Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Mani benedette dal lavoro.
– L’Anno di San Giuseppe, concluso lo scorso 8 dicembre, ha riportato l’attenzione sulla dignità del lavoro manuale, quello che incallisce le mani.
– Giuseppe, artigiano falegname, col lavoro delle sue mani ha sostentato la sacra Famiglia ed ha avviato al lavoro manuale lo stesso Gesù, che, pur essendo Dio, ha “lavorato con mani d’uomo”. Egli era conosciuto come il “figlio del falegname”.
– Mani benedette dal lavoro; lavoro benedetto da Dio quando fatto secondo il suo disegno.
– Ma una società egoista e consumista sembra invitare i giovani a considerare che tutto gli è dovuto, senza alcuno sforzo. Molti genitori fanno spesso l’amara esperienza del disinteresse che i figli mostrano verso i loro sacrifici fatti proprio per il bene dei figli.
– Così molti figli stanno crescendo senza il valore della riconoscenza e del ringraziamento di quanto si fa per loro in famiglia. – Confida il figlio protagonista della storia di oggi: “Ho lavato le mani di mio padre ed anche pulito e ordinato la sua bottega: ora so cosa significa riconoscere e apprezzare. Senza i miei genitori, non sarei quello che sono oggi”.
♦ Un giovane andò fare domanda per un lavoro importante in una grande azienda. Affrontò con successo il colloquio iniziale e si preparava a conoscere il direttore per il colloquio finale.
Il direttore vide che il suo curriculum era eccellente; e gli chiese:
– Hai ricevuto una qualche borsa di studio nella scuola?” – Il giovane rispose: “No”.
– È tuo padre che ti ha pagato gli studi?
– “Sì.”- rispose.
– Dove lavora tuo padre?
– Mio padre fa il fabbro”.
♦ Il direttore chiese al giovane di mostrargli le mani. Il giovane mostrò un paio di mani morbide e perfette.
– Hai mai aiutato tuo padre nel suo lavoro?
– Mai, i miei genitori hanno voluto sempre che io studiassi e mi applicassi sui libri. Inoltre, mio padre può fare meglio di me questi compiti.
♦ Il direttore disse: “Ho una richiesta da fare: quando oggi ritorni a casa, va e lava le mani di tuo padre e poi vieni ad incontrarmi domani mattina”. – Il giovane sentiva che la probabilità di ottenere l’impiego era alta.
Quando tornò a casa, chiese al padre di permettere di lavargli le mani. Suo padre si meravigliò, ma fu felice, e con affetto mostrò le mani a suo figlio. Il giovane lavò le mani lentamente. E per la prima volta si rese conto che le mani di suo padre erano callose e piene di cicatrici. Alcuni ematomi erano così dolorosi che la sua pelle rabbrividiva quando li toccava.
♥ Era la prima volta che il giovane si rendeva conto di cosa significano quelle mani che lavoravano ogni giorno per pagare i suoi studi. I lividi sulle mani erano il prezzo che il papà pagava per la sua educazione, le sue attività a scuola e il suo futuro.
Dopo aver pulito le mani di suo padre, il giovane stette in silenzio; riordinò e pulì l’officina. Quella notte, padre e figlio parlarono a lungo.
♦ La mattina dopo, il giovane salì all’ufficio del direttore. Questi notò le lacrime agli occhi del giovane quando gli disse: “Puoi dirmi cosa hai fatto e cosa hai appreso ieri a casa”
♥ Il giovane rispose: “Ho lavato le mani di mio padre ed anche pulito e ordinato la sua bottega: ora so cosa significa riconoscere e apprezzare. Senza i miei genitori, non sarei quello che sono oggi. Nell’aiutare mio padre, mi sono reso conto quanto difficile e duro è fare qualcosa di mio. Sono giunto ad apprezzare l’importanza e il valore di aiutare la famiglia”.
♦ Il direttore disse: “Questo è quanto che cerco nella mia gente. Ed io intendo assumere chi può apprezzare l’aiuto degli altri, una persona che conosce la sofferenza degli altri nel fare le cose e persone che non mettono i soldi come suo unico obiettivo nella vita. Sei assunto”.
Bibbia. Vangelo di Matteo
Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria? (cap. 13,55)