Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Lo yogurt degli ex schiavi.
Una cooperativa agricola ideata e gestita da migranti africani sfuggiti alle maglie del caporalato. Acquistano il latte biologico nella terremotata Amatrice per poi vendere il loro yogurt, consegnandolo a domicilio in bicicletta, a Roma e dintorni. È lo yogurt degli ex schiavi, di persone per anni costrette anche a 12 ore di lavoro al giorno, a due euro all’ora, nelle campagne italiane. «Eravamo clandestini: prendere o lasciare, non avevamo scelta se volevamo sopravvivere», ricordano oggi. Con il sostegno dell’azienda agricola Eredi Ferrazza, sulle sponde del lago di Martignano, nel comune di Roma, sei migranti dell’Africa subsahariana hanno costituito la cooperativa sociale agricola, Barikamà, per favorire l’inserimento lavorativo di giovani africani sfruttati nei latifondi e di giovani italiani con sindrome di Asperger, un disturbo simile all’autismo, che non compromette l’autonomia..
Da Rosarno a Roma, la coop di migranti contro lo sfruttamento. Il nome dato alla loro azienda, Barikamà, nel dialetto africano bambarà significa “resistente”.
♦ La loro produzione di yogurt è pari a 300 litri di latte lavorato a settimana. Nell’azienda agricola di circa 140 ettari della famiglia Ferrazza, si occupano anche dell’orto biologico di due ettari e mezzo.
Pagano le tasse, una commercialista, un consulente del lavoro, sono in regola con le norme sanitarie. Hanno lasciato lo stabile di un centro sociale occupato, in cui vivevano sulla Prenestina, e adesso abitano al quartiere Pigneto, in appartamenti che condividono con altri africani.
♥ Dopo quattro anni di lavoro, guadagnano circa 500 euro al mese ciascuno. Un mini reddito. «Questo piccolo stipendio è più dignitoso dell’elemosina, meglio che chiedere un piatto caldo in qualche mensa per i senza fissa dimora. Anche se — dicono — qualche volta ne abbiamo avuto bisogno».
Si chiamano Suleman, Aboubakar, Cheikh, Sidiki, Modibo e Ismael. La loro età va dai trenta ai quaranta anni, provengono da Mali, Senegal, Gambia, Benin, Costa d’Avorio e Guinea.
♦ Quattro di loro, dopo il ferimento di alcuni stranieri colpiti con armi da fuoco e spranghe, presero parte alle rivolte di Rosarno del gennaio 2010, esplose nella piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria: protestarono contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli che raccoglievano agrumi. «Per la violenza subita, ottenemmo poi il permesso di soggiorno per motivi umanitari da parte dello stato italiano», raccontano.
♦ Mauro Ventura, di 26 anni, con la sindrome di Asperger, è l’italiano che lavora con loro, curando il sito web, i social, la pubblicità dello yogurt e degli ortaggi biologici, le partnership con le altre aziende, la ricerca di finanziamenti…
♦ Un momento importante è stato l’incontro con i gruppi di acquisto, i Gas, i cui acquirenti chiedono prodotti genuini e senza intermediazioni commerciali: passano dalle mani del produttore a quelle del consumatore e, ovviamente, hanno prezzi più bassi. Anche qualche bottega del commercio equo e solidale ha iniziato a richiedere lo yogurt di Barikamà.
♥ «Oggi vendiamo anche a clienti privati, ad alcuni ristoranti e bar», dichiara Suleman, che proviene dal Mali. «Inoltre, nel fine settimana, partecipiamo ad alcuni mercatini di Roma e dintorni. Proprio grazie ai mercatini, nella necessità di rapportarsi con la clientela, abbiamo imparato e perfezionato la lingua italiana».
Di fronte all’aumento di richiesta, la cooperativa Barikamà ha dovuto cercare degli spazi dove produrre di più. Provvidenziale è stato l’incontro con i fratelli Ferrazza, che hanno dato la disponibilità del loro caseificio a Martignano.
♥ La cooperativa Barikamà, dopo un periodo di sperimentazione, sta adesso provando ad aumentare le vendite anche di prodotti conservati in barattoli di vetro, come la crema di zucchine e di fagiolini.
♥♥ «Avendo una sorella down, Luisa, siamo predisposti a capire i problemi degli altri», afferma Aurelio Ferrazza, di 47 anni, «anche se con Barikamà è stato quasi subito un rapporto fra imprese. Questi ragazzi hanno voglia di lavorare e di emergere. Adesso li stiamo coinvolgendo anche nelle attività di recettività e di ristorazione dell’agriturismo. Sono persone umanamente straordinarie, per noi sono state un arricchimento».
(fonte: osservatore Romano, 29 luglio 2017).