Il coordinatore cittadino di FI forma il gruppo con 4 consiglieri rompendo gli equilibri nella Giunta
Macrì risponde alle accuse dell’ormai ex sindaco: «Ha politicamente pugnalato prima Mimma Cortese, poi messo in trappola ed assassinato Antonio Euticchio, quindi flagellato una delle poche persone che gli era rimasta lealmente vicina, l’unica persona che poteva raccogliere la sua scarna eredità, additandola, a suo modo di vedere, al pubblico disprezzo ritenendo di avere ancora credito presso il popolo»
«L’avvocato Macrì ha formato il gruppo di Forza Italia rompendo gli equilibri nella Giunta. Di conseguenza è passato all’opposizione, perché ha formato un proprio gruppo, cosa che io assolutamente non ho sopportato. Ho preso in mano la situazione e ho preteso che venisse firmato un documento (03/09/2013) da parte di tutti per confermare che la nostra lista doveva rimanere civica. Così non è stato e ho rassegnato le dimissioni». Sono le parole dell’ormai ex sindaco di Tropea, Gaetano Vallone, il giorno in cui rassegnò le proprie dimissioni, 3 dicembre 2013, confermate venti giorni dopo.
Con la costituzione del gruppo di FI, infatti, il nipote di Vallone, Nino Macrì, giovane rampante dell`ex PdL, aveva fatto venire meno la maggioranza facendo passare all`opposizione quattro esponenti neoforzisti (Caracciolo, De Vita, Addolorato e Mazzara). Impossibile continuare per il sindaco, messo in minoranza e pronto, dunque, a dimettersi. Ancor prima dell’inevitabile epilogo, tra la notte tra il 20 e 21 dicembre di quel fatidico 2013, con il manifesto di “Uniti per la rinascita” affisso in città dal titolo “ECCE HOMO ₌ ECCO L’UOMO, il sindaco Vallone ripercorreva in sintesi le tappe della crisi interna della Maggioranza, addebitando al coordinatore cittadino di Forza Italia le colpe della fine anticipata della sua Amministrazione. La risposta di Macrì arrivò dopo una settimana con una lettera firmata (27/12/2013). «Vallone – scrisse il coordinatore cittadino di FI – è stato imposto quale candidato a sindaco da quella stessa persona che lui oggi vorrebbe annullare dimenticando, probabilmente, che se è assurto allo scranno più alto di Palazzo Sant’Anna lo deve proprio al sottoscritto e a quel partito insieme al quale abbiamo lealmente cercato di fare da toppa ai suo limiti caratteriali e amministrativi». Poi Macrì sposta l’attenzione sulla diatriba relativa al partito: «Evidentemente, quel partito che gli ha consentito di vincere non poteva subire passivamente le sue decisioni, ragion per cui, ha “interferito” con l’amministrazione pretendendo che le proprie legittime istanze e proposte trovassero la giusta e doverosa attenzione in ossequio al mandato ricevuto dai propri elettori». Il leader del centrodestra tropeano ricorda come la lista “Uniti per la rinascita” era stata «tenuta a battesimo dal Presidente Scopelliti e dai vertici provinciali del PdL, recava nel manifesto elettorale la chiara dicitura “con Scopelliti Presidente” ed era composta per oltre il 90% da iscritti al Popolo della Libertà» e definisce Vallone «Un autentico dittatore, che ha sempre preteso che i consiglieri eletti nella sua lista, sviliti nel loro ruolo, si sottraessero alle legittime indicazioni provenienti dal rispettivo partito e dai propri elettori, per sposare supinamente i suoi diktat». Macrì dice che Vallone è stato «un “regista occulto”- che, terminata la propria esperienza amministrativa e non accettando ruoli di secondo piano, ha politicamente pugnalato prima Mimma Cortese, poi messo in trappola ed assassinato Antonio Euticchio, quindi flagellato una delle poche persone che gli era rimasta lealmente vicina, l’unica persona che poteva raccogliere la sua scarna eredità, additandola, a suo modo di vedere, al pubblico disprezzo ritenendo di avere ancora credito presso il popolo».