Cultura e Società

Moby Prince, il ricordo di Francesco Mazzitelli e Francesco Tumeo

Ventotto anni dopo mancano le risposte, quelle verità condivise sulle cause del disastro

Tra le 140 vittime anche la nostra Regione pagò un caro prezzo quella maledetta notte per la presenza a bordo di 11 calabresi

Moby Prince, il ricordo di Francesco Mazzitelli e Francesco Tumeo

Ventotto anni. Sembra ieri. Ma non pensi che possa essere trascorso tanto tempo, eppure basta ripetere quel numero, ventotto, e cercare nei ricordi un’immagine simbolo di quella tragedia, e tutto si complica. Ventotto anni. Tanto tempo è trascorso e ancora mancano le risposte, quelle verità condivise sulle cause del disastro in cui la sera del 10 aprile 1991 centoquaranta persone morirono a bordo del traghetto Moby Prince, entrato in collisione con la petroliera della Agip Abruzzo a poche miglia dal porto di Livorno. Tanti processi senza colpevoli e centoquaranta nomi, centoquaranta volti, centoquaranta lavoratori, centoquaranta persone, centoquaranta angeli che hanno lasciato prematuramente questa vita. Ho ancora dinnanzi agli occhi quell’immagine confusa del traghetto avvolto dalle fiamme e poi le notizie che si inseguivano, il caos più totale, la consapevolezza che si faceva strada nei pensieri di tutti che in quei tristi momenti, in quegli attimi di panico si stava consumando una tragedia, che quelle fiamme sul mare non avrebbero lasciato scampo.
Era la notte del 10 aprile 1991, quando il traghetto Moby Prince, in servizio di linea tra Livorno e Olbia, mollò gli ormeggi per la traversata con a bordo l’intero equipaggio, formato da 66 persone, e 75 passeggeri. Il traghetto, durante la percorrenza del cono di uscita del porto, colpì con la prua la petroliera Agip Abruzzo, contenente circa 3000 tonnellate di petrolio. Parte del petrolio che fuoriuscì dalla cisterna della petroliera si riversò in mare, parte invece investì in pieno la prua del traghetto che, a causa delle scintille prodotte dallo sfregamento delle lamiere delle due navi al momento dell’impatto, prese rapidamente fuoco, incendiando il traghetto. E fu tragedia. Centoquaranta morti. L’unico superstite il giovane mozzo di Ercolano, Alessio Bertrand.
Tra le 140 vittime anche la nostra Regione pagò un caro prezzo quella maledetta notte per la presenza a bordo di 11 calabresi. Tre di Siderno: Luciano Barbaro, Francesco Crupi e Antonio Rodi; quattro di Pizzo: Rocco Averta, Antonio Avolio, Francesco Esposito e Giulio Timpano; uno di Santa Sofia D’Aspromonte: Nicodemo Baffa; uno di Taurianova: Carlo Vigliani; due di Parghelia: Francesco Mazzitelli e il cognato Francesco Tumeo.
Ventotto anni. Le indagini, le commissioni di inchiesta, i nuovi elementi dell’inchiesta, i processi, la continua ricerca della verità, il dolore dei familiari delle vittime, sì, l’immane dolore dei familiari delle vittime. Ventotto anni. E ancora non si conosce la verità su quella tragedia. Fiumi d’inchiostro, trasmissioni televisive, interviste. Niente, come se quella strage non fosse accaduta, come se ogni giorno che passa si offendessero quelle centoquaranta persone. Sì, perché erano donne e uomini, grandi lavoratori, persone. Ricordo vagamente quel periodo che ha preceduto la tragedia, ma qualcosa è rimasta nella mia mente e credo anche nel cuore mio e di tanti amici.
Ricordo quelle sfide appassionate a calcio con i miei compagni d’infanzia, i volti sorridenti, quel mondo pieno di speranza. Quelle quattro pietre per fare le porte, e poi tutti fermi quando passavano le auto. Venivamo distratti da un nuovo arrivato, alzavamo gli occhi al cielo, e sui balconi fioriti c’era sempre un uomo che fumava. Poi un signore che passava per la via sorrideva e salutava noi ragazzi, prima di rincasare. E poi ricordo i progetti, i sogni, quella vita che pulsava, le dolci note di un mondo che non c’è più. Ricordo ancora una donna, il suo sorriso, come dimenticarlo? Quant’era bello. Sì, quel sorriso, e la giornata era più dolce. E poi un’altra signora buona, umile, premurosa, gentile. Ci veniva incontro e le bastava una carezza per raccontarci chi era, le bastava uno sguardo per abbracciarci tutti. Ricordi. La vita e i ricordi che la fanno rivivere. Perché è bello ricordare, i ricordi sono la cosa più bella; a volte corre l’obbligo di ricordare un evento, una data, una tragedia. In questo triste anniversario vogliamo ricordare insieme alle altre 138 vittime i due concittadini di Parghelia, Francesco Mazzitelli e Francesco Tumeo. Due uomini, due grandi lavoratori, che sono morti e con loro si è spezzato il cuore di due famiglie. Da ormai tanto tempo mi chiedo: “Chi di noi può comprendere quel dolore?”. Nessuno. Nessuno può comprendere quel dolore. Nessuno.

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Redazione
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