Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Martiri oggi, fedeli a Cristo e alla povera gente.
– A Santa Cruz del Quiché in Guatemala venerdì 23 aprile 2021 è avvenuta la beatificazione di dieci martiri cristiani: tre sacerdoti missionari del Sacro Cuore e sette laici, tra cui un ragazzo di 12 anni, uccisi in ‘odio alla fede’ nel contesto della guerra civile che devastò il Paese tra il 1980 e il 1991.
– Fedeli a Cristo e alla povera gente, sssi sono conosciuti come i “dieci martiri del Quiché”. Il rito nella cattedrale di Santa Cruz del Quiché in Guatemala, è stato celebrato dal vescovo del Quiché, mons. Rosolino Bianchetti, proveniente dalla diocesi di Crema, in Italia, e presieduto dal cardinale Álvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo di Huehuetenango, in rappresentanza di Papa Francesco.
– Così dopo i giorni del pianto in Guatemala, ora vengono i giorni della luce e della gioia che arriva da questa beatificazione. Ma occorre fare ancora tanta strada perché il Guatemala possa risorgere dai suoi mali: è la speranza che i fedeli ora nutrono per l’invocazione ai loro martiri.
I dieci martiri furono uccisi in odio alla fede tra il 1980 e il 1991.
♦ Si tratta di José Maria Gran Cirera, Faustino Villanueva e Juan Alonso Fernández, sacerdoti spagnoli dei missionari del Sacro Cuore, e dei laici Juan Barrera Méndez, Rosalío Benito Ixchop, Reyes Us Hernández, Domingo del Barrio Batz, Nicolás Castro, Tomás Ramírez Caba, Miguel Tiú Imul.
♦ Erano attivi nella catechesi e nel diffondere la Parola di Dio tra la gente. Si occupavano dei poveri e dei malati, ma volevano favorire la promozione sociale e l’emancipazione del popolo. Organizzarono scuole, cercarono di migliorare le condizioni di vita e di tutelare la salute dei loro concittadini.
♦ Si scontrarono con un regime militare e dittatoriale che dal 1980 iniziò una persecuzione sistematica contro la Chiesa. Vennero colpiti indifferentemente sacerdoti, religiosi e laici, rei di essere «nemici di Stato» per il loro impegno a favore della promozione umana.
La regione del Quiché.
♦ Il Quiché è una regione montagnosa del Paese, molto isolata e povera.
Dopo le riforme liberali di fine Ottocento, le terre difficili da coltivare vennero lasciate agli indigeni. Nei territori più fertili vennero impiantate grandi tenute agricole.
♦ La maggior parte di queste si concentrava sulla costa del Pacifico, dove la gente povera del Quiché per sopravvivere andava a lavorare per alcuni mesi all’anno.
♦ I grandi proprietari terrieri, ai quali interessava una forza lavoro a basso costo, non si preoccupavano delle condizioni di vita dei lavoratori e del fatto che gli indigeni, abituati al freddo delle montagne, ritrovandosi al calore della costa, fossero esposti a contrarre molte malattie, tra cui la malaria.
L’arrivo dei missionari.
♦ Nel 1955 arrivarono nel Quiché i missionari del Sacro Cuore della provincia spagnola.
Grazie al loro impegno, venne promossa l’Azione cattolica rurale e vennero formati i laici per farne dei catechisti. Con l’aiuto dei religiosi, la gente si rese conto che era possibile migliorare le proprie condizioni di vita e affermare i propri diritti.
♦ I sacerdoti aprirono anche delle cooperative per sottrarre la manodopera allo sfruttamento dei grandi proprietari terrieri. Infatti, i finqueros pagavano la raccolta dei prodotti agricoli in base al peso e per risparmiare truccavano le bilance.
♦ All’inizio lo Stato appoggiò gli sforzi dei missionari, ma poi le pressioni dei latifondisti impressero una nuova direzione alla vicenda e si arrivò allo scontro.
♥ Il 4 giugno 1980 padre José María Gran Cirera fu assassinato nel villaggio di Xe Ixoq Vitz, insieme con il sacrestano Domingo del Barrio Batz, membro dell’Azione cattolica rurale.
♥ Il 10 luglio successivo fu la volta di padre Faustino Villanueva Villanueva, che venne ucciso nell’ufficio parrocchiale di Joyabaj.
♥ Padre Juan Alonso Fernández, che aveva fondato la parrocchia di Santa Maria Regina a Lancetillo, fu torturato e assassinato il 15 febbraio 1981. Poco più di quindici giorni prima aveva scritto al fratello: «Non voglio assolutamente che mi uccidano, ma non sono disposto, per paura, a lasciare questa gente. Una volta di più, ora penso: chi potrà separarci dall’amore di Cristo?».
La testimonianza dei catechisti laici.
♥ Altrettanta violenza subirono i sette laici di questo gruppo di martiri, del quale fanno parte, oltre a Domingo del Barrio Batz, Tomás Ramírez Caba, sposato, sagrestano di Chajul, che fu assassinato in parrocchia il 6 settembre 1980, all’età di 46 anni; Reyes Us Hernández, impegnato nell’attività pastorale della sua parrocchia (ucciso il 21 novembre 1980); Rosalío Benito Ixchop, catechista, (22 luglio 1980); Nicolas Castro, catechista e ministro straordinario dell’Eucaristia, (29 settembre 1980); Miguel Tiú Imul, direttore dell’Azione vattolica e catechista (31 ottobre 1991); Juan Barrera Mèndez, assassinato al soli 12 anni, nel 1980.
Le parole di mons. Rosolino Bianchetti, vescovo del Quiché.
Proviene dalla diocesi di Crema, in Italia, con la quale il Quiché ha saldato un gemellaggio di collaborazione e di aiuti.
♥ “Adesso siamo nella fase della gioia, perché questi rappresentanti del Quiché sono stati riconosciuti dalla Chiesa come martiri e li possiamo invocare in tutta la Chiesa, per il Guatemala, ma anche per Crema, e per l’Uruguay: sono degli intercessioni importanti e molto vicini.
♥ Quando morì mons. Romero si diceva: “Con Romero Dio passò per il Salvador, è presente nel Salvador”. La stessa cosa possiamo dire dei martiri del Quiché: attraverso di loro Dio si è fatto realmente presente e continua ad essere presente.
♥ Mons. Rosolino continua ad incoraggiare a cercare i frutti del martirio, cosa hanno regalato e che grazia hanno immesso i martiri nella vita della Chiesa del Quiché: una chiesa viva, che è risorta, che ha grande vitalità.
♥ Ma ora occorre pregare molto i martiri perché il Guatemala possa liberarsi: c’è ancora tanta corruzione, violenza povertà, una migrazione forzata, perché anche il Guatemala possa risorgere: è la speranza che che i fedeli ora nutrono per l’invocazione ai loro martiri.
(fonte: cf L’Osservatore Romano,22/23 aprile 2021).