La mascot del gruppo folcloristico “Le Chiazzarole” di Tropea
Oggi sarà giorno di festa per coloro per potranno essere in Piazza San Pietro per assistere alla sua beatificazione
Oggi è il racconto di una giornata particolare che vogliamo raccontare, per partecipare a modo nostro, alla beatificazione di un grande Uomo venuto dall’Est.
Siamo in Piazza San Pietro nel Novembre del 1979. Marisa è in braccio al Papa. Da poco Giovanni Paolo II siede sul trono pontificio, ma già intorno a lui un’atmosfera di attesa e fiducia si anima ogni domenica per assistere all’Angelus.
Da Tropea parte un gruppo di giovani appartenenti al gruppo folcloristico “Le Chiazzarole” accompagnati dal sacerdote Don Pietro Negro. Portano in dono, al Santo Padre, un’effige dell’icona bizantina della Patrona della loro città: la Madonna Nera della “Romania”.
Marisa è una delle mascotte del gruppo, forse la più piccola, di questo gruppo organizzato per vivere in comunità un pellegrinaggio. Uno dei ragazzi, Franco, la solleva offrendola alle braccia del Pontefice, sicuro che in esse troverà un abbraccio possente e caloroso, carico di santa benedizione cristiana. Marisa è troppo piccola: forse ha paura; non sa a chi andrà in braccio, si agita, piagnucola, cerca le braccia della mamma. Lui, l’uomo vestito di bianco, la sorregge con paterna attenzione, l’avvinghia a se, in un abbraccio solido e delicato al contempo. Forse anch’Egli è imbarazzato, forse vorrebbe alzarla ancora di più come per offrirla al sole ed al Dio che amorevolmente l’ha generata. L’uomo venuto dalla Polonia e divenuto guida del mondo, trova nel viso dei bambini la Grazia divina ed in essa si perde a contemplare il Creato; ama i bambini, il nostro Karol, ama i giovani e la gioventù, come vento fresco e rugiada su un campo di grano; ama scendere in mezzo alla sua gente per portare il Cristo a chi il Cristo lo cerca. Marisa è piccola però, non capisce bene cosa succede, continua ad agitarsi, ignorando di stare tra le braccia di un “Santo”. Giovanni Paolo II, con il suo accento particolare ed il suo sorriso inebriante, quasi ironico, pronuncia delle parole a giustificazione delle lacrime della piccola: “…forse non è tanto contenta di stare in braccio al Papa”.
Oggi Marisa è una bellissima ragazza di trentatreanni, che vive per ironia della sorte proprio nella città Eterna; spesso si reca in Vaticano, prega sulla tomba di questo Suo Papa che un giorno di 30 anni fa l’ebbe in braccio; oggi quell’abbraccio Marisa lo cerca più che mai, convinta di poter trovare in esso la serenità ed il coraggio di cui ha bisogno. Lo stesso abbraccio desiderato da tantissime persone, slancio affettuoso che domenica vedrà riunito tutto il popolo devoto a colui che seppe umanizzare una religione fatta, fino ad allora, di troppe “forme”, a colui che seppe ridurre le distanze tra gli uomini, a colui che gridò al mondo Speranza-Perdono-Pentimento, a colui che piegato dalla sofferenza fu da esempio, fino all’ultimo dei suoi giorni, mostrandosi in ginocchio e prostrato ai piedi della Croce.
Domenica sarà giorno di festa, per Marisa, per quei ragazzi in gita, per chi potrà essere in Piazza San Pietro per assistere alla sua beatificazione, per chi invece resterà a casa, per chi costretto e limitato dalla malattia, per chi in Lui crede come testimonianza di ciò che è incomprensibile. Sarà festa, finalmente, un altro giorno di “grazia” per tutti i cristiani.