Mi ricordo in Largo Galluppi...
Attraverso una romantica rievocazione, riemergono i ricordi di una città che, per molti concittadini è rimasta un mito impresso nella memoria e nel cuore.
di Enzo Taccone
Tutti gli anni amo ritornare tra i luoghi
che hanno visto la mia infanzia.
Quasi sempre accompagno i miei amici
turisti ai quali spiego volentieri, aggirandomi tra i vicoletti, la parte più bella di
Tropea, quella dei portali con gli stemmi, delle case adagiate sulla rupe, dei palazzi
pieni di buchi.
Largo Galluppi, quando ero bambino, non era asfaltato e spesso si riempiva di ragazzi per
animatissime partite al pallone con rotture frequenti di vetri e sequestro immancabile
delloggetto del reato da parte dei carabinieri.
Mi ricordo il palazzo bruciato, (ora palazzo Negro), i cavalli e la scuderia dei
carabinieri, i giochi "cu pirrocciulu", "a nastula", "a
mmucciatea", "a mazza cu surici", "e cavalletti".
Ho cambiato per tre volte abitazione, rimanendo sempre nella piazza che si chiama largo
Galluppi - mi hanno spiegato - perché prima cera il monumento del filosofo. E
la piazza più grande del centro storico ed è la più suggestiva.
Ogni anno arrivava verso ottobre una carovana di asinelli con delle piccole botti legate
ai fianchi. Per noi ragazzi era una festa grande. Come gli orsi si avventano eccitati sui
salmoni, così ci davamo un gran da fare per alleggerire il carico destinato alle cantine
di Bragò succhiando con una cannuccia di paglia dorata il dolcissimo mosto.
Si vendevano le ricotte, lolio, la varechina vibonese, e cera il banditore che
gridava: "Cu voooli! a cicineeea! frisca friiisca!".
Era il tempo in cui mastro Vevè mi portava al mare. Scendevamo dalla scala dei
carabinieri e con una camera daria mi insegnava a nuotare. Lavorava col papà
dallalba al tramonto tra suole, colle e chiodini. Cantavamo insieme alla novena
dellImmacolata: "Specchio sei di santitade, pura rosa senza spina..."
Lorgano funzionava con il mantice e sul mobile che lo ricopriva facevamo con i
chiodi dei buchi con i nostri nomi.
Nel periodo di Natale giocavamo a tombola e mangiavamo dolci e fichi infornati a forma di
croce, con dentro mandorle e noci.
Si faceva un grandissimo presepe. Era stupendo per lacqua scorrevole, le piante, le
luci ed i pastori.
A primavera prendevo le rondinelle con un cappio, legando una piuma allestremità di
un filo strappato dalla coda del cavallo, ma poi le liberavo così potevano costruire il
nido.
Salivo sui tetti, frequentavo i magazzini, le cantine, i sotterranei dellOspizio di
Santa Rita e della Ripa dove cerano i rifugi della guerra. Ero affascinato dai
segreti che mi ricordavano il passato.
Frequentavo molto lAssociazione Cattolica "Pier Giorgio Frassati" la cui
sede si trovava vicino alla Chiesa di San Demetrio dove cè un sublime portale
gotico che dovrebbe essere un monumento nazionale.
Don Armando Granelli mi ha dato molto più di quanto ci si poteva aspettare dal migliore
degli amici. Mi ha voluto bene come un figlio e come sempre succede nelle cose belle,
arriva il giorno in cui il giocattolo si rompe: fu proprio lui ad aiutarmi a trovare un
lavoro a Milano. Il distacco ci procurò una ferita profonda.
Ogni anno, nel periodo pasquale, andavo con lamico Sisoè, (uno portava lacqua
laltro il sacchetto per le offerte), a benedire le case della Parrocchia. Per questo
conosco bene gli interni delle case della vecchia Tropea e so con quanto amore i tropeani
le tengono pulite. Mi ricordo che in ogni nostra visita ci fermavamo sempre nella
cucina.... che buoni odori sono rimasti impressi nella memoria. Mi sarei fermato a
mangiare tutte le volte che ci invitavano, ed erano tante...
Questo tuffo nel passato mi ricorda la semplicità che avevo da bambino e guardando il
teatro della mia infanzia non riesco più a ritrovarmi come allora.
I compagni di gioco e di scuola sono oggi ottimi papà: la lontananza e le scelte della
vita ci hanno distaccati. Rimane però lamore grande per il posto dove siamo nati,
dove siamo cresciuti.
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