Fede e dintorni

Monasteri disponibili ad accogliere

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Monasteri disponibili ad accogliere.

Nei giorni scorsi ha fatto scalpore la semplice e chiara lettera aperta delle Suore claustrali al Presidente Mattarella sul tema dell’accoglienza dei migranti che si presentano alle nostre frontiere.
– Dopo discussioni senza fine, scontri politici e giudiziari che stanno mettendo a rischio anche l’idea stessa dell’umanità che accoglie chi soffre, occorre fare passi concreti, partendo magari anche dal basso col mettere a disposizione spazi di monasteri per l’accoglienza.
– Ma non si tratta solo di spazi, quanto -ancora più importante- di relazioni umane con chi viene accolto e del loro inserimento: impresa non facile visto che si tratta di persone con culture e religioni diverse.
– Infatti c’è il rischio che pur risolvendo il problema degli spazi, poi vengono i problemi posti dalla cultura e dalla religione di chi entra in Italia, una Italia fortemente a rischio nel conversare e promuovere la sua identità cristiana.

«Siamo sorelle di alcuni monasteri di clarisse e carmelitane scalze, accomunate dall’unico desiderio di esprimere preoccupazione per il diffondersi in Italia di sentimenti di intolleranza, rifiuto e violenta discriminazione nei confronti dei migranti e rifugiati che cercano nelle nostre terre accoglienza e protezione» si legge nella lettera inviata da alcuni conventi di suore di clausura al presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte nei giorni scorsi.
♦ E proseguono: «Non ci è stato possibile contattare tutte le fraternità monastiche esistenti sul territorio nazionale, ma sappiamo di essere in comunione con quante di loro condividono le stesse nostre preoccupazioni e il nostro stesso desiderio di una società più umana».

♦ Con questa lettera aperta, scrivono le claustrali, «vorremmo dare voce ai nostri fratelli e sorelle migranti che scappano da guerre, persecuzioni e carestie, affrontano viaggi interminabili e disumani, subiscono umiliazioni e violenze di ogni genere che ormai più nessuno può smentire.
I racconti di sopravvissuti e soccorritori, infatti, così come le statistiche di istituzioni internazionali quali l’Acnur/Unhcr o l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e i reportage giornalistici che approfondiscono il fenomeno migratorio, ci mostrano una realtà sempre più drammatica.
♦ Facciamo nostro l’appello contenuto nel Documento sulla fratellanza umana firmato da papa Francesco e dall’imam di al-Azhar Ahmed al-Tayyeb chiedendo “ai leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace”.
E tutto questo in particolar modo “in nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati”».

♦ Un messaggio non solo teorico: «molti monasteri italiani, appartenenti ai vari ordini — scrivono le religiose — si stanno interrogando su come contribuire concretamente all’accoglienza dei rifugiati, affiancando le istituzioni diocesane. Alcuni già stanno offrendo spazi e aiuti. E, al tempo stesso, tutte noi cerchiamo di essere in ascolto della nostra gente per capirne le sofferenze e le paure».

♦ La vita di comunità, componente imprescindibile della loro vocazione religiosa e della loro particolare forma di vita, è già di per sé una “palestra di accoglienza”.
«La nostra semplice vita di sorelle — scrivono ancora le claustrali (a cui si sono aggiunte, martedì 16 luglio, anche le Scalabriniane, le suore missionarie di san Carlo Borromeo, con un comunicato stampa inviato all’Agenzia Fides) — testimonia che stare insieme è impegnativo e talvolta faticoso, ma possibile e costruttivo.

Solo la paziente arte dell’accoglienza reciproca può mantenerci umani e realizzarci come persone. Siamo anche profondamente convinte che non sia ingenuo credere che una solidarietà efficace, e indubbiamente ben organizzata, possa arricchire la nostra storia e, a lungo termine, anche la nostra situazione economica e sociale (…)
Accanto alle tante problematiche e difficoltà ci sono innumerevoli esempi di migranti che costruiscono relazioni di amicizia, si inseriscono validamente nel mondo del lavoro e dell’università, creano imprese, si impegnano nei sindacati e nel volontariato.
Queste ricchezze non vanno svalutate e tante potenzialità andrebbero riconosciute e promosse». (silvia guidi)
(fonte: L’Osservatore Romano, 16 luglio 2019).

Questa lettera delle claustrali di 62 monasteri italiani a Mattarella per i migranti ha avuto una vera pioggia di adesioni. Non se la aspettavano nemmeno loro una accoglienza così calorosa.
Scritta l’11 luglio, ha raccolto centinaia di adesioni. Su Avvenire.it del 20 luglio si può leggere l’elenco delle adesioni che rimane ancora aperto.

Nei giorni scorsi ha fatto scalpore la semplice e chiara lettera aperta delle Suore claustrali di 62 monasteri italiani al Presidente Mattarella sul tema dell’accoglienza dei migranti che si presentano alle nostre frontiere. Dopo discussioni senza fine, scontri politici e giudiziari che stanno mettendo a rischio anche l’idea stessa dell’umanità che accoglie chi soffre, occorre fare passi concreti, partendo magari anche dal basso col mettere a disposizione spazi di monasteri per l’accoglienza. – “Solo la paziente arte dell’accoglienza reciproca può mantenerci umani e realizzarci come persone”.

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