È stato definito “il muro della vergogna” ed ha praticamente scatenato un nuvolo di polemiche che potrebbero minare ulteriormente la fiducia dei cittadini verso gli amministratori locali. Una fiducia che, d’altronde, aveva già accusato un duro colpo a causa della nota vicenda “ecomostro”, riguardante le scale che portano a Santa Maria dell’Isola.
Questa volta si tratta di un muro alzato nel bel mezzo della strada che costeggia il lungomare Antonio Sorrentino di Tropea, giusto sotto la rupe che, il 27 settembre scorso, è stata interessata da una frana di grosse proporzioni che ha destato la preoccupazione di tutta la popolazione ed ha attirato su Tropea l’attenzione dei media nazionali.
Pare che questa struttura sia stata elevata al fine di mettere in sicurezza quel tratto di strada rispetto a possibili frane che potrebbero verificarsi nell’immediatezza, così da procedere alla sua riapertura al transito. Eppure sembra davvero una soluzione inutile, oltre che brutta, se si pensa che il 27 settembre dello scorso anno il Comando Provinciale dei Vigili del fuoco evidenziava, con il verbale di accertamento n. 2287, la necessità di interdire «a scopo precauzionale l’accesso al vano adibito a camera da letto dell’appartamento di proprietà Saturnino Maria individuato al civico 32 di Via Libertà, soprastante terrazza e adiacente giardino» e precisava inoltre che «va monitorata l’eventuale evoluzione delle lesioni presenti sul fabbricato». Si tratta di una abitazione prospiciente la strada oggi interessata dai lavori di messa in sicurezza. Lo stesso primo cittadino Antonio Euticchio, con Ordinanza Sindacale n. 48 del primo ottobre, ordinava l’immediato sgombero e divieto di utilizzo e di accesso di camera da letto e terrazzo, ritenendo tale provvedimento «necessario ed indispensabile adottare i provvedimenti di competenza, per la salvaguardia dell’incolumità delle persone e preservazione dei beni», e il 24 ottobre erano ancora i Vigili del fuoco a segnalare «ulteriori distacchi di materiale arenario in prossimità del crollo», con il verbale di accertamento n. 2534, che comportavano «un aggravamento della situazione di imminente pericolo». A causa di quegli accertamenti, il sindaco di Tropea Euticchio dispose l’immediato sgombero dell’intero fabbricato (O. S. n. 52 del 26/10/2007).
Da subito si capì quindi che la situazione avrebbe potuto avere spiacevoli evoluzioni, quindi l’intera area venne dapprima recintata, poi completamente chiusa con dei blocchi di cemento.
Prima che si disponesse l’avvio dei recenti lavori, la Commissione provinciale di Controllo e garanzia aveva richiesto all’Ufficio Tecnico Provinciale delucidazioni in merito alla natura dell’interevento programmato e precise spiegazioni circa la sicurezza che i lavori avrebbero dovuto garantire. A detta di Giovanni Macrì, che si è interessato della vicenda nella sua duplice veste di Consigliere comunale di minoranza con il gruppo “Identità in progress” e consigliere provinciale di minoranza del Pdl, «il predetto Ufficio ad oggi, pur sollecitato a più riprese, non ha ancora riscontrato la richiesta della Commissione».
Macrì, dal canto suo, ha inviato una missiva al Comune di Tropea (con Prot. n. 16107 dell’8/07/2008), che già aveva depositata e discussa alla Provincia durante il Consiglio del 7/07/08, nel quale illustrava la situazione e chiedeva al presidente della Provincia Francesco De Nisi ed al sindaco di Tropea Antonio Euticchio «se i lavori previsti dal protocollo d’intesa valgono a garantire la sicurezza ed incolumità dei pedoni e della autovettura in transito» ed anche se «la barriera in cemento armato vale a garantire la pubblica incolumità in caso di cedimento del fabbricato già dichiarato pericolante ed interessato dal provvedimento di sgombero». La lettera, nella quale l’avvocato tropeano chiede esplicitamente una risposta per iscritto da parte dei destinatari, è stata inviata, per conoscenza, anche al Prefetto di Vibo Valentia Ennio Mario Sodano, al Comando Provinciale di Vigili del Fuoco ed alla Protezione civile della Calabria.
Nel frattempo, per ironia della sorte, un cartello posto a fianco dell’opera che sta facendo più discutere in questo scorcio d’estate recita: Benvenuti, welcome, wilkommen, bienvenus, bienvenidos. Sembra davvero una beffa che cotanta accoglienza, espressa nei cinque idiomi più parlati del vecchio continente, sia stata posta a lato di un’opera che, oltre ad essere di per sé una bruttura inguardabile sia al contempo un espediente di dubbia utilità, pur enfatizzando il pericolo imminente di frana, e quindi rappresenta oggettivamente quanto di più inospitale possa esserci.