È difficile intendersi con la “giovane squadra”
I Sensi di colpa e il mio profondo rammarico per non aver capito per tempo
Dopo una serena vacanza passata sulle coste della Croazia in spiagge pulitissime e in un mare cristallino, non ho alcuna voglia di replicare, punto per punto, alla lettera, politicamente sbagliata e sgarbata, che il capogruppo della maggioranza del Comune di Parghelia ha ritenuto di indirizzarmi, in forma privata e anche pubblica.
Sono molte le parti della stessa che mi lasciano perplesso.
Ma non voglio tenerne conto, non perché sono diventato un buonista -io aborro per natura il cosiddetto buonismo, che considero una filosofia politica adatta per tutte le stagioni-, ma solo perché giudico le riflessioni in essa contenute di natura pseudopolitica, dei cicalecci agostani e balneari, destinati a lasciare il tempo che trovano. In ogni caso, si tratta di un segnale rivelatore della distanza abissale tra due modi di concepire e vivere la politica: quello che intende la politica come l’intrecciarsi di bisogni, di progetti individuali e collettivi, nei quali si concretizza la convivenza delle persone in un determinato territorio; e l’altro, prediletto dai nuovi amministratori del Comune di Parghelia, che consiste in attività amministrative di piccolo cabotaggio e, per lo più, di interventi simbolici.
Naturalmente, non ha alcun senso domandarsi quale delle due concezioni sia migliore dell’altra. Il discorso sarebbe troppo lungo e complicato”.
È comunque assodato, oramai, che sul tema della politica è difficile intendersi con la “giovane squadra” che è uscita vittoriosa dalle elezioni del novembre scorso. Ciò per una ragione di fondo e pregiudiziale: non si è ritenuto che fosse essenziale dare una definizione precisa di ciò di cui si discuteva, né una definizione soddisfacente dell’argomento di cui si andava trattando e su cui potesse esserci, poi, un accordo linguistico e concettuale. E, pertanto, come insegna Socrate, quando non ci si intende sul significato delle parole, ogni dialogo diventa impossibile o, quantomeno, improponibile. Di conseguenza sono sorti equivoci e grosse incomprensioni. Ora non restano che i miei sensi di colpa e il mio profondo rammarico per non aver capito per tempo che si parlava di politica su lunghezze d’onda completamente diverse ed opposte, avendo in testa, ciascuno degli interlocutori, il “suo” concetto di politica.
Però, di una cosa le recenti vicende mi hanno convinto: più i politici non sanno argomentare e affrontare con una serena discussione i problemi, più aggrediscono per sottrarsi alle spiegazioni e, quando non hanno argomenti, si servono dell’insulto gratuito, di analisi e di giudizi, su persone e cose, sommari e arruffati. Capisco che il caldo torrido dell’estate calabrese non aiuta a essere lucidi. Ma ritengo che sia una buona regola, soprattutto per chi ha deciso improvvisamente di fare politica, quella di rispettare l’altro e non irridere mai alla cultura, alla cultura politica in particolare, che è frutto di elaborazioni, di riflessioni e di analisi da parte di gente, che ha scelto, a volte,di sacrificare la propria libertà e la vita per essa.
Certo ho capito, col senno di poi, di essermi illuso che la mia partecipazione e le mie considerazioni sulla politica pargheliese potessero, in qualche modo, incoraggiare un dibattito pubblico sui veri problemi della comunità cittadina. Ne sono, invece, derivate irrisioni e reazioni non certo corrette da un punto di vista politico. Non mi resta che prendere atto d’aver sbagliato su tutta la linea e soprattutto nel giudizio lusinghiero, benevolo e speranzoso su persone e situazioni.
Ciononostante, è mia intenzione tornare sulle questioni legate all’ambiente, che tutti continuano a sottovalutare o, addirittura, a ignorare. Ad esse ho dedicato in più occasioni la mia attenzione, trattandosi, a mio avviso, di problemi gravi, mai presenti, e neppure ora,nelle cose da fare e nell’agenda dei pubblici amministratori. Mi riferisco, per l’ennesima volta, alla “bomba ecologica” che si trova sopra la testa dei cittadini pargheliesi e costituisce una concreta minaccia per l’ambiente e la salute pubblica, la cui tutela rientra nei compiti istituzionali del sindaco e della giunta.
Sto parlando delle lastre di eternit che coprono le ex case popolari del paese, la cui costruzione risale ai primi anni cinquanta, e altri piccoli manufatti. Sono ancora dell’opinione che occorrerebbe da subito mettere in moto, da parte del Comune, un meccanismo di monitoraggio, cominciando dal censimento degli immobili coperti da lastre di eternit, per poter dare corso a verifiche strutturali e, in un secondo tempo, a eventuali bonifiche, nelle forme e nei modi più opportuni e appropriati. L’ambiente e la salute pubblica devono essere messe al centro di ogni azione amministrativa che intenda rimuovere tutte le situazioni che possano nuocere alla qualità della vita dei cittadini.
A questo punto vorrei prospettare una possibile ipotesi. Mettiamo il caso che un giorno qualunque un cittadino pargheliese decida di chiedere formalmente al sindaco di intervenire sulla questione ambientale sopradescritta al fine di tutelare la salute di tutti e la la salubrità dell’ambiente. Supponiamo che il sindaco non prenda in considerazione tale richiesta, non ritenendo esserci alcun pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente; quindi, ometta, ritardi o rifiuti di dare seguito alla legittima richiesta del cittadino, non prenda alcuna iniziativa al riguardo e non emani, quindi, alcun provvedimento diretto a tutelare il diritto del cittadino medesimo a vivere in un ambiente non nocivo. Mettiamo, infine, che sempre quel cittadino, esasperato dall’attesa e dall’inerzia del Comune, decida di raccontare come sono andati i fatti in un esposto alla Procura della Repubblica competente, chiedendo a tale autorità giudiziaria di verificare se, nel comportamento del sindaco e della giunta, si possano ravvisare gli elementi del delitto previsto dall’articolo 328 del codice penale. Non c’è da allarmarsi, comunque. Finora l’ipotesi descritta non è accaduta e non credo che possa accadere in un prossimo futuro. I pubblici amministratori di Parghelia possono, pertanto, dormire sonni tranquilli, continuare ad ascoltare serenamente le belle canzoni italiane, che amano tanto, citarne i versi anche nel corso di un ragionamento politico o di un pubblico dibattito e vedersi in televisione tutti i Sanremo che desiderano. Ma, nel caso lo scenario ipotizzato si realizzasse, quali potrebbero essere le conseguenze? Io non lo so e non posso saperlo, né prevederlo, non avendo mai svolto la professione di avvocato, tantomeno quella di giudice.