intuizioni spirituali di san Giovanni Paolo II è stata quella di esortarci a ravvivare e conservare la memoria dei martiri del secolo XX, uno dei secoli più violenti della storia.
♦ E certamente, ricordando davanti a Dio i moltissimi testimoni della fede, siamo stati condotti a ricordare con loro innumerevoli vittime, e più ampiamente ancora donne e uomini di ogni razza, tempo e condizione che hanno perso la loro vita in circostanze drammatiche, in terra e in mare, in guerra e in pace, lontani da ogni conforto umano, vittime di violenze insensate o di catastrofi incontenibili, o nell’abbandono e nella solitudine.
Un grido immenso di dolore sembra levarsi nel silenzio dalla polvere di ogni angolo della terra per chi abbia orecchie per ascoltarlo ricordandosi di milioni e miliardi di dimenticati. Grido di creature che si sentono precipitare in un abisso di vuoto e di oblio.

♦ Per loro e con loro vogliamo anche noi elevare un grido di domanda di misericordia.
Le immagini delle file di bare allineate nelle chiese della Lombardia, quelle della grande fossa comune vicino a New York, il pensiero di tante persone, in particolare di tante persone anziane che sono morte in condizioni di isolamento e di solitudine nel corso degli ultimi mesi ci hanno toccato profondamente.
♦ Non solo per il giusto dolore dei congiunti che non hanno potuto vivere il distacco dai loro cari con i conforti umani e cristiani, ma ancor più per i defunti stessi, per coloro che sono morti e muoiono in solitudine.

Chi ci starà vicino nella morte?
♦ Tutto ciò ci ha fatto capire una volta di più quanto sono preziosi la vicinanza e l’affetto sincero nel tempo della fragilità, della vecchiaia e della malattia. Ma ci ha anche fatto riflettere che probabilmente ogni morte, compresa la nostra, porta sempre in sé una dimensione di solitudine. Poiché alla fine ogni conforto e vicinanza degli altri diviene impotente e nessuno è più capace di sottrarci al passaggio finale.

♦ Come possiamo prepararci a un simile momento, che ci accomuna tutti, che per le vittime del coronavirus è stato anticipato, ma che era comunque davanti a loro come è davanti a noi? Come sfuggire all’angoscia di precipitare nel nulla?

Nel venerdì santo abbiamo avuto la grazia di rivivere la morte di Gesù. E ogni giorno la riviviamo unendoci sacramentalmente o spiritualmente a Gesù nella comunione. Ma il Venerdì e il Sabato Santi portano con sé una grazia speciale. Quella di Gesù è una morte verissima e crudelissima, che porta su di sé tutta l’esperienza dell’abbandono degli uomini e anche di un misterioso abbandono da parte di Dio, come dice il verso del Salmo che Gesù esclama sulla croce.
Una morte così vera che ad essa segue l’essere cadavere in un sepolcro nel giorno del Sabato.

Nel Credo affermiamo: «… fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi…».
La discesa di Gesù negli inferi dice che egli si fa vicino e fratello di tutti coloro che sono discesi nell’abisso della morte. Non ne dimentica neppure uno. Per Gesù non ci sono morti dimenticati, in nessun luogo della terra e della storia, in nessun angolo colpito dalla pandemia. Gesù è veramente morto come loro e con loro.

Con Gesù risorto la morte non è più la stessa.
Dopo la morte di Gesù, la sua discesa agli inferi e la sua risurrezione, la morte non è più la stessa cosa di prima. «Dov’è o morte la tua vittoria?» esclama san Paolo. La morte ora può essere vissuta con Gesù, che rivela un amore di Dio più forte della morte.
E questo va aldilà di ogni solitudine umana. La morte, anche la più sconosciuta e dimenticata, può così diventare affidare il proprio spirito nelle mani di un Padre.

Tutti siamo invitati a guardare al Crocifisso. È il punto centrale della fede e della vita cristiana.
Chi le ha viste, non potrà mai dimenticare le immagini di san Giovanni Paolo II abbracciato alla croce nella sua cappella pochi giorni prima della sua morte, mentre al Colosseo il popolo era unito a lui in preghiera nella via Crucis del Venerdì Santo.
Non c’è altro modo di prepararci a vivere la morte che guardare con tutta l’anima il crocifisso che muore con noi e per noi, e restare abbracciati a lui con tutto il cuore.
– Allora la morte vissuta con Gesù potrà perdere il suo volto spaventoso e lasciar intuire un mistero di amore e di misericordia.
– Allora forse non sentiremo più l’impulso a rifiutarne il pensiero e a cancellarlo dalla nostra quotidianità, anzi, con la fede e con il passare del tempo potrà esserci familiare fino a diventare “sorella”, come dice san Francesco.

♦ Anche nel mondo secolarizzato la morte arriva, con il coronavirus o in altro modo.
♥  Ma non dimentichiamoci che grazie a Gesù la morte non ha più l’ultima parola, ma ogni morte, anche la più dimenticata e solitaria, non è cadere nel nulla, ma nelle mani del Padre. – Che bello sentirsi dire quando sarà: “Oggi stesso sarai con me in Paradiso!”

(cf. L’Osservatore Romano, 28 aprile 2020).

Ammettiamolo: siamo tutti scioccati dal numero dei morti per il coronavirus e dalle circostanze in cui avvengono le morti dei contagiati. In solitudine, come Gesù sulla croce. – Davanti a tanti morti noi intuiamo che viviamo non per merito nostro, ma per dono di Dio. Ecco perché bisogna sforzarsi di vivere bene la nostra vita donata da Dio, per essere pronti a morire con Lui: “morire nel Signore”. – Papa Francesco, ricordando le tante vittime del coronavirus, ha chiesto ripetutamente di pregare per loro e a noi di metterci con fiducia nelle mani di Dio, che è Padre di misericordia. – Che bello sarà sentirsi dire quando sarà: “Oggi stesso sarai con me in Paradiso!” – La morte vissuta con Gesù perderà il suo volto spaventoso e ci lascerà intravedere il mistero di amore e di misericordia Dio.

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