Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
L’uomo dalle catene spezzate.
Si chiama Grégoire Ahongbonon, l’uomo dalle catene spezzate in Costa d’Avorio; ma lo chiamano il «Basaglia africano», e in effetti ha ricevuto nel 1998 il premio Basaglia. L’immagine più potente, e più nota, della sua figura, è quando si presenta in pubblico con una catena arrugginita al collo e racconta a chi lo ascolta come sia riuscito a toglierla dal corpo di un malato mentale imprigionato dalla sua stessa famiglia. – Franco Basaglia, psichiatra e neurologo italiano (1924-1980) ebbe il coraggio di abbattere il muro del disagio mentale. Da lui prende nome la legge di riforma psichiatrica conosciuta come 180, promulgata in Parlamento nel 1978. Secondo Basaglia, il movimento di psichiatria democratica doveva andare oltre la chiusura dei manicomi ed affrontare il disagio sociale che può condurre alla follia.
– Grégoire Ahongbonon è oggi un paladino di questi nostri fratelli “ultimi”, in terra d’Africa, dove alla povertà si unisce l’ancestrale timore degli spiriti maligni. La differenza è che Basaglia era uno psichiatra ed agiva animato da un sentimento umanitario, Grégoire non ha alle spalle una preparazione medica, ma è mosso dalla fede cristiana. Una fede che è riuscita a dar vita a una realtà davvero impensabile nel continente nero.
♥ Qualche anno fa Grégoire Ahongbonon mostrò una catena spezzata (di un malato mentale) a Benedetto XVI, in piazza San Pietro. Incredibile la forza morale e la fede cristiana che hanno permesso a quest’uomo nato in Benin e immigrato per oltre trent’anni in Costa d’Avorio, senza aver fatto studi di medicina, di liberare dalle catene migliaia di persone afflitte da una malattia mentale, spesso imprigionate perché considerate indemoniate.
♦ In questo mese Grégoire Ahongbonon è presente in Italia per presentare un libro a lui dedicato, intitolato semplicemente Grégoire. Quando la fede spezza le catene, scritto da Rodolfo Casadei e pubblicato da Emi.
♥ Non è un caso che l’opera da lui fondata sia dedicata a Camillo de Lellis, il santo che considerava i malati «la pupilla e il cuore di Dio». Così per Grégoire i malati di mente sono «gli ultimi degli ultimi» che lui ha scelto per incarnare il dettato evangelico.
♦ Innanzitutto ha dovuto combattere con l’atavica mentalità africana, ben lungi dall’essere sconfitta, in cui prevale l’ipoteca del mondo degli spiriti. E Grégoire ha avuto il merito di convincere moltissimi suoi connazionali che la malattia mentale è appunto una malattia che si può curare, che non si tratta di una maledizione divina, dovuta alla stregoneria o all’azione del demonio.
♥ Il malato mentale è innanzitutto una persona che ha bisogno di ascolto e di cure efficaci e non può essere lasciato solo o addirittura incatenato. Invece ancor oggi in Africa è spesso considerato un uomo cui è stata mangiata l’anima, tanto che gli stregoni che si pensa siano dietro la malattia vengono chiamati mangeurs d’âmes, mangiatori di anime.
La svolta nella sua vita accade nel 1982.
Da qualche anno egli viveva con la moglie e i figli a Bouaké, prima facendo il gommista e poi il taxista. Ma la sua attività non andava bene e si ridusse sul lastrico.
♦ In preda alla disperazione, incontra un missionario francese che l’invita a un pellegrinaggio in Terrasanta. Qui accade il miracolo, una vera e propria conversione.
♥ Tornato in Costa d’Avorio, egli decide di dedicarsi ai poveri e inizia a rivolgere le sue attenzioni verso i ricoverati all’ospedale e i detenuti nel carcere.
♦ Un giorno, incontra un uomo seminudo che disperatamente fruga in un immondezzaio alla ricerca di qualcosa da mangiare: Grégoire vede subito che si tratta di un malato di mente. In Africa infatti è molto facile vederne in mezzo alla strada.
♥ Da lì la decisione di dar vita a un centro d’accoglienza, nella buvette dismessa dell’ospedale: è così che nasce la San Camillo, destinata in pochi anni a espandersi sempre più. Il primo vero centro di accoglienza per malati psichiatrici è tutto femminile e viene inaugurato nel 1994. Oggi sono dieci, cui si accompagnano sei centri di reinserimento.
♥ In 25 anni, Grégoire con i suoi collaboratori, la moglie Léontine in primis, ha assistito sessantamila malati mentali espandendo la sua attività in quattro Paesi: oltre che in Costa d’Avorio, la San Camillo è presente in Benin, Togo e Burkina Faso.
(fonte: riduzione da Osservatore Romano, 7 maggio 2018).