Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Mio padre fa il fabbro.
– Il giovane studente che arriva ad avere un colloquio di assunzione ad un lavoro porta con sé il sacrificio di chi lo ha allevato: mani che hanno lavorato per lui e per il suo futuro.
– Ma non sempre il giovane ne è consapevole e grato; a volte rimpiange di non essere nato rampollo di industriali e di gente di successo. E dimentica che il lavoro, fatto con mani d’uomo, è una garanzia per ogni futuro impiego. Cristo stesso ha lavorato con mani d’uomo
– Una società egoista e consumista sembra invitare i giovani a considerare che tutto gli è dovuto. E molti genitori fanno continuamente l’amara esperienza del disinteresse che i figli mostrano verso i sacrifici che essi fanno per loro.
– Molti figli stanno crescendo senza il valore della riconoscenza e del ringraziamento di quanto si fa per loro in famiglia.
– Troppi ancora hanno le mani pulite perché non hanno mai fatto niente. – Gesù fino all’età di 30 anni fu falegname e, pure essendo Dio, lavorò con mani d’uomo.
♦ Un giovane andò fare domanda per un lavoro importante in una grande azienda. Affrontò con successo il colloquio iniziale e si preparava a conoscere il direttore per il colloquio finale.
Il direttore vide che il suo curriculum era eccellente; e gli chiese:
– Hai ricevuto una qualche borsa di studio nella scuola?” – Il giovane rispose: “No”.
– È tuo padre che ti ha pagato gli studi?
– “Sì.”- rispose.
– Dove lavora tuo padre?
– Mio padre fa il fabbro”.
♦ Il direttore chiese al giovane di mostrargli le mani. Il giovane mostrò un paio di mani morbide e perfette.
– Hai mai aiutato tuo padre nel suo lavoro?
– Mai, i miei genitori hanno voluto sempre che io studiassi e mi applicassi sui libri. Inoltre, mio padre può fare meglio di me questi compiti.
♦ Il direttore disse: “Ho una richiesta da fare: quando oggi ritorni a casa, va e lava le mani di tuo padre e poi vieni ad incontrarmi domani mattina”. – Il giovane sentiva che la probabilità di ottenere l’impiego era alta.
Quando tornò a casa, chiese al padre di permettere di lavargli le mani. Suo padre si meravigliò, ma fu felice, e con affetto mostrò le mani a suo figlio. Il giovane lavò le mani lentamente. E per la prima volta si rese conto che le mani di suo padre erano callose e piene di cicatrici. Alcuni ematomi erano così dolorosi che la sua pelle rabbrividiva quando li toccava.
♥ Era la prima volta che il giovane si rendeva conto di cosa significano quelle mani che lavoravano ogni giorno per pagare i suoi studi. I lividi sulle mani erano il prezzo che il papà pagava per la sua educazione, le sue attività a scuola e il suo futuro.
Dopo aver pulito le mani di suo padre, il giovane stette in silenzio; riordinò e pulì l’officina. Quella notte, padre e figlio parlarono a lungo.
♦ La mattina dopo, il giovane salì all’ufficio del direttore. Questi notò le lacrime agli occhi del giovane quando gli disse: “Puoi dirmi cosa hai fatto e cosa hai appreso ieri a casa”
♥ Il giovane rispose: “Ho lavato le mani di mio padre ed anche pulito e ordinato la sua bottega: ora so cosa significa riconoscere e apprezzare. Senza i miei genitori, non sarei quello che sono oggi. Nell’aiutare mio padre, mi sono reso conto quanto difficile e duro è fare qualcosa di mio. Sono giunto ad apprezzare l’importanza e il valore di aiutare la famiglia”.
♦ Il direttore disse: “Questo è quanto che cerco nella mia gente. Ed io intendo assumere chi può apprezzare l’aiuto degli altri, una persona che conosce la sofferenza degli altri nel fare le cose e persone che non mettono i soldi come suo unico obiettivo nella vita. Sei assunto”.
Bibbia. Vangelo di Matteo
Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria? (cap. 13,55)