L’opinione dell’esponente del centrodestra cittadino
Cinque motivi per i quali Macrì auspica una vittoria del “No”
Tutti gli indicatori, compresa la presa di posizione pro “SI’” di un noto politico tropeano che, oltre a non portare propriamente fortuna, notoriamente non ne azzecca una, lasciano pensare ad una vittoria a mani basse del “NO”.
Tale esito, in cui confido, è a mio avviso auspicabile per una serie di ragioni che di seguito andrò a riassumere molto brevemente.
1) La riforma parlamentare è, a mio giudizio, inconsistente e, al tempo stesso, estremamente pericolosa. E’ pericolosa perché, rebus sic stantibus, abbinata dunque agli effetti devastanti che verrebbero prodotti dal sistema elettorale “Italicum”, determinerebbe una concentrazione di potere enorme nelle mani di un soggetto, espressione di una sparuta minoranza di Italiani, che potrebbe contare su una pletora di nominati che, vuoi per riconoscenza, vuoi per senso di “responsabilità” verso la propria famiglia e le rate di mutuo in scadenza, giammai si azzarderebbe a sconfessarlo in quanto legata al suo destino. E’ inconsistente, perché, a dispetto di quanto predicato dai renziani di ferro, inciderebbe – causa la sua indeterminatezza – poco o nulla nel processo di formazione delle leggi (figurarsi se i Senatori, di poi, per dimostrare l’autorevolezza della loro Camera e ritagliarsi un ruolo da protagonisti e di potere, quindi, per tenere sotto scacco il Governo, si limiterebbero ad un ruolo da semplici spettatori; assisteremmo, di contro, ad uno stillicidio continuo, con innumerevoli interventi della Corte Costituzionale chiamata a dirimere una miriade di conflitti di attribuzione che si andrebbero ad aggiungere a quelli tra Stato e Regioni) e molto poco sul contenimento dei costi della politica. Effettivamente la spesa, in termini assoluti, si ridurrebbe, tuttavia si tratterebbe di un risparmio talmente insignificante da non giustificare una misura che, errata nel merito per il motivo indicato in precedenza, pone un importate limite alla democrazia ed alla rappresentatività.
La vittoria del “NO” non determinerà alcun cataclisma salvo la fine di un governo non eletto ed inadeguato.
2) La riforma è stata concepita da un governo non eletto e partorita a colpi di fiducia da un Parlamento dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale. In sostanza quanto di peggio possa esistere; un’entità poco onorevole che avrebbe dovuto limitarsi all’ordinaria amministrazione astenendosi da iniziative di cotanta portata che richiedono, come minimo, una legittimazione piena e preventiva da parte del popolo sovrano.
3) Renzi ha dimostrato, in questa ahinoi lunga parentesi, tutta la sua inadeguatezza. Le sue indiscusse capacità mediatiche, grazie alle quali ha conquistato la leadership del Partito Democratico e l’ammirazione di tanti moderati e liberali di centro destra (Berlusconi per primo), non hanno trovato riscontro nella sua azione politica di medio periodo nè incisività nel quotidiano. I proclami, che tanti cittadini hanno ammaliato, si sino dimostrati bugie che pian piano si sono scoperte disilludendo gli Italiani ai cui occhi, ormai, il re si mostra nudo. In altri termini, Renzi ha fallito e la simpatia e la fiducia che molti Italiani riversavano in lui, nella fase della luna di miele, sono finite e si sono trasformate in antipatia, per non dire altro, con la conseguenza che tantissimi, in effetti, voteranno “NO” solo per mandare un bel “CIAONE” a Renzi ed al suo “Giglio Magico”.
4) La vittoria del “NO”, a dispetto di quanto ventilato da tanti per ingenerare paura negli Italiani che, notoriamente, ricercano tranquillità e sicurezza, non determinerà alcun cataclisma salvo la fine di un governo non eletto ed inadeguato. Inoltre questa vittoria non consegnerà l’Italia ai populisti, bensì scongiurerà tale eventualità, riuscendo a determinare una revisione della legge elettorale, verosimilmente in chiave proporzionale, restituendo ai cittadini il potere di scegliere il proprio rappresentante. Il nuovo scenario, a mio avviso, aprirà la porta ad una grande coalizione che potrebbe fare molto bene per il Paese. Sostanzialmente un ritorno alla Prima Repubblica che, visto le successive, è decisamente auspicabile.
5) La caratura, lo spessore morale e culturale dell’Assemblea Costituente che ci donò la Carta Fondamentale più bella del mondo, impone che la sua revisione avvenga ad opera di un Parlamento che, oltre ad ed essere legittimato da una investitura popolare piena, abbia analoga valenza.
Ritengo queste motivazioni sufficienti per esprimere un “NO” consapevole all’ingannevole quesito referendario proposto da Renzi o, comunque, degli spunti per offrire agli indecisi ulteriori elementi di valutazione sui quali riflettere prima di recarsi alle urne. Con l’auspicio che non prevalga in loro la sindrome da “tiranno di Siracusa”.
Giovanni Macrì