Andrea Locane
La “sfida” lanciata dai nuovi volti contro “il vecchio modo di fare politica”
Non mi sono mai impegnato direttamente in politica.
Ma la situazione creatasi a Parghelia dopo le elezioni amministrative del 2009 e alcuni eventi nuovi rispetto al passato, come la “sfida” lanciata dai nuovi volti presenti nella lista civica contro “il vecchio modo di fare politica”, non mi hanno lasciato indifferente, anzi mi hanno intrigato e, per un certo verso, affascinato, a tal punto da farmi prendere la decisione di “scendere in campo” – come si usa dire – anch’io, nei modi e con gli strumenti a me più congeniali: così, ho cominciato a mettere per iscritto le mie analisi e le mie riflessioni sul nuovo scenario politico pargheliese. Per amore, e solo per amore, verso la mia terra d’origine. C’è un’altra ragione, però.
Non ho mai visto bene l’apatia, l’indifferenza, l’atavica rassegnazione, il silenzio imbarazzato e imbarazzante dei miei ex concittadini nei confronti di una realtà e di un contesto sociale in progressivo e, forse, inarrestabile degrado. Ho sempre pensato che tali atteggiamenti contribuissero a impedire o, quantomeno, a rallentare la crescita politica, economica e culturale del bellissimo paese che la natura ci ha dato in dono.
Circa un anno fa, all’indomani della vittoria elettorale della cosiddetta lista dei giovani, esattamente nel febbraio 2010, ho inviato al sito “parghelia85” per la pubblicazione una mia lettera, alla quale davo per titolo – usando una famosa espressione di Martin Luther King – “I have a dream”. Io ho un sogno, e voglio ancora scommettere su quel sogno, rivivendolo come possibilità di una vera svolta politica e sociale della piccola comunità pargheliese. Desidererei che essa diventasse un “laboratorio” – le potenzialità ci sono – di un modo nuovo e diverso di fare politica, un modello da imitare e da seguire in una regione come la Calabria, nella quale, finora, gli interessi individuali, di consorterie e gruppi di potere sono sempre prevalsi sugli interessi della collettività e – per dirla con un’espressione della dottrina sociale della Chiesa – sul bene comune.
Sono convinto che l’inversione di tendenza e la rinascita sociale e civile di questo paese sono possibili. a condizione che si cominci e si parta dalla gente, dalla collaborazione di tutti e, soprattutto, dall’impegno dell’istituzione comunale – della sua componente politica e di quella burocratica e tecnica – a dare corso al processo partecipativo dei cittadini all’attività politico- amministrativa del Comune.
Mi rendo conto che le mie riflessioni e la mia visione della politica – quest’ultima acquisita e maturata in un contesto sociale diverso – possano apparire utopiche e, di conseguenza, irrealizzabili e inattuabili. Ma io credo fermamente nell’utopia quale mezzo che aiuta a vivere meglio e penso anche che una persona che non ha utopie sia un freddo congegno meccanico intriso solo di logica e buonsenso.
Detto questo, ritorno ad una mia nota di alcuni giorni fa nella quale scrivevo, sia pure con cauto ottimismo, che alcuni avvenimenti, che ho trovato interessanti e confortanti, verificatisi a Parghelia – l’assemblea popolare realizzata nel dicembre scorso dall’Amministrazione comunale alla presenza del sindaco e della giunta e quella promessa e programmata dal locale partito democratico – aprivano il cuore alla speranza in quanto avrebbero potuto essere l’inizio di un vero e proprio coinvolgimento della cittadinanza nel governo del Comune e creare le condizioni per una reale politica di rinnovamento.E scrivevo queste cose perché penso, tra l’altro, che sia sbagliato credere che l’unica occasione di partecipazione della gente sia quella del voto periodico e che si possano lasciare sullo sfondo altri strumenti, pur previsti dagli statuti comunali, quasi si temesse un maggiore intervento popolare sulle questioni pubbliche. A mio parere, “partecipazione” e “coinvolgimento” non devono essere delle vuote e retoriche espressioni usate nei programmi elettorali o delle fredde disposizioni statutarie. Affermo ciò avendo sotto gli occhi i programmi amministrativi delle forze politiche scese in campo per le elezioni del 2009 ed anche lo Statuto del Comune di Parghelia, emanato con delibera del 5 maggio 2000, che ho letto con attenzione, dopo aver visionato quasi tutti gli statuti dei comuni della provincia di Gorizia, nei quali si dà ampio spazio alla partecipazione dei cittadini all’amministrazione dei Comuni. Ebbene, ho notato che lo Statuto di Parghelia non è da meno.
Non essendo qui possibile un esame dettagliato delle norme riguardanti la partecipazione popolare, mi limiterò a richiamarne gli articoli. Di partecipazione tratta già l’articolo 15 dello Statuto, che stabilisce la competenza esclusiva del Consiglio comunale nell’emanazione di “tutti gli atti […] necessari alla istituzione, disciplina e funzionamento degli organi […] di partecipazione dei cittadini”. Inoltre, nel capo I del titolo II, dedicato a “partecipazione e diritto all’informazione dei cittadini”, si può leggere l’articolo 32, che disciplina gli strumenti e i modi per realizzare la partecipazione : “ proposte di iniziativa popolare e forme di consultazione della popolazione”; e l’articolo 33, che regolamenta il referendum consultivo.
Pertanto, i fondamenti giuridici – lasciando da parte la Costituzione repubblicana – non mancano, nel caso si volesse, da parte degli amministratori, promuovere processi e percorsi partecipativi per sapere cosa pensi la gente su determinate questioni di carattere collettivo.Essi sono in specifiche norme dello Statuto comunale. Come si può notare, anche un piccolo comune come Parghelia possiede gli strumenti per introdurre pratiche partecipative nell’attività amministrativa, sempreché ci sia una volontà politica in tal senso e si voglia passare dalla retorica alla cose concrete.
E’ necessario convincersi che la politica pargheliese può rinnovarsi solo passando dalla partecipazione popolare, perché è da qui che può avere inizio il suo “rinascimento”.
Andrea Locane