Repice dice che il porto di Alassio rende di più del nostro
Macrì risponde che il porto di Tropea costa meno di quello
Ancora polemiche giungono dal mondo della politica sulla questione riguardante la gestione del porto di Tropea. Nonostante si rimanga in attesa del pronunciamento del Tribunale amministrativo della Calabria sul ricorso presentato dalla “Porto di Tropea Spa”contro Regione e Comune, il quale non intende rinnovare la concessione demaniale al soggetto privato, non si placa il dibattito apertosi tra il sindaco Adolfo Repice da una parte e il consigliere provinciale del Pdl Nino Macrì dall’altra. «Il nostro intento – ha recentemente dichiarato il sindaco – è far sì che una struttura di 750 posti barca, il porto della nostra cittadina, dia il giusto contributo alla collettività. Chiedo ai cittadini se è giusto per loro che il Porto di Alassio, con 550 posti barca, faccia entrare nelle casse comunali quasi due milioni di euro l’anno e quello di Tropea, pur con ovvie differenze, porti un profitto alla collettività di poche migliaia di euro l’anno». Secondo Macrì, quelle «ovvie differenze» sarebbero però da approfondire e spiegare alla cittadinanza, per evitare che i tropeani siano indotti a conclusioni errate. Ecco perché, dalle pagine del proprio sito internet, ha pubblicato una tabella comparativa tra le tariffe annuali del porto di Alassio e quelle del porto di Tropea. Secondo Macrì, a Tropea «per una imbarcazione da 6 metri, che rappresenta il 90% delle imbarcazioni dei tropeani» si vanno a spendere 948 euro con una tariffa destinata ai residenti (a fronte dei 1.580 di base), contro una tariffa di 2.250 euro richiesta dal porto di Alassio, e quindi con un risparmio totale di 1.302 euro. Stando al documento comparativo pubblicato da Macrì, a Tropea vi sarebbero tariffe più convenienti, rispetto che ad Alassio, per tutte le tipologie di imbarcazioni previste.
Sulle due posizioni non sembra esserci un punto di incontro, così, in attesa che il Tar si pronunci, il sindaco di Tropea rimane convinto dell’utilità pubblica della sua azione politica e quindi «fermamente intenzionato a portare avanti la questione».