Non esiste alcun rapporto associativo con Rombolà
“Evidentemente giudica gli altri utilizzando il suo metro”
Le sterili discussioni avvenute all’interno del consiglio comunale di Tropea, e ancor di più quanto ultimamente riportato dalla stampa locale, ci allontanano sempre più dall’obiettivo autentico della Politica: il benessere della comunità amministrata.
Non così si tutela l’interesse comune: la città di Tropea non trae vantaggi mentre si continua ad alimentare il pettegolezzo di bassa lega trascurando i bisogni delle persone e del territorio.
E’ auspicabile, pertanto, che le dinamiche politiche si elevino per riemergere dal baratro: già da diverso tempo ho fatto questo scelta e spero che altri, quanto prima, mi seguano!
Ciò detto, debbo replicare all’infamante attacco strumentale, ancor che privo di contenuti, apparso su alcuni quotidiani, rivoltomi dal dott. Repice.
Sostiene il manager venuto da Torino che tra me e l’avv. Giuseppe Rombolà sussisterebbe un rapporto di associazione professionale di talché la mia attività di supporto al Sindaco sarebbe condizionata dalla supposta “pericolosa” relazione.
Premesso che tra i professionisti in oggetto non è mai esistito rapporto di tipo associativo, tant’è che nel proprio sito internet, in testa alla home page, i due avvocati riportano i diversi recapiti personali e le distinte partite iva, v’è da chiedersi com’è possibile che tale circostanza sfugga al dott. Repice, evidentemente destinatario di numerose missive su carta intestata dello studio legale ove la posizione fiscale dei due professionisti è tenuta ben distinta, anche perché il Comune ha ricevuto ai tempi del suo mandato parcelle separate emesse sia dall’avv. Macrì, per incarichi pregressi ricevuti dal Comune, che dall’avv. Rombolà in virtù di sentenza di condanne dell’Ente. Non si comprende, inoltre, quali dovrebbero essere le ragioni di incompatibilità del sottoscritto rispetto all’ufficio di staff del sindaco visto che le parcelle dell’amico avv. Rombolà scaturiscono da sentenze sfavorevoli dell’autorità giudiziaria che, conseguentemente, hanno comportato la liquidazione dei compensi professionali dovuti. Quand’anche fossi stato socio dell’avv. Rombolà, che mi ha pregato di ringraziare il dott. Repice per l’importante mole di contenzioso colpevolmente creata dalla sua amministrazione, alcuna incompatibilità ci sarebbe comunque stata: cosa avrei dovuto o potuto fare per favorire il collega? Tutt’al più avrei potuto pregiudicarlo pregandolo di rinunciare a parti dei compensi già liquidati da un Giudice. Non si intende, inoltre, come dovrebbe agire un legale interpellato per tutela da un’utenza che si dichiara vittima delle vessazioni della pubblica amministrazione: dire che il grande manager, non può sbagliare? Oppure, anche in presenza atti palesemente illegittimi, dopo averne richiesto l’annullamento in autotutela, rinunciare al mandato per non urtare la suscettibilità di Repice?
Ribadisco, comunque, che tra me e l’avv. Rombolà non sussiste alcun rapporto associativo; al pari di tanti altri colleghi, condividiamo lo stesso immobile per soli fini di convenienza, ossia risparmio ed ottimizzazione dell’uso e della gestione delle risorse e, se può interessare, anche la nostra rispettiva contabilità è tenuta da distinti commercialisti.
Evidentemente il Dott. Repice giudica gli altri utilizzando il suo metro, quello strumento di misura personalissimo che appena lo scorso anno lo portò ad affidare dei servizi pubblici a quasi parenti a condizioni decisamente vantaggiose rispetto a quanto stabilito dal codice sugli appalti, salvo poi fare retromarcia appena beccato. Ben altre sono le situazioni di incompatibilità ed il nostro le dovrebbe ben conoscere.
Tanti sono gli aneddoti che potrei raccontare ma preferisco non andare oltre per non commettere gli stessi errori del nostro. Ognuno ha il suo stile ed io al mio non ci rinuncio di certo per colpa di una malalingua inviperita dalle cocenti batoste prese senza soluzione di continuità da un anno e mezzo a questa parte. Mi limito solo a chiedere agli amici della lista “Passione Tropea”, ed in particolare agli ex componenti della passata giunta, se condividono gli isterismi del loro leader e gli attacchi strumentali a seri e stimati professionisti del tutto estranei alle beghe politiche locali.
Vorrei, infine, far notare al dott. Repice che ho sempre ritenuto che lo scontro e la critica politica dovessero rimanere tali e senza sfociare nell’offesa personale alla quale sembra molto avvezzo e, a tal fine, intendo fargli rilevare che, pur potendo utilizzare i suoi stessi sistemi (ossia la querela per diffamazione con l’evidente fine di tentare di imbavagliare l’avversario che svolge, come nel mio caso, la propria funzione politica senza alcun intento offensivo e con atti alla mano) ho inteso non utilizzare le vie giudiziarie visto che tengo più alla mia città ed al bene dei miei concittadini che ai miei interessi personali.
Concludo invitando il dott. Repice a rassegnarsi alla sconfitta e a rilassarsi così da preparasi ai futuri impegni che lo vedranno protagonista, nel suo splendido appartamento ad equo canone di Torino, in compagnia della propria famiglia, in modo da liberare la città di Tropea da quegli effluvi velenosi che ammorbano l’aria non appena vi mette piede.