Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Luci su Olocausto:
storie di vescovi polacchi.
Oggi 27 gennaio ricorre il settantesimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. Lo sterminio degli ebrei da parte del regime nazionalsocialsta è stata una delle più grandi tragedie nella storia dell’umanità. Ma non sono mancate luci ad illuminare il buio terribile dell’immane tragedia. Storie che dovranno sopravvivere nella memoria.
In soli sei anni, tra il 1939 e il 1945, i nazisti uccisero circa 6 milioni di ebrei, tra cui quasi un milione di bambini. Eppure, l’albero della vita non è stato sradicato e, proprio nei momenti più buii e drammatici della Shoah, si sono distinte persone che hanno protetto, difeso, nascosto e liberato ebrei destinati ai campi di concentramento nazisti. Quando sembrava che il buio potesse cancellare l’umanità ci sono stati lampi di luce, persone che hanno rischiato la vita pur di salvare fratelli e sorelle di religione ebraica.
In Polonia risulta che almeno dodici dei quattordici vescovi diocesani o amministratori di diocesi che erano rimasti in Polonia sono stati coinvolti nell’aiuto agli ebrei. Nel 1939 in Polonia, le diocesi cattoliche erano ventuno. Sette rimasero senza vescovi, perché assassinati o esiliati o internati o espulsi dalla diocesi.
Ecco in sintesi alcune storie di vescovi polacchi che, sfidando con coraggio le leggi naziste, nascosero e salvarono migliaia di ebrei.
- Diocesi di Czestochowa: il vescovo incoraggiò i sacerdoti a trovare un rifugio e a rilasciare certificati di nascita falsi per gli ebrei perseguitati. Mettendo insieme sacerdoti e laici, il vescovo creò una rete di assistenza molto efficace. A Czestochowa gli ebrei furono nascosti nei conventi delle suore Albertine, Maddalene, dalle suore di Nazareth, dalle suore del Sacro Cuore di Gesù, dalle Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, dalle Suore del Buon Pastore, dalle Serve di Maria Immacolata, dalle Orsoline dell’Unione romana, dalle Suore della Risurrezione. Anche gli ordini di San Paolo e dei Salesiani di Don Bosco avevano nascosto e protetto ebrei. Elizabeth Zielińska-Mundlak, nipote del Rabbino Asz, fu nascosta in una delle scuole materne di un convento.
- Diocesi di Kielce: il vescovo ha organizzato e incoraggiato aiuti agli ebrei in tutti i modi possibili. Secondo numerose fonti, gli ebrei furono nascosti nei monasteri delle Suore Albertine, delle Figlie di Maria Immacolata, delle Suore Domenicane, delle Suore di Nazareth, delle Suore Passioniste e delle Sorelle della Carità. Molti sacerdoti della diocesi furono coinvolti nell’opera di assistenza.
Arcidiocesi di Cracovia: il vescovo aveva organizzato un gruppo di sacerdoti che rilasciavano certificati di nascita alle famiglie degli ebrei. In questo modo riuscì a mettere in salvo un gran numero di persone. - Diocesi di Leopoli: il vescovo Boleslao nascose per due anni nella sua casa quattro membri della famiglia ebrea del dottor Artur Władysław Elmer. Purtroppo, il figlio di Elmer fu fermato in strada dalla Gestapo l’8 agosto 1943 e, dopo essere stato torturato, rivelò il nascondiglio. L’intera famiglia venne presa e uccisa.
- Diocesi di Łódź: era situato uno dei più grandi ghetti per ebrei. Grazie all’assistenza del vescovo, molti ebrei vennero nascosti nei conventi femminili delle suore di Sant’Antonio, delle Serve di Maria Immacolata ed anche nei conventi dell’ordine Francescano.
- Diocesi di Przemyśl, il vescovo ospitò nell’edificio della Curia alcuni ebrei. Nel giugno del 1942, con un inganno il commissario di Przemyśl, Bernhard Giesselmann, propose al Vescovo di spostare gli ebrei in modo che non dovessero rimanere nel ghetto. Con l’inganno gli ebrei vennero arrestati e immediatamente deportati.
- Diocesi diVilnius: il vescovo nascose nei conventi degli ordini religiosi gli ebrei che fuggivano dal ghetto. Fece in modo che Michael Reicher e Julian Abramovich, due docenti ebrei dell’Università di Stefan Batory venissero nascosti nel convento delle Suore di Nazareth…
(da Zenit.org 21 Gennaio 2015 )
Se questo è un uomo, di Primo Levi.
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.